La forza di Armida: a 90 anni in cattedra per insegnare ai ragazzi del doposcuola

Madre e nonna, l’ex insegnante in pensione di Cordenons si dedica al volontariato: «Credo nelle relazioni, così combatto la solitudine della vita»

Milena Bidinost
Armida Alfieri al doposcuola della parrocchia (foto Ambrosio / Petrussi)
Armida Alfieri al doposcuola della parrocchia (foto Ambrosio / Petrussi)

Il suo sorriso è caldo e affettuoso, come l’abbraccio di una nonna. Gli occhi vispi e le risate squillanti che intervallano il parlare lasciano trasparire un carattere fermo e determinato. I brevi silenzi distribuiti qua e là tra le parole sono i segnali di una solitudine interiore che l’ha sempre spinta a cercare la compagnia delle persone, sempre in prima fila per promuovere il piacere di incontrarsi e dello stare insieme. Tanto più, dopo il duro periodo dell’epidemia da Covid –19 in cui la solitudine si è fatta sentire particolarmente, anche per lei che da anni è vedova.

Incontrare la cordenonese Armida Alfieri è un’esperienza che fa riflettere. A 90 anni compiuti lo scorso 9 gennaio, vive da sola, guida la macchina, si tiene in forma il più possibile per non perdere l’autonomia, legge, lavora all’uncinetto, fa volontariato, aiuta le persone, soprattutto è circondata da tanti amici, perché ama stare con la gente.

Armida Alfieri con i parenti alla festa per i 90 anni
Armida Alfieri con i parenti alla festa per i 90 anni

È la volontaria più anziana, nonché una dei fondatori del gruppo di insegnanti in pensione che da oltre vent’anni mandano avanti il Doposcuola dell’oratorio di San Pietro Apostolo.

Lì, Armida, ogni martedì e giovedì dalle 15. 30 alle 17, segue un gruppetto di studenti, che frequentano le scuole medie e i primi due anni delle superiori: li accompagna nel recupero della lingua inglese e, se serve, anche di italiano, storia e geografia.

Per lei il Doposcuola non è semplicemente un luogo dove si fanno i compiti, ma un luogo di educazione. Pur continuando a tenersi sempre aggiornata nelle materie che segue, il dono più importante che Armida mette ancora oggi a disposizione di questi giovani è la sua esperienza di vita.

Dopo la laurea in Lingue e letteratura straniere conseguita a Milano, dal 1967 al 1990, Armida ha insegnato inglese ai ragazzi della scuola media, prima ad Azzano Decimo, poi a Polcenigo, quindi Aviano e Cordenons, finendo la sua carriera nel 1998 all’istituto Flora.

Originaria di Pescara e residente a Cordenons da cinquant’anni, tra il 1976 e il 1990 alla scuola media Da Vinci ha visto passare generazioni di cordenonesi ed è ancora oggi ricordata con affetto come la “prof Trevisan”, dal cognome del marito.

Fu promotrice della costituzione del primo laboratorio di inglese attrezzato con registratori e cuffie della scuola e visse l’era del preside illuminato Beniamino Tavella, che promosse la formazione dei suoi insegnanti nei primi studi internazionali sull’approccio all’handicap.

Da allora, il suo stile non è cambiato, assieme alle materie di studio, insegna il rispetto, l’educazione e la collaborazione senza i quali, dice, non si impara nulla. Dai ragazzi pretende che le venga dato del “lei” e il modo di porsi positivo e trainante la rende tutt’ora un componente prezioso per il gruppo di volontari coordinato da Lino Roncali.

«Ai ragazzi – ragiona Armida – va insegnato a ragionare con la propria testa, ad esercitare la memoria, a parlarsi: imparare le poesie e le tabelline, studiare bene la storia, fare ricerche sui libri e non su internet, tutto questo sarebbe d’aiuto. Non sono contraria alle nuove tecnologie – precisa – uso anche io il computer e lo smartphone, e con i social mi tengo in contatto con parenti e amici lontani, ma non permetto che mi trasformino in un robot e che rovinino le mie relazioni» .

Nell’ultimo anno, inoltre, in canonica a San Pietro, Armida insegna italiano assieme ad un’altra sua ex collega ai padri missionari della parrocchia e ai due seminaristi originari della Nigeria.

Poi ci sono gli incontri periodici con un gruppo di ex colleghe e con un gruppo misto di over 65enni che ha creato da un anno a questa parte che ogni giorno trascorre un po’di tempo insieme al bar. «Sono figlia unica – dice Armida – e a dieci anni andai a vivere ad Aviano con mia nonna materna e una zia, perché mio padre si spostava spesso per lavoro e mia madre lo seguiva. Ho dovuto arrangiarmi da sola: questo mi ha permesso di farmi un carattere forte e propositivo, ma ho anche sentito la mancanza della mia famiglia e forse per questo rifuggo dalla solitudine. Ho due figli meravigliosi – aggiunge l’anziana – uno dei quali vive all’estero, due nuore che mi vogliono bene e una nipote che adoro. Ho festeggiato i 90 anni con loro e con i miei amici e mi hanno resa felice. Finché la salute me lo consentirà, ho il dovere di continuare a dare un esempio positivo, ai miei coetanei, perché si godano la vita ogni giorno anche alla nostra età, e ai giovani, affinché coltivino il senso della famiglia, del dialogo e del rispetto, senza i quali il futuro sarà molto difficile».

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