Friulana Bitumi al capolinea Respinta l’istanza di concordato

L’azienda di Martignacco paga gli stipendi e il tribunale boccia la richiesta di accordo preventivo. I proprietari valutano se presentare ricorso. Il curatore fallimentare ipotizza l’esercizio provvisorio

MARTIGNACCO. Dopo 50 anni di “onorato servizio” la Friulana Bitumi di Martignacco sembra al capolinea. Il tribunale di Udine ha respinto, per mancanza dei presupposti di legge, la richiesta di concordato preventivo per continuità presentata dall’impresa lo scorso mese di novembre. Dinnanzi al decreto di inammissibilità, che equivale al fallimento, il titolare Raffaele Zodio allarga le braccia: «La nostra colpa? Abbiamo pagato gli stipendi».

Ebbene l’errore, pur paradossale, c’è. La norma prevede infatti che l’impresa non effettui, dopo la richiesta di ammissione a concordato, alcun pagamento riguardante il pregresso per tutelare la par conditio dei creditori. Anche se questi ultimi si chiamano “dipendenti”. «Non avremmo dovuto corrispondere lo stipendio di ottobre – spiega disarmato Michele Zodio, braccio destro del padre Raffaele nell’azienda di famiglia –. E invece, a dicembre, l’abbiamo fatto tralasciando di chiedere l’autorizzazione al tribunale, così come abbiamo pagato l’Enel per poter continuare a lavorare».

La dimenticanza è stata “fatale” per la storica impresa edile di Martignacco che si è vista respingere dal magistrato la richiesta di concordato senza che la proposta di ristrutturazione del debito, economicamente valida secondo gli Zodio, fosse nemmeno valutata dai creditori. Un epilogo che gioco forza si ripercuoterà sui 96 dipendenti dell’azienda i quali, oggi in cassa integrazione straordinaria, rischiano di perdere il lavoro. È anzitutto a loro che pensano i titolari della Friulana Bitumi, attiva dal lontano 1959.

«C’è gente qui che lavora per noi da oltre 30 anni», dice Zodio che si riferisce alle sue maestranze come a una grande famiglia, rimasta intatta. Non senza sforzi. Chi conosce bene questi imprenditori racconta che nonostante la crisi e nonostante a più riprese fossero stati consigliati di snellire la forza lavoro, non hanno mai toccato i dipendenti. A casa la Friulana Bitumi non ha mandato nessuno.

«E in più abbiamo sempre pagato regolarmente gli stipendi», dice ancora Zodio rivendicando la salute dell’impresa e i molti crediti da riscuotere. Perché un’azienda storica e “in salute” si è dovuta rivolgere al tribunale e deve fare i conti con un fallimento? La crisi sta ovviamente in cima alle ragioni, seguita «dai fallimenti subiti e dall’inchiesta sulla “Villesse-Gorizia” che ha causato il blocco dei fidi delle banche», spiegano gli imprenditori. Che poi vorrebbero aggiungere “per finire con la magistratura”. Lo fanno intendere, senza dirlo, da gente abituata più a rimboccarsi le maniche che a puntare il dito. Indole in cui oggi non resta che ripiegare sperando di salvare il salvabile. Nominato dal tribunale il curatore fallimentare, Maurizio Variola, pare ora valuterà l’ipotesi di un esercizio provvisorio dell’attività, senza escludere l’ipotesi del ricorso, «che stiamo valutando».

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