Firmata la nuova ordinanza regionale, Fedriga apre in anticipo palestre, piscine e autoscuole - Ecco cosa cambia

Tensioni fra Stato e Regioni sino a notte fonda, poi i presidenti fanno valere la loro linea. Libertà di movimento totale in regione, vietati fino al 3 giugno i viaggi nei Paesi comunitari

UDINE. Il Friuli Venezia Giulia entra nel vivo della “fase 2” della pandemia aprendo praticamente tutto, e sicuramente più di quello che ha autorizzato il Governo visto che Massimiliano Fedriga, nell’ordinanza in vigore da lunedì, 18 maggio, ha allargato maggiormente i cordoni delle libertà consentendo a palestre e piscine di ripartire con una settimana di anticipo rispetto a quanto deciso palazzo Chigi.

Ma la “fase 2”, in Friuli Venezia Giulia come nel Paese, arriva soltanto dopo una due giorni di nuove tensioni, botta e risposta e bracci di ferro tra Governo e Regioni, con le ordinanze territoriali che vengono firmate soltanto in serata e dopo un Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) visto e rivisto almeno un paio di volte e messo appunto dopo l’ennesimo scontro con Fedriga e gli altri i presidenti, andato avanti fino alle 4 di mattina di domenica, che ha rischiato di fare saltare il banco.

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Tensioni e scontri. L’accordo quadro tra Stato e Regioni sembrava essere stato trovato venerdì sera quando Conte, con Francesco Boccia al suo fianco, aveva accettato di fare proprie le linee guida elaborate dalla Conferenza guidata da Stefano Bonaccini mettendo da parte le disposizioni, ben più stringenti, targate Inail. I governatori, sabato, hanno quindi cominciato a predisporre le loro ordinanze, con Fedriga, Luca Zaia e Giovanni Toti – tanto per citarne tre – che hanno pure presentato in conferenza stampa le linee guida e anche Conte, in serata aveva, confermato questa impostazione nell’ormai consueta diretta all’ora di cena.

Il problema, però, nasce poco prima della mezzanotte quando sui tavoli dei presidenti arriva la bozza di Dpcm che deve affiancare il Decreto legge già pubblicato in Gazzetta Ufficiale per consentire la firma delle ordinanze locali. Fedriga e gli altri governatori leggono il testo, e vedono che l’accordo politico stretto il giorno precedente è carta straccia perché in quel testo Conte inserisce soltanto il concetto di linee guida nazionali. Apriti cielo, viene chiesta e ottenuta un’immediata (anche se poi partirà attorno all’una) videoconferenza Stato-Regione con alcuni presidenti, come Toti o il siciliano Nello Musumeci, che si sfogano sui propri social attaccando palazzo Chigi. In collegamento volano parole grosse, pare anche tra Fedriga e qualche altro governatore, ma alla fine le Regioni ottengono quello che vogliono.

Anzi, per esserne certi Bonaccini invia in mattinata una lettera formale a Conte e Boccia in cui si dice che i presidenti esprimono parere favorevole al Dpcm a due condizioni e cioè che viene ritenuto «indispensabile che le linee guida condivise dalla Conferenza delle Regioni siano richiamate nelle premesse e allegate al provvedimento» eliminando «gli allegati che insistono su materie già regolate dalle linee guida della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome» e che «occorre chiarire, ovunque ricorra nel testo, che la valutazione del rischio epidemiologico da parte delle Regioni e delle Province Autonome, sia assunta sulla base dei dati elaborati dal ministero della Salute».

Su questo secondo punto, però, si staccano dalla posizione generale Campania – come confermerà poi Vincenzo De Luca il giorno dopo accusando lo Stato di voler scaricare le responsabilità sulle Regioni – e Molise. L’unanimità degli enti locali, manifestata nei due giorni precedenti, finisce esattamente in questo momento.

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Bozze e attesa. La giornata di domenica, quindi, si apre con la Regione che attende in mattinata il Dpcm definitivo del Governo per adattare la proprie ordinanza e, quindi, decidere anche in base alle ultime indicazioni di Roma se e cosa aprire in anticipo – come consentito da palazzo Chigi – rispetto al cronoprogramma recitato da Conte sabato sera.

