Fontanini all’attacco: repulisti nella Lega
UDINE. Pietro Fontanini prudente, debole, inadeguato a incarnare e guidare il cambiamento. Pietro Fontanini trasformato da segretario regionale della Lega a ultimo presidente della Provincia di Udine, la concessione di una via d’uscita onorevole a chiusura della carriera politica. Il “nuovo corso” leghista la pensava così.
Un anno fa lo fece fuori da numero uno del Carroccio, lo lasciò lì e due mesi fa, in concomitanza con le regionali, lo candidò al bis in Provincia di Udine, un bis ottenuto. Ma oggi la Lega in Fvg è fracassata dai veleni interni, dall’esito elettorale e dalle inchieste sui rimborsi disinvolti in Regione. Così Fontanini da prepensionato di lusso rischia di diventare il baluardo della Lega che vuole rinascere.
Lui almeno ci prova. Abbandona la misura e si concede dichiarazioni senza freno, anche levandosi più di un sassolino. Dice che Matteo Piasente, segretario Fvg del Carroccio e da cui si è sentito tradito, dovrebbe dimettersi. Che i consiglieri regionali coinvolti nell’inchiesta sui rimborsi vanno sospesi. Che «è stato superato ogni livello di decenza». Lancia Fontanini i nomi di giovani padani emergenti e si mostra come punto di riferimento per iscritti e simpatizzanti disorientati.
Presidente, quale è lo stato di salute della Lega?
«La Lega ha la febbre alta, manca credibilità e va ripresa la strada dell’onestà. Siamo un movimento nato sulla spinta del bisogno di moralità, trasparenza e serietà al 100% e quella strada dobbiamo riprendere, perché il nostro progetto politico resta valido».
Oggi nella Lega del Fvg mancano trasparenza e serietà?
«Leggendo delle indagini in corso sul Consiglio regionale va preso atto che più di qualche leghista ha problemi, ma per portare avanti un progetto politico bisogna essere credibili. Se ci sono persone che hanno commesso degli errori non possono rappresentare ai vertici la Lega».
Chi è coinvolto nelle indagini dev’essere sospeso?
«Non c’è nulla di straordinario, è la linea storica del movimento. Da segretario regionale adottai quel provvedimento nei confronti di chi non si comportava secondo le nostre regole. E quindi sì, chi è sotto indagine va sospeso».
E da dove deve ripartire la Lega?
«Deve ritornare credibile e quindi deve ripartire con persone nuove che credono nel nostro progetto per l’autonomia del Nord. Ripeto, chi ha problemi con i rimborsi deve farsi da parte, perché il consenso si raccoglie se le persone che presentano un progetto politico sono credibili».
Se, ad esempio, l’attuale capogruppo in Consiglio Mara Piccin venisse sospesa in Regione la Lega resterebbe con due rappresentanti. Un po’ poco?
«Nella nostra storia ci sono episodi molto più dolorosi di questo. Ricordo in Veneto, alla fine degli anni ’90, lo scontro tra Bossi e Comencini: la Lega aveva otto consiglieri regionali e ne restò uno solo, Gobbo, a portare avanti le nostre istanze. Siamo un movimento innovativo per natura e quindi non dobbiamo preoccuparci di restare in pochi, ma di essere credibili, di avere persone all’altezza di rappresentarci».
E allora da chi ripartire?
«Due nomi posso farli. Dal sindaco di Palazzolo Mauro Bordin che ha grandi capacità e che è un giovane cui guardo con attenzione. O da Alessandro Ciani, segretario di Udine della Lega, persona piena di entusiasmo e che crede nel nostro progetto. C’è un motivo se in Regione siamo passati da otto consiglieri a tre e in Provincia di Udine siamo rimasti stabili, da cinque a cinque. Gli elettori hanno dato un segnale forte, perché per la Regione sono state ripresentate persone che non andavano ricandidate».
Cioè Piasente avrebbe dovuto fare piazza pulita?
«Per forza. E lo aveva anche annunciato. Poi invece ha cambiato idea e ha disobbedito a Milano che chiedeva il ricambio totale».
Perché secondo lei?
«Non lo so, le ipotesi sono diverse. Di certo quanto ha fatto Piasente ha portato alla sconfitta elettorale. Ha sbagliato, basta guardare le difficoltà attuali della capogruppo Piccin. Mi aspettavo che Piasente si dimettesse».
Ma Piasente deve dimettersi e la Lega deve fare un nuovo congresso?
«Piasente ha fatto una scelta solitaria, arrogante e sbagliata. Sì, siamo in caduta libera e penso che Piasente dovrebbe dimettersi e dovremmo tornare a congresso».
E lei si candiderebbe?
«Ma no, non è una questione personale. Ho 61 anni e nessuna velleità, guardo solo al bene del movimento».
E chi candiderebbe?
«Si potrebbe ripartire dalle due persone che ho già nominato».
Presidente, cerca rivincita? Volevano prepensionarla e lei invece ritorna un punto di riferimento?
«Certo che sono un punto di riferimento. Per la Lega, per i friulani, per un ente che rappresenta un popolo, che si chiami Provincia o come volete, in una regione composta da due realtà, il Friuli e Trieste. E mi batterò molto per questo, per coniugare qui l’autonomia e il federalismo, perché il popolo friulano è bistrattato, nella sanità o nel trasporto pubblico locale – e potrei fare altri esempi – la distribuzione delle risorse non è equa».
E resta leghista?
«Certo, perché credo nella difesa degli interessi del Nord. E poi, mi faccia dire...»
Dica...
«Molte persone sono schifate e chiedono un cambiamento che va loro assicurato. Basta con i nominati, con gli scandali, con le consulenze da 100 mila euro per mogli e orsi. È stato superato ogni livello di decenza».
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