Friulani nel mondo, Serracchiani: le nostre antenne per la specialità

La presidente della Regione alla cerimonia per i 60 anni dell’ente: impegno a utilizzare i Fogolârs nelle relazioni internazionali. Il saluto in friulano del sindaco Honsell e del numero uno della Provincia, Fontanini. Applausi ai sei manager invitati a raccontare le proprie esperienze
Udine 03 Agosto 2013 60° friuli nel mondo Copyright Petrussi Press/Turco
Udine 03 Agosto 2013 60° friuli nel mondo Copyright Petrussi Press/Turco

UDINE. «La Regione intende cambiare radicalmente la propria strategia con i corregionali all’estero: antenne per le relazioni internazionali, i nostri emigrati possono e devono aiutare il Fvg a farsi conoscere e a recuperare la credibilità e gli spazi politici ed economici che merita». In una giornata di festa e cerimonie come quella celebrata ieri, nel salone del parlamento del castello, i Friulani nel mondo non potevano attendersi parole più incoraggianti dal presidente della Giunta regionale, Debora Serracchiani. Un impegno forte, ma misurato, quello pronunciato dalla governatrice alla fine di una lunga mattinata che, alle testimonianze di sei giovani manager di successo, ha visto alternarsi gli appelli a un maggiore sostegno e a una presenza sempre più capillare lanciati ora dal presidente dell’Ente Friuli nel mondo, Pietro Pittaro, ora dagli altri amministratori pubblici e rappresentanti delle istituzioni che si sono alternati al microfono.

Ossigeno all’ente. Pittaro lo aveva anticipato nei giorni scorsi e lo ha ribadito anche ieri, davanti a una platea di autorità e ospiti provenienti dai quattro angoli del pianeta. «Il nostro compito - ha detto - è di arare il terreno, nel quale altre realtà, soprattutto economiche, possano seminare e raccogliere». Fiero di essere al timone di un ente «perfettamente sano», Pittaro ha tuttavia indicato come imprescindibile «un suo grande rinnovamento interno». E la trasformazione, a suo parere, non può che passare «attraverso l’ingresso delle forze economiche nella gestione dell’ente». Va bene il volontariato, con il 25% dei finanziamenti di un passato neanche tanto remoto, e va bene anche l’attaccamento alla Patria, insomma. Ma il futuro di una struttura che, dopo 60 anni di vita, conta ormai 154 Fogolârs, 22 mila iscritti e 200 mila simpatizzanti deve poter poggiare su basi certe. «Cosa ci manca? Scelte strategiche da parte della Regione - ha scandito Pittaro -. Credo che 6 enti dedicati all’immigrazione e altri 4 ai suoi emigrati nel mondo siano troppi. Non dico di chiuderli. Ma penso ugualmente che la nostra “first lady” avrà di che sforbiciare».

La promessa della Regione. Un “assist” che la presidente Serracchiani, invitata al tavolo dei relatori dal moderatore della convention, il direttore del “Messaggero Veneto” Omar Monestier, ha colto al volo per insistere a propria volta sulla necessità di scelte chiare e rapide. «La moltiplicazione delle associazioni non determina la moltiplicazione delle risorse - ha detto -. Dobbiamo recuperare in fretta credibilità all’estero e questo ci impone il riordino della macchina regionale e investimenti su un turismo diverso e consapevole. Disponiamo di una rete straordinaria di eccellenze e possiamo ambire a diventare una terra che attrae e pretende rispetto. Ecco - ha continuato -, in quest’ottica i Fogolârs rappresentano uno strumento utile di conoscenza e di relazioni internazionali». Eppure, neppure questo basta ancora. «Per dare contenuto alle specialità e fare conoscere l’immenso patrimonio culturale che la stessa Unesco ci riconosce - ha avvertito - serve un impegno rivoluzionario anche dei corregionali per presentarsi in modo diverso, mettendo in rete i Fogolârs».

