Fotovoltaico, la Regione mette i paletti: il nuovo disegno di legge definisce le aree non idonee

L’obiettivo è evitare il proliferare di impianti nel perimetro di beni sottoposti a tutela, stabilendo delle fasce di rispetto. L’assessore Scoccimarro: «Saremo tra i primi in Italia a normare in questo senso»

Il ddl sugli impianti fotovoltaici punta a garantire la tutela paesaggistica
Il ddl sugli impianti fotovoltaici punta a garantire la tutela paesaggistica

«L'approvvigionamento energetico dalle fonti rinnovabili è indispensabile, ma deve essere garantita anche la tutela paesaggistica. Con questo disegno di legge vogliamo arginare il proliferare degli impianti che vanno a svantaggio di alcuni territori e aree agricole, cercando di minimizzare il loro impatto sul paesaggio. Saremo tra le prime Regioni in Italia a normare in questo senso. Il mio auspicio è che questo sia un percorso quanto più possibile condiviso».

L'assessore Scoccimarro ha illustrando il ddl durante la seduta della IV Commissione presieduta
L'assessore Scoccimarro ha illustrando il ddl durante la seduta della IV Commissione presieduta

Una linea ben precisa quella annunciata dall'assessore regionale alla difesa dell'Ambiente, Fabio Scoccimarro, illustrando il disegno di legge in materia di installazione degli impianti a fonti rinnovabili, durante la seduta di martedì 11 febbraio della IV Commissione presieduta da Alberto Budai (Lega). Il dispositivo dà attuazione all'articolo 20 del decreto legislativo governativo del 2021 che prevedeva l'obbligo da parte delle Regioni di individuare, con una legge specifica, le superfici e le aree idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili che abbiano una potenza idonea al raggiungimento nel 2030 degli obiettivi di decarbonizzazione e di sicurezza energetica enunciati dal Piano nazionale per l'energia e il clima (Pniec).

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«In tale contesto - ha spiegato ancora Scoccimarro -, anche alla luce del decreto ministeriale del giugno 2024 che ha assegnato alle Regioni la potenza minima per anno da produrre ai fini degli obiettivi del Pniec, la Regione Fvg entro il 2030 dovrà traguardare il limite di potenza minima di 1960 Mw».

L'esponente della Giunta ha poi specificato che «l'esigenza è quella di concentrare gli impianti a fonti rinnovabili su superfici già costruite o comunque di minor pregio e non idonee ad altri usi come tettoie, parcheggi, aree di servizio, discariche, siti oggetti di bonifica e, in particolar modo, aree militari dismesse, riqualificando così spazi urbani altrimenti non utilizzabili e che spesso sono un problema per gli enti locali».

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L'assessore ha spiegato che «si vuole evitare il proliferare di impianti nel perimetro di beni sottoposti a tutela, stabilendo delle fasce di rispetto dell'ampiezza massima di 7 km da questi siti».

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E che inoltre «si chiederà ai proponenti dei progetti relativi agli impianti di installazione di esplicitare, già in fase di domanda, le misure di compensazione. La Regione, infine, lavorerà per il coinvolgimento di cittadini e portatori di interesse in un processo di comunicazione per quanto riguarda la realizzazione di impianti superiori a 1 Mw».

Entrando nel dettaglio dell'articolato, il disegno di legge - è stato spiegato - prevede che l'individuazione delle aree non idonee sia effettuata nell'ambito delle categorie delle aree a tutela nazionale, siti Unesco, grotte di interesse pubblico, alberi monumentali, nonchè quelle incluse nella Rete Natura 2000 o parchi, riserve e geositi, e le aree agricole dove si possono effettuare una varietà di colture senza particolari vincoli.

Sarà poi la Giunta regionale, con apposita deliberazione, a definire le linee guida per la redazione dei progetti degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e delle opere connesse, e la valutazione degli stessi terrà conto di molteplici criteri.

Riguardo alle aree agricole, la valutazione sarà positiva solo se la superficie agricola contigua sarà pari ad almeno nove volte la superficie occupata dall'impianto e se la copertura della superficie dell'impianto da realizzare, sommata a quella degli impianti della stessa tipologia autorizzati nelle medesime aree, non supererà il 3 per cento della superficie agricola del territorio comunale.

Infine, il ddl prevede la soppressione del divieto di realizzare impianti alimentati da biomasse situati in un raggio inferiore a 2 chilometri da colture pregiate, in coerenza con il quadro normativo statale.

In chiusura dell'illustrazione, la Direzione Ambiente ha fatto sapere che «a gennaio 2025 c'è stato un incremento delle domande per gli impianti a fonti rinnovabili del 215%» e che «area non idonea non è sinonimo di divieto, ma tale definizione permetterà procedure autorizzative accelerate nelle aree considerate idonee».

Infine, è stato spiegato che «in merito alle aree non idonee è stato necessario un percorso condiviso con tutti i cittadini e i portatori di interesse, alla luce delle disposizioni del decreto ministeriale di giugno 2024 che lascia alle Regioni un margine compreso tra i 500 metri e i 7 km per l'individuazione di queste superfici. Fasce molte ampie che, senza le giuste simulazioni e il contributo di tutti, potrebbero non garantire risultati ottimali».

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