Finiscono all’asta le mutande di Hitler

Succederà in una cittadina del Maryland, Chesapeake City, Stati Uniti d’America. Il dittatore tedesco le dimenticò in un hotel di Graz il 3 aprile del 1938

GRAZ. C’è chi se ne va da un albergo dimenticando gli occhiali, chi lo spazzolino da denti, chi le chiavi di casa. Adolf Hitler se n’era andato dimenticandosi le mutande.

Era accaduto in un hotel di Graz quasi ottant’anni fa e dopo tutto questo tempo quel reperto “storico” che aveva coperto le pudenda del Führer riemerge improvvisamente dal passato, per essere battuto all’asta in una cittadina del Maryland, Chesapeake City, Stati Uniti d’America.

Chesapeake City non raggiunge i 700 abitanti ed è nota soprattutto per aver conservato con amorevole cura le sue case di inizio ’800, trasformate oggi per lo più in ristoranti e Bed&breakfast, e per essere sede dell’Alexander Historical Auctions, una casa d’aste specializzata in oggetti militari di ogni genere e di ogni continente.

L’Alexander Historical Auctions tiene in genere tre o quattro aste all’anno, cui si può partecipare presenziando alle sedute o anche via telefono o internet.

Non è un caso che quella che si terrà oggi, mercoledì 13 settembre, e domani presenti nella copertina del suo catalogo una bandiera slabbrata americana, che fu usata per guidare i soldati americani nel D-Day dello sbarco in Normandia. Un cimelio di grande significato storico e simbolico, che figura tra altri 1045 lotti all’asta, al numero 705.

Volti pagina del catalogo e al lotto 718 trovi le mutande del Führer. L’accostamento può apparire irriverente, ma rientra nella logica di un catalogo d’aste, che elenca gli oggetti più svariati, senza tener conto di ciò che rappresentano.

La descrizione dell’indumento è minuziosa. Si riferisce che è «sorprendentemente largo», con un solo bottone lungo la patta, più un altro bottone di chiusura alla vita, con lacci sul retro per regolarne la misura e si precisa che è «come nuovo».

Ma l’elemento più importante della descrizione riguarda la presenza di un monogramma ricamato con le lettere A. e H. in maiuscolo: le iniziali di Adolf Hitler. Prezzo a base d’asta tra 4.000 e 5.000 dollari.

Che fossero appartenute effettivamente al Führer è confermato da una lettera accompagnatoria scritta da un nipote del proprietario dell’hotel di Graz, dove il dittatore nazista pernottò fra il 3 e il 4 aprile del 1938.

Graz è una città molto più grande di Chesapeake City, ma non si fa molta fatica a scoprire il nome dell’hotel in cui il Führer fece riposare i magnanimi lombi e, di conseguenza, anche il nome della persona che ha ritrovato le sue mutande.

Si chiama Peter Florian, ha 69 anni, e fino a cinque anni fa era “senior chef” del Park Hotel, un albergo storico del capoluogo stiriano. L’albergo appartiene da quattro generazioni alla stessa famiglia e Peter è uno dei nipoti del proprietario che 80 anni fa diede ospitalità ad Hitler. «Lo scorso anno – ha raccontato alla “Kleine Zeitung” – è morta la nonna, di 95 anni.

Nel corso dello sgombero della casa abbiamo trovato uno scatolone con queste mutande. Sopra c’era un’annotazione: potrebbero essere di Hitler». Dovendo decidere se smaltirle tra i rifiuti o cercare di venderle, Florian ha scelto la seconda soluzione, affrettandosi a precisare: «Naturalmente il ricavato andrà tutto in beneficenza!»

Ma le mutande erano davvero appartenute a Hitler? Peter Florian ammette che non vi è alcuna prova, salvo l’indizio di quel monogramma e l’appunto che qualcuno della famiglia aveva scritto sullo scatolone. Lo aveva fatto presente alla casa d’aste del Maryland, che tuttavia avevano considerato autentico il reperto.

Dunque, nessuna prova inconfutabile, ma il contesto storico consente di credere che quelle mutande siano appartenute effettivamente al leader del Reich tedesco.

Adolf Hitler era stato ospite del Park Hotel nell’aprile del 1938. Il mese prima l’Austria era stata annessa alla Germania con un colpo di mano militare, ma il Führer aveva voluto dare una sorta di legittimazione democratica a quell’occupazione, chiamando gli austriaci a un referendum, dall’esito peraltro scontato.

Per sostenere il “sì” all’Anschluss aveva intrapreso un giro di propaganda cominciando proprio da Graz, dove fu accolto da una folla esultante.
 

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