Fossa comune, esposto dell’Anpi contro Urizio

Il ricercatore accusato di aver diffuso notizie false. Attacchi al Messaggero Veneto, ma la Procura continua a indagare
Udine 15 aprile 2016 ANPI © Petrussi Foto Press - Massimo Turco
Udine 15 aprile 2016 ANPI © Petrussi Foto Press - Massimo Turco

UDINE. Da un lato un esposto alla Procura della Repubblica contro il ricercatore Luca Urizio affinchè si valuti il reato della «pubblicazione e diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico» e dall’altro una serie di attacchi al Messaggero Veneto.

A due mesi dall’inchiesta giornalistica condotta dal nostro quotidiano, in seguito alla scoperta di un documento che citava la presunta “fossa comune” di Rosazzo, da parte della Lega nazionale, e dall’apertura di un fascicolo da parte della Procura, l’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, passa all’attacco.

E lo fa schierando in prima linea gli avvocati e gli storici. «Su questo incartamento della Farnesina – così ha introdotto l’argomento della conferenza stampa che si è svolta nell’ex caserma Osoppo, il presidente regionale Elvio Ruffino – è stata condotta una campagna mediatica che ha colpito duramente la nostra associazione. Si sono mobilitati addirittura gli speleologi e alcuni specialisti con metal detector. Possibile che nessuno si sia mai chiesto perchè dopo quella carta risalente al 30 ottobre 1945 non siano mai stati fatti accertamenti nonostante si parli addirittura di 800 morti? Erano tutti complici dei titini?».

A sostegno dell’esposto in questi due mesi l’Anpi ha raccolto tutti gli articoli del Messaggero Veneto, giungendo a conclusione, che «le notizie “spacciate”, durante le interviste dal presidente della Lega nazionale, Luca Urizio, in realtà non sono state oggetto di verifica da parte degli inquirenti e comunque non sono state analizzate con il dovuto rigore storiografico».

Da qui l’iniziativa di rivolgersi al procuratore per «verificare – ha detto l’avvocato Rino Battocletti, che rappresenta in sede legale l’Anpi – se ci siano gli estremi di un reato nella divulgazione delle notizie da parte del presidente Urizio in base all’articolo 656, ossia la diffusione di notizie esagerate atte a turbare l’ordine pubblico».

Secondo l’Anpi, il documento non dà certezza della fossa e oltretutto proviene da una fonte anonima. «Nonostante tutto questo – riferiscono i vertici delle associazioni e il presidente dell’Anpi di Manzano, Olvi Tomadoni – è stata creata una campagna mediatica che ha portato attacchi molto forti nei nostri confronti e ha costituito un danno enorme alla nostra immagine. In molti ci hanno chiesto chiarimenti e una risposta forte».

Ed eccola allora la risposta che arriva per bocca anche degli storici Alberto Buvoli, presidente dell’istituto friulano per la storia del movimento di liberazione e Franco Cecotti dell’ Anpi di Trieste.

«Ci siamo trovati di fronte a una campagna di denigrazione della Resistenza – ha attaccato Buvoli – che ha assunto toni di una gravità eccezionale. Vengono citati come responsabili del massacro Vanni e Sasso che, chi ha avuto privilegio di conoscere, sa quanto grande era la loro pulizia morale e il loro spessore umano, integerrimi da ogni punto di vista».

Buvoli “smonta” il documento in ogni punto. «Si parla di voci, non c’è alcun dato certo. Tutte le zone inoltre sono state già setacciate. Il numero dei cadaveri riportati ha una forbice troppo grande. Ed è mai possibile che nessuno a Manzano abbia mai fatto denuncia di scomparsa di questi morti? Infine Vanni e Sasso all’epoca dei fatti erano impegnati per la liberazione di Lubiana. È un documento totalmente inattendibile. E la stampa ha usato in maniera irresponsabile questo documento senza farne un riscontro oggettivo».

E Buvoli porta a testimonianza i volumi contenuti nell’archivio dell’Anpi in cui «ci sono anche già i nomi dei 17 morti di Premariacco riesumati dall’ufficio anagrafe dal comune. Sono fatti che già si conoscono. Da parte della stampa c’è stata l’assenza di uno spirito critico».

«La fossa comune della Lega nazionale ha poco a fare con la storia – rincara la dose Cecotti –. Assenti sono stati gli storici intervenuti sui giornali. Si è lasciato spazio ai politici e si sono usati termini di stampo fascista come “rappresaglie da parte dei partigiani”, che nulla hanno a che fare con la Resistenza».

La storica Alessandra Kerservan, che sarà presente a un incontro pubblico il 21 alle 20.30 a Manzano organizzato dall’Anpi, ha chiesto quindi di organizzare un’iniziativa pubblica per far conoscere le relazioni di Buvoli e Cecotti e «porre quindi fine alla campagna mediatica».

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