Frana sulla strada di Monte Croce, 50 giorni dopo. I sindaci alla Regione: «Serve una soluzione per cittadini e imprenditori»
PALUZZA. Sono trascorsi cinquanta giorni dalla frana che ha messo fuori uso la statale 52 bis Carnica verso il passo di Monte Croce. Un tempo sufficiente per mettere in difficoltà, sia da un punto di vista economico sia occupazionale, la Valle del Bût e il capoluogo della Carnia.
Ecco perché i sindaci dei Comuni che più stanno risentendo della mancanza dei pendolari austriaci hanno fatto fronte comune scrivendo una lettera al presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e, per conoscenza, al presidente di Anas Edoardo Valente, all’assessore regionale Cristina Amirante e ai consiglieri regionali Manuele Ferrari, Stefano Mazzolini e Massimo Mentil.
Tre le principali richieste: abbattere il più possibile i tempi di riapertura della strada, avviare l’iter per creare una variante all’attuale percorso, prevedere un ristoro per le attività economiche penalizzate dalla chiusura della viabilità verso il passo. La lettera, inviata ieri, porta le firme del sindaco reggente di Paluzza Luca Scrignaro (promotore dell’iniziativa) e dei colleghi Roberto Vicentini per Tolmezzo, Andrea Faccin per Arta Terme, Valter Fracas per Cercivento, Manlio Mattia per Sutrio, Ermes De Crignis per Ravascletto e Battista Molinari per Zuglio.
«Abbiamo appreso con soddisfazione della proposta presentata da Anas in merito alla riapertura della strada del passo entro il 2024, con la conclusione dei lavori definitivi entro il 2025 – scrivono i primi cittadini –. Riteniamo fondamentale l’urgenza della riapertura, per dare una pronta risposta in particolare alle attività economiche locali, che hanno già risentito della mancanza di traffico sulla statale 52 bis». Il riferimento dei sindaci è rivolto alle attività ricettive, di ristorazione e del commercio dell’intero territorio carnico, «alcune delle quali – prosegue il documento – stimano valori di fatturato, grazie al turismo transfrontaliero, prossimi al 30 per cento del totale».
La seconda parte della lettera si focalizza su una soluzione alternativa all’attuale viabilità verso il passo: «Vogliamo rappresentare la ferma convinzione che sia necessario, fin da subito, in contemporanea con la riapertura dell’attuale strada – sottolineano i primi cittadini – avviare l’iter procedurale per giungere a una variante definitiva rispetto al tracciato odierno». «Il territorio e le comunità che rappresentiamo – aggiungo i sindaci – chiedono una soluzione in grado di garantire la maggiore tempestività di intervento, il maggior equilibrio tra costi sostenuti e benefici, la certezza dei tempi».
La soluzione individuata dagli amministratori è quella proposta nel 2020 dallo studio dell’ingegnere Giovanni Puntel: «Si tratterebbe – chiudono i sindaci – di una nuova viabilità di 3,5 chilometri, su territorio italiano che escluderebbe quasi del tutto il versante sud del Pal Piccolo» (franato il 2 dicembre). Un modo per scongiurare nuove interruzioni del collegamento verso l’Austria.
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