Finti San Daniele, la Procura: «Chi doveva controllare non l’ha fatto»

Il procuratore Antonio De Nicolo chiarisce i contorni dell’indagine sui falsi prosciutti: azione nell’interesse di consumatori e produttori

SAN DANIELE. «La triste realtà che emerge da questa indagine è che chi doveva controllare per garantire la qualità di un prodotto di eccellenza come il prosciutto di San Daniele non ha fatto il proprio dovere».

Il procuratore capo Antonio De Nicolo ha chiarito ieri l’obiettivo dell’indagine sui falsi prosciutti “San Daniele Dop” che ha portato alla notifica di 9 avvisi di garanzia per truffa e frode in commercio.

L’indagine, coordinata dai pm Viviana Del Tedesco e Andrea Gondolo, è cominciata nel 2012 dopo la scoperta di nitrati nel crudo venduto in vaschette in un negozio friulano, durante una serie di controlli a campione.

Gli investigatori hanno cercato di capire come i falsi prosciutti fossero riusciti a evitare i controlli degli ispettori dell’Istituto Nord Est Qualità, creato proprio per sovrintendere alla certificazione di conformità del prosciutto di San Daniele. E così tra gli indagati sono finiti anche Elena Presello e Claudio Querini, entrambi dipendenti dell’Ineq che dovranno rispondere di frode nell’esercizio del commercio.

I titolari della Marini salumi srl di via Monte Festa, a San Daniele del Friuli: Sisto, Antonella e Leonardo Marini, devono invece rispondere di ricettazione, contraffazione, frode e appropriazione indebita.

È lì infatti che gli ignari produttori inviavano le cosce di prosciutto affinché fossero trasformate, ma la Procura sostiene che, una volta incamerati, i prosciutti venissero sostituiti con altrettanti pezzi di provenienza nazionale o straniera. A quel punto, gli originali avrebbero imboccato strade sotterranee, scomparendo dai circuiti legali, mentre i loro “cloni” sarebbero stati marchiati con timbri a fuoco falsi e restituiti ai produttori nelle consuete confezioni per la vendita al dettaglio.

Nessun allarme però per i consumatori: «Potete e dovete mangiare questo straordinario prodotto di eccellenza - ha precisato De Nicolo -. Le mele marce ci sono dappertutto. Ma credo che per la gente sia importante sapere che i pochi furbi vengono subito allontanati. Queste inchieste devono rassicurare i consumatori».

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