Friulani “romeni”: le loro tradizioni in un documentario

Intorno al 1870 emigrarono dal Friuli Venezia Giulia in Romania molte persone specializzate; era questa un’emigrazione stagionale, temporanea o pendolare

Intorno al 1870 emigrarono dal Friuli Venezia Giulia in Romania molte persone specializzate; era questa un’emigrazione stagionale, temporanea o pendolare.

I mestieri praticati erano quelli di boscaioli, scalpellini – tagliapietra, carpentieri, muratori, piastrellisti, fabbri, agricoltori e altri, che vennero impegnati nei lavori delle costruzioni ferroviarie di fine e inizio secolo. Nel decennio 1870-1880 erano presenti qualche centinaio di persone, mentre nel decennio successivo c’erano già circa 6.800 persone; nel primo ventennio del XX secolo c’erano in Romania oltre 60 mila persone provenienti dal Fvg e dal Veneto.

Grazie all’isolamento, hanno conservato i dialetti del tempo, mantenendo sostanzialmente la specificità delle varie località di appartenenza; questa tenace conservazione linguistica venne mantenuta soprattutto in località isolate che non ebbero più contatti con la regione di origine.

Nei luoghi dove ci sono stati gruppi importanti e consistenti di gente e famiglie friulane si sono conservate ancora diverse tradizioni delle località oriunde: le feste di carnevale, i canti, le poesie, il modo di costruire le case, di coltivare la terra, di lavorare nelle cave e nei boschi. Queste tradizioni sono state testimoniato da Gianni Fachin (nella foto) in documentario dal titolo “Furlans di Romania”.

Fachin è titolare del Centro di produzione video relevisivo “Imbellinum” che, da quasi 25 anni, si occupa dell’ideazione, dello studio e della realizzazione di documentari culturali, turistici e didattici.
 

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