Fotovoltaico, la rabbia degli agricoltori
SAN GIOVANNI AL NATISONE. Non sono di certo i lavori della Tav, cioè il treno ad alta velocità, ma l’utilizzo di un’area di circa trenta ettari di terreno agricolo, già coltivati in gran parte a vigneto (alcuni vitigni di origine autoctona), per la realizzazione di un parco fotovoltaico a terra sta indignando alcuni cittadini di San Giovanni al Natisone che in questi giorni hanno innescato una singolare protesta collocando nelle principali vie di accesso cartelli inneggianti il loro risentimento.
Si tratta, come avevamo riferito alcuni giorni or sono, dell’inizio dei lavori di un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili di circa 13 MWp di picco che viene realizzato nella zona della Brava, a ridosso dell’omonima zona industriale e a cavallo tra le frazioni di Medeuzza e Villanova.
Una grossa porzione di terreno (i soli pannelli pare occuperanno circa 25 ettari), che è di gran lunga superiore all’area occupata dalla zona industriale: da qui le manifestazioni di rabbia e la posa dei cartelli di protesta.
Già il giorno di Ferragosto all’ingresso della zona industriale ignoti (ma c’è chi ritiene possano essere stati dei coltivatori arrabbiati per un così rilevante impegno di terreno agricolo) avevano collocato un lenzuolo con scritte di protesta, prontamente rimosso al mattino successivo dai dipendenti comunali.
Ma evidentemente chi lo aveva collocato non ha desistito e nella notte tra sabato e ieri ha pensato di esprimere la propria disapprovazione mettendo altri due cartelli sui pannelli a messaggio variabile posti sulla strada regionale 56 all’ingresso di San Giovanni.
Un lavoro che non dev’essere stato facile eseguire viste l’altezza e la pericolosità accompagnata anche dalla possibilità di essere notati dagli automobilisti in transito.
Molto pesanti le accuse scritte su due lenzuoli bianchi: “Paese in svendita – giunta comunale – Vergona” è quello per chi arriva da Udine, mentre chi lascia il paese può leggere “Fotovoltaico – La Brava – Abuso e devastazione”.
Ma non è finita qui. C’è chi, un noto imprenditore, ha voluto affiggere sul proprio stabilimento uno striscione recante la dicitura “No! al fotovoltaico. La terra ai contadini”.
Il territorio, sostiene lo stesso imprenditore, è già molto devastato da zone industriali semiabbandonate con capannoni obsoleti le cui coperture sono in pericoloso amianto, ora aggiungiamo anche questo.
Fra i cittadini che esprimono la loro indignazione c’è chi pensa a costituire un comitato, ma intanto si unisce alle proteste degli autori dei cartelli.
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