Finte vaccinazioni ai bambini, l'accusa dell'ex direttore generale: «Il caso Petrillo ci è costato 800 mila euro»

UDINE. Oltre 6 mila ore di lavoro svolto dalle assistenti sanitarie. Più di 4.400 lettere inviate alle famiglie, 450 ore di attività di segreteria e 650 per l’attivazione del numero verde, di Whatsapp e della mail. E poi l’acquisto di oltre 20 mila dosi. Costò circa 800 mila euro all’allora Aas3 “Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli” l’operazione che portò a rivaccinare tutti i bambini a cui Emanuela Petrillo, l’assistente sanitaria di 34 anni, di Spresiano (Treviso), a processo davanti al tribunale collegiale di Udine per le ipotesi di falso, omissione d’atti d’ufficio e peculato, non aveva inoculato la dose.

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Un operazione svolta, come ha confermato ieri nella seconda udienza dell’istruttoria dibattimentale, Pier Paolo Benetollo, ex direttore generale dell’Azienda sanitaria friulana, sulla base del principio «di massima precauzione». Benetollo, rispondendo alle domande del pm Claudia Danelon, ha ripercorso tutte le fasi della vicenda dal giorno in cui, il 20 aprile 2017, fu informato dal direttore generale dell’Usl 2 di Treviso che la professionista accusata di non aver svolto le vaccinazioni su molti bambini aveva lavorato nel distretto di Codroipo per sei anni – dal 16 novembre 2009 al 18 dicembre 2015 –, alla convocazione della task force per fronteggiare l’emergenza, all’avvio degli esami e all’individuazione dei bambini che erano stata vaccinati proprio dalla Petrillo.

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Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo

Fatto non facile dal momento che «di norma in una seduta vaccinale – ha dichiarato – sono presenti due assistenti sanitarie, oltre al medico, quindi è stato complicato individuare i bambini vaccinati solo dalla Petrillo. Abbiamo iniziato a eseguire i test a 200 bambini che avevano ricevuto la prima dose del vaccino del morbillo e il 50 per cento risultò privo di copertura vaccinale. In seguito abbiamo fatto il test su 100 bambini sicuramente, come indicato nei registri, vaccinati da Petrillo e 100 vaccinati da lei e i risultati sono stati chiari: nel primo cosa solo il 20 per cento risultava coperto. Da lì è cominciata tutta l’operazione per avvisare le famiglie».

Ieri sono poi stati sentiti anche Giorgio Brianti, direttore del Dipartimento prevenzione Udine, che ha ribadito come per la vaccinazione si segua un protocollo approvato dalla Regione che definisce i compiti del medico e delle assistenti sanitarie e Anna Fabbro, responsabile degli assistenti sanitari del Dipartimento di prevenzione e che lo fu dunque anche della Petrillo. Una professionista «brava» che durante il periodo di affiancamento con le colleghe più anziane non era mai stato necessario “correggere”.

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Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo


È inoltre emerso che anche se l’esecuzione di un vaccino non è svolta tecnicamente in modo corretto comunque il bambino risulta positivo. «Il fatto – fa sapere la difesa dell’Usl 2 Treviso – che i test fossero negativi dimostra che i vaccini proprio non erano stati eseguiti». L’imputata, mai comparsa in tribunale, è difesa dagli avvocati Chiara Pianon e Paolo Salandin. È Il presidente del collegio, Paolo Milocco (a latere i colleghi Mauro Qualizza e Nicolò Gianesini), ha rinviato il processo all’udienza del 15 dicembre.

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