Fondi ai gruppi sospesi, la scelta ai nuovi eletti
TRIESTE. Il finanziamento ai gruppi consiliari è interrotto, per tre mesi. Poi toccherà al nuovo Consiglio regionale stabilire quanti soldi assegnare ai partiti e soprattutto come potranno essere utilizzati. L’accordo bipartisan c’è, fa risparmiare almeno 300 mila euro e consente di presentare un emendamento alle legge Omnibus – oggi all’approvazione dell’Aula – che evita qualunque malinteso su spese disinvolte e rimanda ai vincitori delle regionali del 21 e 22 aprile la scelta definitiva. Il testo è formulato dal Pdl, dopo la sollecitazione del governatore uscente Renzo Tondo, ma soprattutto è condiviso dagli altri colleghi e depositato ieri pomeriggio.
I consiglieri stanno affrontando le ultime ore in Aula dell’attuale legislatura, la decima. Il clima è avvelenato, molti hanno anche perso l’abitudine a un saluto. Un solo cenno di cui ci si potrebbe accontentare. Perché, tranne rare eccezioni, le occhiate che invece arrivano dai rappresentanti della Regione sono adirate e minacciose, come pure le parole rivolte ai cronisti da alcuni indagati che per questo non saranno in corsa per comporre il nuovo Consiglio.
Sono state due Procure, quella di Trieste e quella della Corte dei conti, a mettere sotto la lente d’ingrandimento le cifre consumate dagli otto gruppi consiliari nel 2010, 2011 e nel 2012. Un terremoto che ha influito pesantemente sulla composizione delle liste e che inciderà sulla campagna elettorale. Il Consiglio, allora, fa un primo passo per ripensare il sistema.
E interrompe la corresponsione dei contributi e l’erogazione dei finanziamenti alle formazioni politiche da oggi e fino alla costituzione dei nuovi gruppi consiliari dell’undicesima legislatura. Le rate mensili sono quindi sospese, per una cifra complessiva di circa 300 mila euro. Chi verrà avrà il compito di decidere se ripristinare i fondi e indicare il loro utilizzo.
«Abbiamo trovato l’accordo – argomenta il capogruppo del Pdl Daniele Galasso – e diamo la possibilità a chi verrà eletto di riscrivere tutta la normativa di settore in modo organico e puntale». Tutti d’accordo. Anche chi, forse con troppa facilità, aveva annunciato di voler azzerare i fondi, azzeramento che non piace quasi a nessuno degli attuali consiglieri.
«Sì – esplicita Mauro Travanut, capogruppo del Pd – l’emendamento è stato depositato e concordato. Prevede sostanzialmente l’interruzione dei finanziamenti dall’approvazione della legge e poi dà compito alla prossima legislatura di affrontare il tema. È importante dire – rimarca Travanut – che non è Tondo a presentare la norma che invece viene depositata grazie a un accordo tra consiglieri. Riteniamo giusto e corretto che in questo momento si congelino le risorse ai gruppi e poi che sia il nuovo Consiglio a valutare come comportarsi, una valutazione che forse arriverà con più freddezza e capacità d’analisi rispetto a questo tempo, un tempo condizionato da tanti fattori».
Anche Travanut è convinto che l’azzeramento delle risorse ai partiti non sia il sentiero da percorrere. «I soldi per le azioni operative e reali del gruppo rispetto all’attività politica ci devono essere. Discutiamo quanto e come – spiega Travanut –, ma non si passi dallo X allo zero assoluto. Eliminare completamente le risorse significa impedire espressioni di carattere politico e non credo sia un fatto positivo».
Il Consiglio lo scorso novembre ha dimezzato i fondi ai gruppi, portando l’ammontare complessivo da due a un milione.
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