Folla per l’ultimo saluto a Mattia, morto a 9 anni in Egitto. La mamma: «Siate come lui»
Centinaia di persone si sono riunite per la funzione nel Duomo di Tricesimo, nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio. All’esterno della chiesa, presenti anche i vigili del fuoco di Codroipo, di cui il padre Marco è volontario
«Siate come Mattia, è il modo più vero per ricordarlo ed esserci vicini». Le ultime parole che si levano dall’altare, prima che il feretro esca dal duomo di Tricesimo baciato dai palloncini bianchi liberati in cielo, sono quelle di mamma Alessandra. Ferme e vibranti, come l’affetto raccolto in queste ultime e lunghe due settimane. I giorni più duri mai affrontati per la famiglia di Mattia Cossettini, morto a soli 9 anni mentre si trovava in vacanza in Egitto, sulla costa di Marsa Alam, per un tumore cerebrale.
Una storia che ha sconvolto l’intero Friuli, come testimoniato dalle centinaia di persone giunte venerdì 17 gennaio da diversi angoli della regione. Tanti all’interno della chiesa e una folla all’esterno.
La partecipazione
Ad ascoltare in silenzio il discorso di Alessandra Poz c’erano anche i vigili del fuoco, colleghi di papà Marco che da tempo veste la divisa di volontario nel distaccamento di Codroipo. Mute anche le sirene dei mezzi operativi parcheggiati lì vicino, lasciando spazio all’assordante rumore dei perché irrisolti.
Gli stessi che hanno attanagliato anche monsignor Pierluigi Mazzocato nell’omelia, osservando però che «siamo qui non per capire, ma per credere». Difficile non cercare comunque delle risposte, mentre la foto di quel volto sorridente all’ingresso della chiesa affolla le menti. In prima fila, compagni di classe e maestre che attendevano il suo ritorno dopo le feste. Presenti alla cerimonia anche autorità, tra gli altri il sindaco di Tavagnacco Giovanni Cucci e l’assessore di Tricesimo Barbara Iannis.
I ringraziamenti
Una vita, quella di Mattia, che «è stata breve ma ricca – ha sottolineato la madre –. Grazie a tutti, agli amici di sempre e per sempre, ai compagni di scuola, agli amici di catechismo, della Pro loco e del borgo. Ogni tanto inventava cose che non stavano né in cielo, né in terra. Ultimamente rispondeva “Davvero?” quando gli si diceva qualcosa. Si meravigliava sempre».
Funerali del piccolo Mattia, le immagini della funzione
E prima di ritornare al banco con il marito e i familiari, l’ultimo appello: «Proteggici adesso». L’applauso è partito spontaneo, riempiendo la chiesa con un’onda di emozione collettiva più forte di ogni possibile risposta.
L’omelia
Ad aprire la funzione è stato un fascio di luce, filtrato dalla porta spalancata per accogliere il feretro del piccolo. Un gesto che ha fatto scattare in piedi all’unisono tutti gli astanti, tenendo in sospeso inconsciamente il fiato per minuti che sembravano ore. Solo il singhiozzo sommesso riusciva a interrompere il vuoto, non trovando più ostacoli quando la bara ha fatto il suo ingresso lungo la navata centrale. Insieme a lei, scorrevano le mille domande.
«I perché che urlano nel nostro cuore non trovano risposta adeguata», ha commentato il celebrante dal pulpito, aprendo la sua predica. Ha quindi paragonato lo smarrimento a quello di Giuseppe e Maria non trovando più Gesù a Gerusalemme, senza capire le sue parole all’interno del tempio insieme ai saggi. Un invito per custodire dentro il proprio cuore ciò che non si comprende: «Mattia ora è in paradiso. Come un fiore reciso anzitempo, ci pone domande: sai godere delle piccole cose della vita? Quanto velocemente perdoni un torto subito? Ci interroga su come spendiamo il nostro tempo, su come usiamo la nostra intelligenza».
Il ricordo
Il sacerdote lo ha quindi ricordato come un bambino generoso, amante del disegno e della vita, che attendeva con entusiasmo di fare la prima comunione insieme ai suoi amici: «Abbiamo perso un figlio ma guadagnato un angelo, una stella che brillerà sempre sul nostro cammino». Uno spirito generoso, il suo, che continuerà a vivere in chi gli ha voluto bene. Così come Cristo nel Vangelo, ora anche lui porta gli altri a interrogarsi, dei “compiti per casa” che spingono tutti a interrogarsi sul significato profondo della vita e delle relazioni. «Questa morte ha messo a dura prova la nostra fede, ma affermiamo la speranza che un giorno ci ritroveremo per vivere insieme l’amore che ci ha uniti», ha concluso monsignor Mazzocato. Ma restano ancora diversi gli interrogativi, in attesa del responso dell’autopsia disposta dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale.
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