Friuli, due giovani annegano nei fiumi
Le tragedie a pochi chilometri di distanza. Tuffo fatale nel Natisone per un 19enne del Burkina Faso. E a Nimis un profugo nigeriano perde la vita mentre fa il bagno nel Cornappo.
NIMIS. Ha fatto oltre una decina di chilometri in bicicletta assieme ad un amico per l’agognato bagno nel rinfrescante Cornappo. Ma la gioia è durata pochi attimi e si è trasformata in tragedia. Ha avuto un malore mentre si trovava in acqua ed è annegato senza che il compagno riuscisse a soccorrerlo. Così ieri pomeriggio ha perso la vita il nigeriano Isaac Nyocu, 32 anni nativo di Abia e dal 16 maggio ospite a Nimis dell’albergo Trieste assieme a 18 connazionali. Altri 12 sono stati sistemati in un’altra struttura del paese dopo essere stati spediti in Friuli Venezia Giulia da Lampedusa, dove erano giunti come clandestini. Ieri pomeriggio l’uomo, assieme ad un suo amico ha deciso di tuffarsi nel Cornappo.
Dopo pranzo è partito dall’albergo che si trova nella piazza principale del paese. Sistemate le biciclette qualche chilometro dopo Torlano, accaldati si sono tuffati in acqua. Poche le bracciate e immediato il malore: forse per una congestione, aveva pranzato da poche ore, uno sbalzo di temperatura o non sapeva nuotare. Di fatto è scomparso in un battibaleno e i sommozzatori provenienti da Trieste lo hanno ritrovato un centinaio di metri più in basso. Il corpo era adagiato su un fondale di quattro metri. E c’è voluta oltre un’ora per i soccorritori per recuperare il corpo. L’allarme poco prima delle 18 lo ha dato il suo amico e la segnalazione è giunta dopo 20 minuti ai vigili del fuoco di Gemona che sono accorsi in massa sul luogo della tragedia. Un’autoscala che si è rivelata inadatta al recupero del corpo e altri tre mezzi. Di fatto una volta individuato il corpo senza vita del nigeriano, sono stati tre sommozzatori del distaccamento di Trieste a tuffarsi nelle gelide acque del Cornappo e a recuperarlo. Alla complessa operazione ha partecipato anche personale del nucleo speleo-fluviale di Udine. Sul posto assieme agli agenti del commissariato di Cividale e dei carabinieri ha svolto il suo lavoro anche il medico legale Roberto Desinan.
Una volta recuperata la salma, un amico della vittima accompagnato dal titolare dell’albergo Trieste dove Isaac Nyocu alloggiava dal 16 maggio hanno recuperato le due biciclette, una mountain bike e una city bike, oltre ai pochie effetti personali: un paio di jeans, una maglietta chiara e delle scarpe sportive. Sul posto della tragedia ha sostato a lungo parlando con le forze dell’ordine il neo sindaco Walter Tosolini che conosceva di vista il trentaduenne: «lo avrò visto due-tre volte in paese, è una tragedia che lascia l’amaro in bocca». E all’albergo Trieste il titolare rammenta come al mattino proprio alla vittima aveva fatto una ricarica del cellulare. «Così posso parlare con la mia famiglia in Nigeria. Mi faccio mandare i soldi e ti restituisco tutto» aveva promesso Isaac.
Riesce a trattenere la rabbia a stento e sibila un eloquente «li hanno abbandonati nel nostro paese». Walter Tosolini, fresco sindaco di Nimis evita di parlare «altrimenti sono costretto a dire verità spiacevoli che significano soltanto grane e polemiche per il nostro paese». E l’aria pesante e la tristezza - dopo la morte del 32enne Isaac Nyocu (nella foto) - la si percepiva anche nell’albergo Trieste che si staglia nella piazza principale del paese. Dietro una vetrata ci sono tutti i 18 amici e compagni di avventura dell’uomo che poche ore prima aveva pranzato con loro.
«Queste persone le ho portate di mia iniziativa a fare una visita medica, e oltre ai pasti mi sono dovuto preoccupare di dar loro anche delle medicine», racconta il titolare dell’albergo. «Ho 5 figli e non me la sento di abbandonarli come qualcuno ha fatto e non parlo certo della nostra comunità. Mi sono dato da fare in modo che potessero avere delle biciclette per potersi muovere con maggiore autonomia».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto