Francescatto addio e prima del degrado si deve intervenire

CIVIDALE. L’anno della chiusura della caserma Francescatto, sede del comando dell’8º Reggimento alpini, è arrivato.
Non si conoscono le modalità e le scadenze dell’operazione, ma quel che è certo è che la proroga a suo tempo concessa per il provvedimento di riordino decretato dallo Stato Maggiore (che prevede il trasferimento delle penne nere da Cividale a Venzone, alla caserma Feruglio) indicava il 2016.
«E la politica, dunque, deve muoversi immediatamente», esorta il consigliere regionale Roberto Novelli, che già nel 2013 aveva interessato al caso la giunta Fvg e che ieri ha inviato alla governatrice Debora Serracchiani («nel suo ruolo di presidente, ma non di meno di numero due del Pd nazionale») una lettera in cui evidenzia l’assoluta necessità di mantenere in vita il presidio.
«La nostra Regione – sollecita il forzista – deve battersi per preservare la sede dell’Ottavo reggimento. E deve cominciare a farlo quanto prima, visto il ridottissimo lasso temporale a disposizione per tentare la difesa della Francescatto».
Città di confine e dunque, fino a vent’anni fa, ambito dalla forte presenza militare, Cividale paga oggi lo scotto del progressivo abbandono dei presidi: delle cinque caserme attive, fino all’inizio degli anni Novanta, sul territorio comunale, quella che accoglie il comando degli alpini è l’ultima in funzione.
«Le altre infrastrutture e aree demaniali – ricorda Novelli – sono ormai fatiscenti, inutilizzabili, non appetibili per i privati, di difficilissima riqualificazione da parte dell’ente pubblico per ovvi motivi economici, fonti di impatto estetico e ambientale negativo».
L’abbandono della Francescatto appesantirebbe fortemente il quadro, a maggior ragione considerato il fatto che l’enorme complesso si trova in pieno centro cittadino.
«Per una località insignita del titolo Unesco – scrive il consigliere nella missiva inoltrata a Debora Serracchiani – sarebbe un duro colpo. L’amministrazione non troverebbe mai i fondi necessari per la riqualificazione del vastissimo patrimonio edilizio, che rischia di trasformarsi in un Italcementi bis e, parallelamente, in un centro di accoglienza per i profughi. Oltre tutto, l’eventuale passaggio dell’infrastruttura dal Demanio al Comune richiederebbe tempistiche lunghissime. Per non parlare, poi, del danno di natura economica: con la chiusura della caserma Cividale perderebbe, infatti, quattrocento uomini che lavorano e, in parte, anche vivono in città».
E c’è, infine, il paradosso di una spesa notevole (circa un milione di euro) in corso per la bonifica delle coperture in amianto della Francescatto: «Come può lo Stato – pungola ancora l’esponente di Forza Italia – stanziare una simile cifra e poi dismettere l’immobile? Siamo tutti consapevoli dell’esigenza di contrarre al massimo la spesa pubblica.
Di certo le decisioni adottate dallo Stato Maggiore sulle realtà da lasciare attive o da dismettere hanno tenuto conto dei bisogni attuali e futuri dell’Esercito, cercando di individuare le soluzioni più idonee. La Feruglio di Venzone, però, accusa grossi problemi infrastrutturali».
Per quanto, infatti, sia decisamente più recente della caserma cividalese (che risale agli anni Quaranta), necessita – rimarca il forzista – di una serie di interventi, dal rifacimento dei tetti e degli impianti elettrici e idraulici all’adeguamento normativo di vari locali adibiti ad attività d’ufficio, fino alla revisione e sistemazione degli scarichi; è inoltre priva di magazzini: per lo specifico servizio ci si deve avvalere della caserma Goi-Pantanali di Gemona, distante circa 10 chilometri. Quanto basta, a parere del consigliere, per rivedere i piani.
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