Friuli: in 47 mila vivono con 500 euro al mese
A tirare la cinghia, ormai, ci hanno quasi fatto l’abitudine. Ma ora diventa più dura per gli anziani con pensioni basse: a Udine e in provincia sono oltre 47 mila.

di
Paola Lenarduzzi
UDINE.
A tirare la cinghia, ormai, ci hanno quasi fatto l’abitudine. Ma ora diventa più dura per i tantissimi anziani con pensioni basse: a Udine e provincia sono oltre 47 mila (dati dell’Inps) coloro che devono barcamenarsi con meno di 500 euro il mese. Ma non va meglio per chi ne percepisce 600-800.
Per tanti di loro i problemi raddoppiano, visto che si trovano costretti anche ad aiutare in qualche modo i figli, a loro volta stritolati da difficoltà con il lavoro.
E allora aumentano le richieste di aiuto a istituzioni e associazioni di volontariato, mentre c’è chi chiede di fare qualche lavoretto in nero – riparazioni, tinteggiature, pulizie in casa – per aggiungere qualche soldo al bilancio di famiglia. E al supermercato si punta sui beni indispensabili.
«La situazione è davvero molto molto pesante – commenta il rappresentante della Spi Cgil provinciale Gino Fontana –. Ci troviamo di fronte a persone che dopo aver dedicato una vita al lavoro non solo sono costrette a rinunciare a piccole spese per lo svago, ma non riescono letteralmente ad arrivare a fine mese. Gran parte dei nostri associati si trovano a dover gestire una media di 700-800 euro mensili con una moglie a carico. Com’è possibile?».
Se poi c’è un affitto da pagare non se ne esce fuori, «è inevitabile ricorrere all’aiuto del Comune o della parrocchia». E in presenza di un familiare che ha bisogno di aiuto perchè ha perso il lavoro o si trova in cassaintegrazione, allora diventa un dramma. «Situazioni come questa se ne riscontrano parecchie nella Bassa, e comunque nei posti dove fabbriche piccole o medie hanno chiuso o sono in crisi», aggiunge Fontana.
E si temono momenti ancora più difficili per l’anno che verrà. «Se è vero che si prevede una via d’uscita dalla crisi economica – continua il rappresentante del pensionati della Cgil –, questa non avrà certo ripercussioni immediate per i pensionati con le minime. Anzi, noi ci aspettiamo momenti ancora più difficili, perchè quest’anno si è bene o male riusciti a spuntarla fuori grazie anche a quanto era stato accantonato negli anni più favorevole. Per tanti, anche quel margine si è affievolito».
La Cgil è impegnata in questi giorni con vari incontri assieme a sindaci e amministratori locali per cercare di far fronte alla situazione «e comunque le istituzioni regionali non ci pare stiano facendo molto».
Anche la Cisl pensionati si sta muovendo per cercare di fare in modo che funzionino almeno le piccole misure di sostegno a favore delle famiglie in difficoltà. «Come le Social card – spiega Giulio Greatti della Fnp Cisl –. A tutt’oggi ne sono state distribuite la metà di quante propagandate dal governo e non senza difficoltà burocratiche. Almeno nella nostra provincia, poi, non si è vista l’integrazione di 60 euro promessa dalla regione. Un altro incentivo importante è rappresentato dal bonus gas e dal bonus energia, ma è chiaro che si tratta di interventi una tantum che non risolvono le situazioni. Sarebbe opportuno un qualcosa di duraturo, ma non si vede».
E anche dall’osservatorio della Cisl la percezione della situazione in provincia è preoccupante. «Ci sono soci che ci scrivono spiegandoci che non possono rinnovare l’iscrizione al sindacato perchè non hanno soldi. Si risparmia anche su poche decine di euro l’anno – conclude Greatti – e questa la dice lunga...».
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