Passano le ore, però, e il testo non arriva. Soltanto attorno alle 17 dal Governo viene inviata una prima bozza che, però, è priva di allegati e quindi, fondamentalmente, inutile. Da Roma rimbalza la voce che fossero state caricate i testi con le linee guida pre-scontro notturno e dunque la Pec con la bozza finale viene consegnata poco prima delle 18 per eventuali osservazioni. Nel frattempo era intervenuto un po’ chiunque a mettere pressione al Governo.

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«L’ordinanza della Regione Lombardia è pronta, manca solo la mia firma che sarà messa appena ricevuto il Dpcm di Conte» aveva detto Attilio Fontana, seguito da Zaia. «Noi come Regioni – aveva spiegato il governatore veneto – abbiamo garantito in questi quasi 90 giorni leale collaborazione, evitando ogni polemica, e mettendo sempre al centro i cittadini. Penso il Governo, in maniera neanche tanto recondita, paghi lo scotto che la visione autonomista e federalista non è di casa; vanno sempre avanti un po’ con il freno mano tirato».

Una volta verificata la presenza delle linee guida stilate della Regioni, quindi Fedriga e gli altri presidenti garantiscono il loro definitivo placet a Conte che firma l’ennesimo Dcpm di questa pandemia e valido fino a metà del prossimo mese su tutto il territorio nazionale. La firma, secondo tanti, arriva un po’ troppo tardi perché a logica, e a norma vigente, il via libera finale alle riaperture spunta meno di sei ore prima del momento in cui, teoricamente, un bar oppure una qualsiasi attività economica avrebbe potuto riaprire i battenti, cioè dalla mezzanotte di lunedì.

Qui le linee guida specifiche per

L’ordinanza regionale. Fedriga, come detto, mette mano allargando le maglie delle libertà concesse dal Dpcm di Conte in cui – ma questo non appartiene alle potestà delle Regioni – si bloccano ancora i viaggi verso Austria e Slovenia almeno fino al 3 giugno.

Rispetto alle disposizioni nazionali, inoltre, Fedriga conferma la possibilità di andare a trovare i congiunti residenti nelle province di confine con il Veneto per chi vive in quelle di Udine e Pordenone oltre all’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi aperti al pubblico, ma cancella ogni limitazione alla mobilità all’interno della regione e pure la chiusura domenicale per supermercati e centri commerciali. Come previsto, poi, autorizza le riaperture – previo utilizzo delle linee guida regionali– delle attività di ristorazione, turistiche (cioè la balneazione), delle strutture ricettive, dei servizi alla persona, del commercio al dettaglio, di mercati, fiere e mercatini degli hobbisti, così come degli uffici aperti al pubblico e autorizza la manutenzione del verde facendo pure ripartire musei, archivi e biblioteche.

Rispetto a quanto deciso da Roma, inoltre, anticipa di una settimana la possibilità di tornare a operare per palestre e piscine con la Regione che predispone anche una serie di specifiche linee guida – allegate all’ordinanza valida fino al 17 giugno – anche per le autoscuole, che possono ricominciare a svolgere le guide su strada, le attività di gestione di parchi zoologici, giardini botanici e riserve naturali oltre alle agenzie di commercio e immobiliari e la produzione dei teatri.

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Come previsto, infine, si pensa anche ai centri estivi considerato che nel provvedimento viene scritto, espressamente, che dal 1° giugno è autorizzato «l’avvio di progetti sperimentali e innovativi e dei servizi integrativi per la prima infanzia e lo svolgimento di attività diurne ludiche, ricreative ed educative, a favore di minori dai 3 ai 14 anni al chiuso o all’aria aperta nel periodo estivo, promosse da soggetti gestori pubblici, del privato sociale, privati e associazioni sportive dilettantistiche».

Tali attività dovranno essere «svolte nel rispetto di protocolli di sicurezza e delle indicazioni operative definite» dalla Regione «in coerenza con l’attuale situazione volti a prevenire il rischio di contagio e contenenti prescrizioni per il contingentamento degli ingressi, il rapporto numerico tra educatori e bambini, il rispetto di distanze interpersonali, la sanificazione dei locali e delle attrezzature, l’uso di adeguati dispositivi di protezione individuale».

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