Foto e post del Centro stupri al setaccio della Digos: il caso finisce in Procura

UDUNE. Con le loro foto, i video e le risposte rimbalzate da un social all’altro erano riusciti ad attirare su di sé tutta l’attenzione dell’opinione pubblica. Sdegno e critiche come se piovesse per uno slogan portato in giro come un trofeo: “Centro stupri” avevano stampigliato sulle t-shirt indossate qualche giorno fa per una festa di compleanno organizzata nel locale del papà di uno di loro. Ma a notarli, a quel punto, è stata anche la Questura.
Che, di fronte a tanto bailamme e, soprattutto, avuta evidenza delle immagini delle magliette e della targhetta denominata allo stesso modo e adoperata sabato sera in una discoteca di Lignano per farsi riservare un tavolo, non ha esitato ad avviare le dovute indagini.
Accertamenti volti a chiarire se il comportamento di quel gruppetto di amici, sette friulani, tutti poco più che maggiorenni e benestanti, al di là del suo intrinseco disvalore sul piano morale, possa configurare anche profili di natura penale.
Il fascicolo
L’annotazione della Digos è stata trasmessa in Procura già nella tarda mattinata di ieri. E il fascicolo è finito in un batter d’occhio sul tavolo del procuratore aggiunto, Claudia Danelon, che dovrà ora valutare il da farsi. «Per prima cosa, dovremo identificare con sicurezza tutte le persone coinvolte nella vicenda – ha detto il procuratore capo, Antonio De Nicolo –. E questo, date le numerose “tracce” lasciate, non sarà difficile. Poi si tratterà di chiarire quali reati ipotizzare e a carico di chi. Un ragionamento da fare a bocce ferme».
Per il momento, le ipotesi formulate dal personale della Questura sono due: da una parte l’istigazione a delinquere e dall’altra, visto il tenore di alcuni dei commenti pubblicati sui social dai ragazzi nei giorni successivi la serata in discoteca, anche l’incitamento all’odio razziale.
Lo sdegno della Questura
«Stiamo lavorando: lo riteniamo un fatto molto grave» afferma il questore di Udine, Manuela De Bernardin Stadoan. Le parole faticano a uscire, perché quanto accaduto nella località balneare, deputata al divertimento soprattutto estivo, non ha proprio nulla di festoso o di goliardico. Sono frasi e gesti molto pericolosi – permeati d’odio e di stampo razziale – che vanno soppesati e analizzati per risalire alle implicazioni di ognuno e puniti. «Una vicenda dai contorni vergognosi, oltre a questo – chiosa il questore – non posso dire perché stiamo cercando ancora di ricostruirla, facendo chiarezza su quello che è successo e sui suoi protagonisti».
L’attività investigativa della Questura – svolta in primis dal personale della Digos e della Polizia postale in primis – intende approfondire quanto accaduto nella notte di sabato 20 giugno al Kursaal di Lignano e nei giorni precedenti e a individuare precise responsabilità sia di natura penale sia amministrativa. Gli investigatori stanno passando al setaccio anche tutti i post e i video diffusi sui social dai ragazzi prima e dopo il loro incontro lignanese.
La discoteca
Intanto, a levarsi è proprio la voce del titolare del Kursaal, Riccardo Badolato. Lo fa attraverso il proprio legale, l’avvocato Vincenzo Cinque. «In questa vicenda noi siamo parte offesa – dice – e ci rifaremo quindi con richieste risarcitorie proporzionate al danno determinato da questa “congregazione di idioti”». Detto e ribadito che le foto con le t-shirt “incriminate” non sono state indossate al Kursaal, l’avvocato Cinque ha sollevato dubbi anche rispetto all’autenticità della targhetta.
«Potrebbero anche esserselo scritto i ragazzini stessi – dice –. Né si può escludere che nella prenotazione telefonica ci sia stato un difetto di comunicazione. In ogni caso, la gestione è intervenuta appena ha compreso la gravità dell’accaduto». Al tavolo, inoltre, c’erano anche 8 ragazze. «Se avessero avuto una percezione negativa – conclude il legale –, immagino si sarebbero ribellate».
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