Friulano di Schiopetto tra le 100 bottiglie migliori al mondo

Per il secondo anno consecutivo nella classifica di Suckling. Nella graduatoria 17 italiani, l’ex Tocai Collio primo tra i bianchi

UDINE. Il Friuli non può utilizzare il nome Tocai per etichettare il suo vino più tradizionale e nobile, dopo la battaglia perduta con l’Ungheria giusto 10 anni fa. Ma il Friulano, oggi, si prende la rivincita. E che rivincita. Perchè il “Mario Schiopetto Doc Collio 2016” è tra i 100 migliori vini al mondo, il primo tra i bianchi italiani (e uno dei primi in assoluto).

Ad attestarlo, in una cerimonia molto partecipata svoltasi a Hong Kong, James Suckling, americano, uno dei massimi esperti internazionali di enologia, tra i fondatori della celeberrima rivista Wine Spectator e oggi responsabile del sito Internet che porta il suo nome.

A Hong Kong ha svelato l’attesissima classifica “Top 100 wines of 2017” dove appunto, al 75esimo posto, fa bella mostra il portacolori del Collio e dell’intero vigneto Friuli. Quest’anno Suckling è stato più severo con l’Italia, visto che nell’esclusiva graduatoria sono finite solo 17 etichette, contro le 23 dell’anno prima. Schiopetto è 11esimo tra gli italiani, ma ha davanti solo una serie di cosiddetti “Supertuscany” (secondo assoluto il Petrolo Galatrona 2015), qualche Barolo, un Brunello e un campano. Batte invece di un’incollatura lo Chardonnay Alois Lageder dell’Alto Adige “30 anni Lowengang”, unico altro bianco del Belpaese presente nella 100 top.

Il “Tocai” della cantina caprivese ottiene, come per l’annata 2015, l’eccezionale punteggio di 98/100 secondo il giudizio di James Suckling, autorevole critico californiano tra i più quotati in materia. Le parole di Suckling non lasciano dubbi sulla pregevolezza del Mario Schiopetto “M” 2016: «Estremamente minerale all’olfatto, evoca la pietra focaia e la polvere da sparo.

Note di mela essiccata, limone e pera. Corpo pieno, denso e potente; eppure sempre vivace e vibrante nel palato. Finale straordinario. Uno dei migliori vini bianchi italiani. Da bere subito». Il “Mario”, come viene chiamato familiarmente in azienda poiché dedicato al suo fondatore Mario Schiopetto, uno dei pionieri del vigneto Friuli assieme ai fratelli Livio e Marco Felluga e pochissimi altri, rappresenta la punta di diamante della produzione della cantina: nasce da uve di Friulano impiantate nel 1954 a Capriva in un antico vigneto esposto a sud, all’epoca di proprietà della Curia di Gorizia.

Una piccola percentuale di Riesling va ad aggiungere una nota minerale al sentore fruttato del Friulano, creando un connubio perfetto, di grande eleganza ed equilibrio. Ad aver reinterpretato brillantemente l’originale è stato Francesco Rotolo che ha curato il processo sia agronomico che di vinificazione in purezza nell’acciaio, trovando la giusta corrispondenza nella rinnovata etichetta dalla grafica essenziale ed elegante, vestendo la già distintiva bottiglia Renana Schiopetto, disegnata da Mario nel 1986, che ha reso ancor più unici i suoi vini.

La storia di Schiopetto inizia negli anni Sessanta, quando Mario per primo vinifica un bianco in purezza, il Tocai e diventa così pioniere ed esempio per i successivi vignaioli del territorio. Alla famiglia Rotolo, che dal 2014 ha raccolto l’eredità dell’azienda, va il merito di portare avanti, nel segno del rispetto e della continuità, il prestigio della cantina, equilibrando tradizione, sostenibilità e innovazione. Emilio Rotolo si dice infatti «orgoglioso di poter dire che, sulle orme di Mario Schiopetto, padre fondatore dell’enologia friulana e non solo, l’azienda sta raggiungendo i più ambiziosi traguardi».

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