Finisce contro un muretto e nello schianto muore un suo amico: condannato a due anni il conducente dell’auto

TRICESIMO. La notte del 7 febbraio 2019 c’era lui al volante dell’auto che finì fuori strada, a Fraelacco, frazione di Tricesimo, e che, schiantandosi contro la recinzione dell’istituto di cura per portatori di disabilità “Santa Maria dei Colli”, costò la vita a Mauro Calligaro, 54 anni, uno dei suoi due passeggeri. Per quella tragedia, Claudio Benedetti, 53 anni, di Gemona, ha patteggiato due anni di reclusione, sospesi con la condizionale. Era accusato di omicidio stradale, con l’aggravante di essersi messo alla guida in stato di ebbrezza alcolica e di eccesso di velocità.

Nell’applicare la pena concordata tra il suo difensore, avvocato Alberto Tofful, di Gorizia, e il pubblico ministero Andrea Gondolo, il gup del tribunale di Udine, Matteo Carlisi, ha condiviso anche il riconoscimento della circostanza attenuante prevista dalla legge nei casi in cui il decesso non sia esclusiva conseguenza della condotta di guida dell’imputato e che garantisce la riduzione fino alla metà della pena. Stando alla ricostruzione effettuata dai carabinieri della stazione di Feletto Umberto, intervenuti per i rilievi, il passeggero aveva a sua volta tenuto una condotta imprudente, non avendo indossato la cintura di sicurezza.

A pesare nel calcolo della pena, garantendo a Benedetti un’ulteriore attenuante, è stato anche l’avvenuto risarcimento del danno ai parenti della vittima. Il giudice ha inoltre disposto la revoca della patente dell’imputato e la trasmissione degli atti al prefetto di competenza.

L’incidente si era verificato poco prima dell’1.30. L’auto, una Renault Clio, stava procedendo da Tricesimo verso Tarcento, sulla strada regionale 105, quando, in presenza di una curva sulla destra, era schizzata fuori strada. A seguito del forte urto contro lo spigolo del muro di contenimento dell’istituto, in via Dei Boreati, Calligaro, che appunto non indossava la cintura di sicurezza, era stato sbalzato fuori dell’abitacolo, finendo a terra e decedendo sul posto. Sottoposto all’alcoltest, il conducente dell’auto aveva rivelato un tasso alcolemico pari a 1,95 grammi per litro di sangue alla prima prova e a 2,04 alla seconda. I rilievi avevano inoltre calcolato la velocità dell’auto in quasi 100 chilometri orari, cioè il doppio rispetto al massimo consentito all’interno di un centro abitato.

Molto conosciuto nella zona, anche per i suoi problemi con la giustizia, Calligaro era originario di Buja, da dove si era trasferito prima a Resia e, poi, in via San Biagio in Godo, a Gemona. —
 

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