FriulAdria cresce bene e invoca un governo forte

Il presidente della banca Scardaccio presenta l’assemblea di oggi a Pordenone: «L’utile è in calo, ma non sono diminuiti gli impieghi. La politica pensi al lavoro»

PORDENONE. I segnali di un allentamento della morsa della crisi ancora non ci sono. C’è bisogno «di sostegno all’occupazione e alle imprese e soprattutto all’internazionalizzazione», che Antonio Scardaccio, presidente di FriulAdria, indica come priorità al prossimo governo regionale. Pesante il giudizio sulla politica nazionale e sull’incapacità di «garantire un governo» con conseguenze dirompenti per il Paese.

Nel 2012 gli indicatori economici generali sono stati negativi, e il 2013 non inizia sotto i migliori auspici. Un giudizio sul momento economico?

«Dal 2008, semestre dopo semestre, si dice che l’anno successivo sarà migliore, invece assistiamo al degrado continuo della nostra economia. Non mi pare ci siano elementi che ci consentano di presumere che la crisi stia per finire. Un piccolo segnale arriva dal centro imprese di Pordenone che nel primo trimestre ha messo in moto finanziamenti a medio e lungo termine per 7 milioni di euro, contro i 6 del 2012. Ma è davvero un piccolo segnale».

Questa incertezza che cosa determina?

«L’immobilismo: si attende che qualcosa cambi. Nel frattempo non si fanno investimenti, non le imprese ma nemmeno i cittadini. Il settore dell’auto è un esempio: la flessione delle vendite ci dice che l’auto non si sostituisce periodicamente perché i cittadini non hanno certezze circa la stabilità lavorativa, del proprio reddito per il futuro».

Nelle esportazioni, da sempre punto di forza dell’economia regionale, il Friuli Venezia Giulia perde terreno...

«Purtroppo è vero. È necessario internazionalizzare. C’è chi lo ha già fatto e chi no, per cui credo che il governo regionale debba continuare, come ha fatto fino ad ora, a sostenere iniziative che puntano a portare il sistema economico del Friuli Venezia Giulia in una proiezione internazionale. Non puntando sui Paesi dell’Unione Europea bensì sulle aree emergenti».

Esportare basta?

«No, e non a caso ho parlato di internazionalizzazione. I mercati vanno presidiati creando vere e proprie reti commerciali che oggi non ci sono. In un mercato globalizzato le opportunità non mancano per produzioni made in Italy a più alto valore aggiunto».

Parlavamo prima di incertezza economica. E quella politica? Che peso ha l’assenza di un governo?

«L’assenza di un governo è dirompente, e non perché sia assente ora ma perché è assente come struttura. È sconfortante per un imprenditore, e ne abbiamo avuta la triste conferma in questi giorni, che sa che cosa significhi guidare un’azienda e avere la responsabilità di garantire lavoro, assistere a dibattiti politici sterili e personalistici. L’autoreferenzialità della politica è indisponente nei confronti della collettività. Per un anno e mezzo il Presidente della Repubblica, che è persona di buon senso, aveva raccomandato al Parlamento di varare una nuova legge elettorale. Ciò a cui stiamo assistendo è la conseguenza di quel che non è stato fatto e la responsabilità di ciò viene rimpallata da un partito all’altro».

In Friuli Venezia Giulia domani si vota. Che priorità indicherebbe al prossimo governo regionale?

«Sostegno all’internazionalizzazione e provvedimenti, in campo economico, orientati all’occupazione, perché se c’è occupazione c’è ripresa e consumi».

Oggi FriulAdria presenta il bilancio agli azionisti. Quali sono i dati più significativi?

«Il risultato generale direi che è straordinario in rapporto ai tempi che stiamo vivendo. L’utile è diminuito ma non credo lo si possa considerare un fattore negativo».

Perché?

«Perché non sono venuti meno gli impieghi, il sostegno al territorio e abbiamo creato le condizioni per evitare sopravvenienze passive future, generando le condizioni per poter continuare a crescere. Eroghiamo poi un dividendo con un rendimento soddisfacente rispetto ad un normale impegno di risparmio».

Rispetto alle accuse di credi crunch, FriulAdria come si pone?

«Mi pare che i numeri parlino da soli. Gli impieghi sono in linea con il passato, confermando che non abbiamo operato alcuna “stretta”. Sono orgoglioso di poter dire che nè FriulAdria nè il nostro gruppo ha fatto operazioni di trading finanziario».

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