Fra storia e habitat incontaminati, alla scoperta della millenaria foresta di Tarvisio

Ventiquattro mila ettari di boschi, un polmone verde che non ha uguali. Il Friuli Venezia Giulia possiede un tesoro, che è la sua biodiversità
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La foresta di Tarvisio. Che foresta! Ventiquattro mila ettari di boschi, un polmone verde che non ha uguali. Per trovare meraviglie a volte basta spostarsi di poco. In tempi di covid e di distanziamento sociale, di viaggi problematici, guardarsi intorno è salutare. Qui, poi, non è difficile.

Il Friuli Venezia Giulia possiede un tesoro, che è la sua biodiversità. Il ricchissimo patrimonio boschivo della Valcanale e del Tarvisiano è uno di questi tesori, oggi valorizzato da una campagna di promozione che vuole farlo conoscere nella sua pienezza.

Certo, bisogna essere curiosi: non fermarsi alla gita fuoriporta, alla passeggiata in paese, al pranzo in quota, ma imboccare un sentiero, lasciarsi guidare da chi se ne intende, unirsi a un’escursione organizzata (ce ne sono tante!), fornirsi di mappe e carte topografiche, per scoprire tutto quello che può offrire questo magnifico territorio.

ALLA SCOPERTA DELLA FLORA E DELLA FAUNA

La chiamano foresta millenaria. Perché apparteneva al vescovo di Bamberga secoli e secoli fa e se ne ha traccia da allora.

La storia ne ha mantenuto gli usi civici, una gestione silvicolturale di tipo naturalistico taglia solo il necessario e protegge il resto. Una fortuna. Per gli alberi. Per gli animali. Per noi che la ammiriamo e possiamo immergerci nei suoi verdi infiniti. Avete sentito parlare di “forest bathing” (bagno di foresta)? Anche questo si può fare a Tarvisio. Ma basta imboccare un sentiero fra gli abeti, i faggi, i larici per rinfrescare il corpo e i pensieri.

Tante cose sono accadute in questo lembo a nord est d’Italia, dalle molte attività dell’uomo – lo sfruttamento minerario, la manifattura dei metalli, i commerci fra l’area balcanica e il Mediterraneo – fino alle guerre che qui si sono consumate con un impatto importante anche nella natura (pensiamo solo alle trincee e alle fortificazioni sotterranee).

Però il bosco ha vinto su tutto, e oggi è una risorsa spettacolare. «Considerato che Tarvisio ha una ricettività di un migliaio di posti letto, ogni ospite può contare su 24 ettari di foresta a testa» dice Barbara Lagger, assessore al turismo del Comune. Spazio c’è, per respirare, e trascorrere una vacanza evitando la folla.

«In pieno lockdown, sono stati avviati i progetti di valorizzazione della sentieristica e abbiamo pensato di rinnovare e ampliare i luoghi di sosta lungo i percorsi per consentire la vita all’aria aperta lungo tutto l’arco della giornata». L’acqua è l’altro elemento: «I laghi glaciali di Fusine e del Predil, i corsi d’acqua cristallini: con il bosco contribuiscono a fornire quella spinta rigenerante di cui oggi abbiamo tanto bisogno».

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Un ambiente naturale in equilibrio è quello della foresta di Tarvisio. Lo prova la sua ricca fauna: qui sono tornati l’orso e il lupo, l’aquila reale, animali al vertice della catena alimentare. La presenza dei grandi carnivori, dei rapaci, è prova di una wilderness elevata, di “selvaggitudine” potremmo tradurre, che significa purezza, ridotta contaminazione.

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È solo negli ambienti incontaminati che può avere un habitat la preziosissima ed elusiva lince, l’unico grande felino selvatico esistente in Italia. A Tarvisio un decennale progetto la studia: lo dirige Paolo Molinari, tarvisiano, fra i massimi esperti europei di fauna.

Ultima cosa: sapete che qui la foresta suona? Sì, perché alcuni abeti rossi sono alberi “di risonanza”: il loro sviluppo è così armonico da produrre un legno elastico e perfetto, ideale per confezionare violini e altri strumenti. Musica per le nostre orecchie e per i nostri piedi, se ci andiamo a camminare vicino. Anche per i nostri polmoni.

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