Folla a Susans per l’addio a Paolo, morto a 31 anni FOTO
MAJANO. Impossibile per la minuscola chiesa di Susans riuscire a contenere le oltre cinquecento persone che ieri hanno voluto dare l’ultimo saluto a Paolo De Bono, il trentunenne di San Daniele sconfitto domenica dalla malattia. Tantissimi, soprattutto i giovani, si sono stretti attorno a mamma Claudia, papà Carlo, alla sorella Francesca e a tutti i parenti: la maggior parte è rimasta fuori – erano stati posizionati altoparlanti per permettere di seguire la funzione anche all’esterno – incuranti degli oltre trenta gradi.
Paolo era un ragazzo conosciutissimo a San Daniele e dintorni: per lui un valore fondamentale era l’amicizia e di amici ne aveva davvero tantissimi. «Dinanzi a una folla così immensa – ha esordito il parroco don Alfonso Barazzutti – è veramente difficile anche per me parlare. Giovani, cosa può dirvi un prete di 82 anni davanti a questa morte? Oggi è il giorno del silenzio e della riflessione». L’anziano parroco di Susans ha voluto far riflettere i ragazzi proprio sulla morte, citando anche Margherita Hack: «La Hack – ha ricordato - diceva che lei non aveva paura della morte perché “finché ci sono io lei non c’è e quando ci sarà lei non ci sarò io”». Per don Alfonso i ragazzi non devono avere questo atteggiamento, ma debbono invece affrontare il problema.
Le parole poi sono andate ovviamente a Paolo, «che – ha ricordato - per quattro anni ha lottato con un nemico subdolo. E a pochi attimi dalla fine, in un momento di lucidità, ha detto “Ci sono!”». Poche parole per testimoniare l’incredibile coraggio di un ragazzo così giovane di fronte a una battaglia così grande.
Alla fine dell’omelia, il momento più toccante: a leggere un messaggio per il suo Paolo, sul pulpito è salita la sorella Francesca. Una ragazza alta, esile e bellissima che, con una forza che in pochi avrebbero saputo trovare, ha letto veloce e senza mai perdere la voce, come se non potesse più tenere dentro tutto quello che aveva da dire: «C’era una volta un ragazzo con i capelli folti e ricci e il sorriso smagliante e io lo rivedo qui ora vicino a me. Paolo, pronuncio il tuo nome ed è viva la gioia nel poterlo chiamare ancora ma nell’angoscia di non poterti più vedere. Resto in silenzio in attesa di una risposta che forse non verrà mai.
Ho passato la mia vita con lui: era impossibile non accorgersi della nostra somiglianza. Come le metà di una stessa mela. Lui non c’è più ma mi ha insegnato ad apprezzare i valori più grandi, mi ha insegnato ad affrontare la vita con forza e positività. Oggi è un giorno triste ma io ho avuto la fortuna di avere un fratello come Paolo. C’era un ragazzo riccio con il sorriso smagliante – ha ripetuto - e ci sarà sempre. E se qualcuno mi dirà che sono una persona forte, io gli risponderò che ho imparato dal migliore».
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