Friulani in Venezuela: le testimonianze e gli appelli raccolti dal MV

PORDENONE. «Il popolo venezuelano è stremato, lo è da tanti, troppi anni: serve un intervento militare internazionale simile a quello attuato in Iraq per ripristinare uno stato di diritto e poi convocare elezioni realmente libere e democratiche.
Tra il governo di Maduro e l’opposizione di Guaidò esiste da tempo una collaborazione: sono due facce della stessa medaglia, l’80 per cento dei venezuelani ne è consapevole e non crede a nessuno dei due.
Io faccio attività politica con un partito di destra autonomista e liberale: siamo stati cancellati dai media, tutti controllati dalle due componenti del potere, e rischiamo costantemente repressioni e torture».
A parlare è Marco Polesel, che risponde al telefono dalla casa di Bannia dov’è ospitato da alcuni parenti. Il padre era originario di Cimpello e lui, che risiede in Venezuela, è in Italia da qualche giorno.
Riporta la fotografia di un paese «dilaniato dal sistema socialista» divenuto «lo scacchiere di una guerra tra le superpotenze mondiali». Racconta, soprattutto, di un popolo che non può più andare avanti così.
«L’immagine che arriva da giornali e televisioni è reale, rispetto alla condizione della gente – afferma –. Uomini e donne, bambini e anziani, disperati: il Venezuela è a terra e rialzarsi non sarà facile.
Rispetto allo scenario politico, invece, i giornalisti internazionali non riescono a far emergere il quadro reale: in Venezuela si sta combattendo una battaglia di potere internazionale, ai massimi livelli.
Per questo, l’unica soluzione è l’uso della forza: non ci sono altre vie per ripristinare la normalità, assente da troppo tempo: il protrarsi di questa situazione, fino al drammatico scenario di oggi, ha mandato nel baratro un paese ricchissimo di petrolio e di tante altre materie prime, tra cui l’oro».
Nei prossimi giorni, Polesel incontrerà a Verona i responsabili per l’estero della Lega, partito di cui è coordinatore in Venezuela.
«Noi avremmo voluto mettere in atto la via autonomista, ovvero liberare una regione alla volta, sino ad arrivare a una reale democrazia – riferisce –. Ce lo hanno impedito e oggi non siamo in parlamento, non possiamo esserci. Il caposaldo del nostro pensiero è la filosofia liberale, l’unica strada che il Venezuela può intraprendere.
Per farlo, il popolo venezuelano ha bisogno di un aiuto esterno, che non può concretizzarsi se non attraverso un intervento militare congiunto».
Infine «assieme al professor Guglielmo Cevolin, sto definendo un calendario di convegni e forum finalizzati a rivedere lo statuto della Regione per liberarlo dalle zavorre socialiste e rendere il Fvg più attrattivo». —
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