Forcing della Lega: terzo mandato dei governatori e ritorno alle province in Fvg. Calderoli: stop al veto
A Pordenone l’incontro con Fedriga, Zaia e il ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Il governatore del Friuli Venezia Giulia sul ripristino degli enti intermedi: «La nostra ambizione è arrivare alle urne al massimo nel 2027»
Pressing per il via libera al terzo mandato a presidenti della Regione e sindaci sopra i quindicimila abitanti, il ritorno alle Province elettive in Fvg entro la fine della legislatura, la roadmap sulla riforma delle autonomie.
Dall’evento organizzato dal gruppo consiliare regionale della Lega nella serata a Pordenone, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, con i governatori del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e Veneto, Luca Zaia, ha lanciato messaggi forti e chiari.
In platea la Lega del Fvg al completo. L’incontro, introdotto dal presidente del gruppo consiliare Antonio Calligaris, è stato condotto dal direttore del Tempo, Tommaso Cerno.
«Noi siamo sempre stati sostenitori dell’eliminazione del limite del numero dei mandati perché pensiamo che a decidere deve essere il cittadino e non un vincolo di legge statale» ha detto Calderoli, rilevando il paradosso: come parlamentare è arrivato alla nona legislatura, «quindi mi viene da ridere che io possa fare anche la decima, magari, e invece il presidente della Regione o i sindaci dei Comuni sopra i 15 mila abitanti devono fermarsi a due. Per me il popolo è sempre sovrano, decide lui. Se vuole mandarti a casa ti manda a casa, ma non può essere una regolina a impedirti di candidarti».
«Non chiediamo il prolungamento di un beneficio ma solo la possibilità di candidarci» ha osservato Zaia, aggiungendo che «ad oggi il Veneto va al voto nel novembre 2025 in modo atipico».
Sulla proroga non ha notizie, «fermo restando che dovremmo vedere la sentenza della Corte Costituzionale circa la legge campana perché, in base a quella sentenza, potrebbero cambiare molte altre cose».
Sul ritorno delle Province in Fvg, Calderoli ha previsto: «Le portiamo a casa, ma ci vorrà pazienza».
L’orizzonte, per il ministro, è la fine della legislatura. Servono quattro passaggi parlamentari e dopo due anni e mezzo c’è stato appena il primo alla Camera.
Quando si andrà alle urne? «Difficile fare una stima dei tempi», per Fedriga ma «la nostra ambizione sarebbe andare al voto nel 2026 o al massimo nella primavera 2027».
Fedriga ha sentito Ignazio La Russa: «Penso che in tempi relativamente rapidi ci sarà la votazione al Senato, poi dovremo aspettare tre mesi e fare la seconda lettura alla Camera e al Senato».
Il senatore Marco Dreosto ha osservato che come Lega sono stati «alleati fedeli nel centrodestra, ma forse dovremo essere più rigidi e cattivi e pretendere che i nostri alleati facciano altrettanto. Il caso delle province è emblematico».
Dopo la pronuncia della Consulta, Calderoli ha tracciato la rotta per la riforma sulle autonomie, dicendosi soddisfatto che sulle materie non Lep (livelli essenziali di prestazioni) «si possa procedere alla luce delle indicazioni della Corte».
Calderoli conta che «entro la fine della legislatura ci siano non solo la legge delega ma anche i decreti legislativi per definire le materie Lep e che nel frattempo alcune materie non Lep possano essere attribuite alle Regioni».
Sulla riforma suo avviso è stata creata una «campagna di mistificazione». Che, per Fedriga, ha tolto «un pezzo di libertà di scelta ai cittadini». Il professor Andrea Giovanardi, membro della delegazione trattante per l’autonomia del Veneto ha raccontato la difficoltà «di dover affrontare costantemente osservazioni molto spesso strumentali».
Di certo per Calderoli, e la Lega, l’autonomia è «ineludibile». Per dirla con Zaia: «O la facciamo per scelta o la dovremo fare per necessità».
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