Frasi sul nazismo, denuncia alla prof

Padre di una studentessa dell’Uccellis si rivolge alla Procura: in classe dette parole contro i malati. L’istituto: solo calunnie

UDINE. È bufera sull’istituto Uccellis da quando il genitore di un’alunna della scuola media ha deciso di denunciare alla Procura della Repubblica il comportamento di un’insegnante che, stando al contenuto dell’esposto, durante una lezione avrebbe giustificato le stragi di malati di Alzheimer nei lager nazisti, alludendo a una loro presunta inutilità sociale. Dichiarazioni che sarebbero state riportate da un’alunna ai propri genitori, ma l’intero corpo docente e la stessa dirigente scolastica escludono categoricamente che siano state mai profferite.

«Non ho motivo di dubitare delle parole di mia figlia con la quale ho avuto un profondo e circostanziato colloquio - chiarisce il padre – premetto che la nostra famiglia vive da molto tempo il problema dei malati di Alzheimer in quanto un congiunto ne è stato colpito».

Duro il racconto del padre. «Durante una lezione tenuta alla classe di mia figlia – si legge nell’esposto denuncia - l’insegnante, dopo aver dato correttamente notizia che nei lager nazisti i malati d’Alzheimer venivano eliminati fisicamente, al pari di molte persone appartenenti a varie categorie di disabili e al pari dell’intera popolazione ebraica, se n’è uscita con l’infelice commento, che vista l’inutilità dei malati d’Alzheimer, alla fine non era un provvedimento del tutto sbagliato, che a suo avviso evidentemente ne giustificava l’eliminazione fisica, e ancor peggio, trasmettendone il meschino concetto ai suoi alunni». Il fatto, stando al racconto della ragazzina, risalirebbe allo scorso inverno. «Da allora - assicura il padre – mia figlia ha vissuto con molto disagio il rapporto con l’insegnante e le relative lezioni, soffrendo ancor di più per la malattia di cui è affetto un suo familiare».

Solo di recente la ragazzina si sarebbe decisa a raccontare tutto al padre che ieri si è precipitato nell’istituto per un chiarimento. «La dirigente scolastica ha escluso a priori il verificarsi dei fatti che sto denunciando – si legge nella denuncia esposto – dando automaticamente della bugiarda a mia figlia, peggio, senza nemmeno cercare di porre in essere un costruttivo contraddittorio con il sottoscritto, ma soprattutto con l’insegnante».

Da qui la decisione di sporgere una denuncia alla Procura «cui mi sono rivolto - chiarisce – per tutelare la serenità, la crescita, la corretta educazione e la qualità dell’insegnamento scolastico di mia figlia, garantita da precise norme di legge».

Non riesce a commentare l’insegnante, che dopo aver appreso quanto stava accadendo e il tenore delle accuse che le venivano rivolte è precipitata in un profondo stato di prostrazione. «Sono senza parole, non so proprio cosa dire – si limita a rispondere fra le lacrime –. Non è solo l’amarezza personale, è la preoccupazione che tutto questo possa nuocere alla bambina, alla classe intera, ho paura che ci vadano di mezzo loro» si limita a dire. E affida il compito di parlare al corpo docente che compatto, si raduna intorno a lei ed esprime il proprio supporto, assicurando che «si tratta di una calunnia, tanto meno comprensibile e giustificabile quanto più si conosce il profilo morale e professionale dell’insegnante in questione».

A tratteggiarlo è la dirigente dell’istituto Maria Letizia Burtulo. «È evidente che la scuola è attenta e pronta a fugare ogni sospetto e ogni dubbio da parte dei genitori – spiega la dirigente – per questo ho subito incontrato il genitore ascoltando le sue istanze, le mia perplessità sulla formulazione di quelle accuse erano inevitabili, visto che stiamo parlando di un’insegnante che da oltre un decennio si interessa con dedizione e professionalità della Shoah, organizzando anno dopo anno approfondimenti attraverso la collaborazione costante con l’associazione Italia–Israele, dedicando tempo ed energie a diffondere la cultura della memoria esprimendo senza esitazione un giudizio negativo e una condanna totale nei confronti di quegli episodi». Un giudizio questo che il coordinatore degli insegnanti, a nome dei colleghi tiene a ribadire.

«Conoscendo il percorso professionale della prof – assicura – c’è sicuramente un travisamento dei fatti, un equivoco da parte della bambina che deve aver frainteso il contenuto della lezione anche perché la professoressa è impegnatissima da anni nell’attività di sensibilizzazione degli alunni».

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