Plauso da Honsell e Fontanini. Prima di loro, a tessere le lodi dell’ente e ringraziare idealmente tutti i friulani all’estero, erano state le autorità presenti all’incontro. A cominciare dal sindaco Furio Honsell che, da buon friulano d’adozione - è originario di Genova -, ha esordito con un saluto in marilenghe. «Se Udine è la città dell’innovazione - ha detto -, lo si deve anche al contributo dei friulani della diaspora: non soltanto per le loro competenze, ma anche per i tanti stimoli che riescono a dare. Il mio auspicio è che i rapporti con loro possano consolidarsi e che questo patrimonio linguistico venga conservato e adoperato al massimo». Non meno intriso di riferimenti all’identità culturale e ai valori della friulanità l’intervento del presidente della Provincia, Piero Fontanini. Che, rivolgendosi al pubblico in marilenghe dalla prima all’ultima parola, ha offerto uno degli affreschi più cari alle genti friulane: quello che li descrive come «un popolo di lavoratori» e che li colloca «al primo posto quanto a onestà», pur ammettendo come in Regione, di questi tempi, qualcuno non si sia comportato troppo bene.

Ateneo e Cciaa. L’obiettivo, quest’anno, era di lasciare più spazio alla voce degli attori (gli imprenditori, meglio se giovani e promettenti) e meno a quella dei registi (politici e categorie economiche). E così è stato. Soltanto due gli altri ospiti chiamati sul palco per un saluto. Marco Bruseschi, vicepresidente della Camera di commercio, che ha rilanciato il ruolo “compensativo” che i Fogolârs possono avere rispetto alle ambasciate sparse nei cinque continenti. E Cristiana Compagno, rettore dell’università di Udine fino al 30 settembre - in prima fila anche il suo successore, Alberto Felice De Toni -, che si è invece soffermata sui cambiamenti che hanno via via trasformato Friuli nel mondo. «Grazie al presidente Giorgio Santuz prima (pure tra gli ospiti d’onore, ndr) e a Pittaro adesso - ha affermato -, oggi l’ente è un grande catalizzatore e acceleratore di relazioni nel mondo globale. L’ateneo ha cercato a sua volta di diventare attrattiva per i figli dei friulani all’estero che ora, non a caso, vengono a Udine per frequentare una scuola di specializzazione».

Chi c’era e chi no. In platea, anche i senatori Carlo Pegorer e Isabella De Monte, il questore Antonio Tozzi e il prefetto Ivo Salemme. Assenti, invece, le istituzioni nazionali. È stato il presidente Pittaro, in apertura dei lavori, a segnalare la mancata partecipazione del ministro degli Esteri, Emma Bonino, e del presidente della Camera, Laura Boldrini, e a sottolineare, non senza rammarico, le poche righe con le quali avevano comunicato il proprio forfait, affidando la nota ai rispettivi uffici. Apprezzata, invece, la breve lettera inviata dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per ringraziare l’ente per il lavoro svolto a tutela dei connazionali.

Leader di business e friulanità. Sei i “testimonial” scelti per rappresentare la specialità friulana fuori dai confini regionali. Roberto Bottega, dal Sud Africa, Vivian Beltrame, dal Brasile, Matthew Melchior, dal Canada, Isabella Lenarduzzi, dal Belgio, Deris Marin, dall’Australia, e Stefano Ritella, dalla Cina: tutti protagonisti in un mondo capace ancora di valorizzare l’imprenditorialità e la voglia di mettersi in gioco, e tutti accompagnati da un nome e da un passato che trasudano Friuli e del quale vogliono farsi cinghia di trasmissione con le rispettive terre adottive. «Il mio consiglio per farvi strada all’estero? Imparate la lingua franca dell’inglese», ha suggerito il produttore di vino Bottega. Per l’imprenditore edile Melchior, «la “vetrina” del Friuli e dei suoi prodotti va portata sulle piazze che garantiscono maggiore visibilità». Dall’organizzatore di congressi Ritella l’invito al Friuli è di «appoggiarsi agli emigrati come a delle antenne pronte a focalizzare l’attenzione, in particolare, sui settori manifatturiero e turistico». Interrotta per ben due volte con altrettanti scroscianti applausi, la “donna dell’anno” e organizzatrice di eventi Lenarduzzi ha esortato il Friuli a mandare i propri figli a fare tirocinio all’estero. «Stagisti friulani per alimentare i Fogolârs - ha detto -. Il Friuli ha una potenza incredibile, ma nessuno fa tesoro di questo patrimonio: vogliamo aiutarlo a essere più aperto, in un feedback continuo. E, perchè no, creando una banca dati di noi tutti, divisa per ambiti di competenza». A loro e agli ospiti, in ricordo, una medaglia del maestro Piero Monassi.

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