«Fino al 1918 la Venezia Giulia era parte della Slovenia»: errori in un libro per le elementari, interrogazione di Savino al ministro Bianchi

Il sussidiario è stato adottato in 12 istituti comprensivi della regione

Luana de Francisco
Il sussidiario è stato adottato in venti classi del Friuli Venezia Giulia
Il sussidiario è stato adottato in venti classi del Friuli Venezia Giulia

UDINE. Agli alunni del Friuli Venezia Giulia è stato insegnato che una parte del loro territorio, finché si combatté la prima guerra mondiale, si trovava entro i confini della Slovenia e che gli abitanti di quella zona non parlavano l’italiano.

Un’aberrazione storica che contiene non soltanto due errori macroscopici, ma anche una rappresentazione dei fatti impossibile. Eppure, è quanto raccontato a pagina 4 del libro di testo “Studio così”, edito da Cetem, nel volume dedicato alla geografia.

Il sussidiario, per fortuna, è finito sui banchi di un numero contenuto di bambini: ad adottarlo erano stati solo 12 istituti comprensivi, sui 105 presenti in regione. Per un totale di 20 classi. Non appena scoperto, lo scorso autunno, il caso rimbalzò fino al ministero dell’Istruzione. Era stata la deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia, Sandra Savino, a sottoporre il problema al Governo.

La risposta scritta alla sua interrogazione è arrivata venerdì 29 aprile, con tanto di condivisione delle «preoccupazioni» manifestate, ma anche di «rassicurazione» rispetto alla portata del danno, per l’esiguo numero di scuole coinvolte e per la «grande sensibilità» dimostrata sul tema dall’Ufficio scolastico regionale per il Fvg. Che, oltre a «condurre prontamente un monitoraggio negli istituti comprensivi», onde individuare quelli in cui era stato adottato, aveva comunicato come alle celebrazioni del Centenario del Milite ignoto all’Altare della Patria, ad Aquileia e Redipuglia, fossero state numerose le classi che avevano presenziato alla cerimonia. «A dimostrazione – così il ministro Patrizio Bianchi – della volontà di fare conoscere agli studenti la vera storia della Venezia Giulia».

Compresi gli alunni delle quinte che, nel frattempo, sfogliando “Studio così”, erano incappati nelle «informazioni destituite di ogni fondamento storico» lamentate da Savino. «Alla sua nascita, l’Italia aveva un territorio più piccolo di quello attuale. Fino al 1918, la Venezia Giulia era parte della Slovenia», si legge nel libro.

Poche righe dopo, detto che l’annessione all’Italia fu la conseguenza della vittoria della grande guerra, il secondo strafalcione. «Gli abitanti però non si consideravano italiani: parlavano una lingua diversa e avevano abitudini diverse – continua –, ma non ebbero la possibilità di esprimere con un voto la propria volontà di appartenere o no all’Italia».

Nel definire quanto scritto dagli autori «inaccettabile», la forzista aveva ricordato, da un lato, che la Slovenia esiste soltanto dal 1991 e, dall’altro, come, censimenti asburgici alla mano, nella Contea di Gorizia e Gradisca nel primo Novecento risiedessero oltre 90 mila italiani. Amaro il commento della direttrice dell’Usr, Daniela Beltrame. «Casi come questo non generano fiducia nei genitori e dovrebbero suggerire ai dirigenti scolastici di cambiare libro e autori – ha detto –. A ogni modo, i libri di testo hanno ormai un ruolo sempre più marginale, rispetto alle metodologie didattiche adottate dagli insegnanti nel corso dei laboratori in classe, con ricerca delle fonti e confronto tra più materiali».

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