Friuli Doc, porzioni più piccole e piatti più cari: cinque euro per un vino “firmato”

Ultime ore per Friuli Doc, che si avvia alla conclusione dell’edizione 2018 con un fitto programma di appuntamenti a partire già dalla mattina, prima del concerto finale in piazza Libertà alle 21.30.
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Sabato, nella giornata clou della manifestazione, non sono mancati gli avventori che hanno affollato il centro già dal mattino per assaggiare e scoprire le specialità della regione che, dai monti all’Adriatico, caratterizzano ogni angolo del Friuli Venezia Giulia. Molti i frequentatori che non si sono lasciati intimorire dalle file – soprattutto venerdì e ieri sera – per assaggiare i piatti preparati dalle Pro loco e dai produttori locali. E se sul fronte della qualità la maggior parte dei visitatori non è rimasta delusa, anzi, più di qualcuno ha, invece, notato qualche ritocco dei prezzi all’insù, dal 10 al 20 per cento in più rispetto allo scorso anno, e qualche taglio sulle porzioni decretando che gli stand più a buon prezzo sono quelli del castello, che propongono assaggi diversi in modo da poter provare più piatti.
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Peccato, però, che venerdì alle 13 soltanto pochi stand fossero aperti – molti standisti erano al lavoro e hanno aperto a sera – costringendo molti avventori saliti sul colle a tornare giù per poter assaggiare più di un piatto.
Tra le specialità in vetrina non mancano affettati e formaggi, piatti che si possono trovare in una buona parte degli stand presenti alla kermesse. In piazza Duomo per una porzione di speck o prosciutto di Sauris si spende 5 euro, 6 invece per gli altri affettati e formaggi, anche in piazza XX Settembre. In piazza San Giacomo la degustazione di San Daniele si paga 6 euro, lo stesso vale per i formaggi e gli affettati misti, mentre in castello la Pro loco San Daniele li propone a 4,5 euro (5 euro per il piatto di trota, l’altra specialità della località). Passando ai primi, le varietà sono infinite e i prezzi variano dai 5 ai 7 euro a seconda degli ingredienti e delle porzioni. Tanti gli gnocchi proposti nelle varie piazze e vie, da quelli con ragù di cervo (5,5 euro), alla zucca (5 euro) in piazza XX Settembre e Venerio, a quelli “montanari” di Carnia e Val Canale a 6 euro (c’è anche quello ripieno al formadi frant da 7 euro) e poi con coniglio (7,5/4 euro) all’oca (5 euro), al ragù di toro (4, 5 euro), bufalo (3,5 euro) e, naturalmente, quelli di Godia a 5,5 euro proposti con cinque varietà di sughi. E ancora cjarsons (5 euro), cestini di frico, primi con ragù di carne e pesce.
Altra tipicità che alla principale festa dell’enogastronomia non può mancare è sicuramente il frico: i prezzi variano da 5 a 6,5 euro e i più gettonati sono quelli di Coderno (5 euro), e quello di Carpacco (5,70 euro), anche se tutti gli altri stand riescono comunque a distinguersi nella preparazione riscontrando successo. E qui, per gli appassionati, c’è n’è veramente per tutti i gusti, da quello classico, morbido o croccante, alle erbe, con le patate, con lo speck, con i formaggi di Ovaro e c’è persino quello con lo sclopit e alla zucca preparati dalla Pro loco di Zompicchia a 6 euro.
Tra i secondi ci si può sbizzarrire con piatti di carne e pesce che accontentano tutte le tasche, anche se si parte dai 7 per arrivare anche ai 15 di un piatto unico. Una frittura di pesce, un filetto di branzino e il tonno alla griglia di San Giorgio di Nogaro circa 10 euro, in Venerio i pescatori di Marano Lagunare propongono il pasticcio di fasolari a 10 euro, mentre le carni spaziano da quelle di pezzata rossa, in via Aquileia, a toro, bufalo, oca, coniglio e maiale. Infine, i dolci, con le immancabili frittelle di mele e in generale torte, gubane e strudel, ma anche dessert a base di fragole e lamponi di Attimis, 3 euro a porzione. Protagonista accanto al cibo è il vino, la cui offerta è veramente variegata e infinita e si parte da 1,20 per arrivare anche a oltre 5 euro per le etichette più pregiate.
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