Friulia senza liquidità tra maggiori rischi e nessuna cassaforte

La finanziaria ha chiesto un prestito alla controllata Finest. La crisi da affrontare tra incognite e strategie

UDINE. Un rebus con tre incognite: la liquidità, i rischi di operazioni finanziarie che hanno coinvolto più controllate indebolendo il sistema, una cassaforte – Autovie Venete – che non potrà più essere aperta a proprio piacimento. Il futuro di Friulia passa attraverso scelte strategiche più che attraverso caselle politiche e la neogiunta regionale dovrà lavorarvi da qui a fine anno di buon passo. Perché chiunque sarà designato a guidare la fuoriserie del parco “auto” regionale dovrà avere la garanzia di trovare la benzina per mandarla avanti.

Liquidità

La crisi economica ha inciso pesantemente anche sulla finanziaria regionale. Da un lato molte delle partecipazioni nelle aziende del territorio hanno perso valore – diverse aziende hanno dovuto affrontare procedure di liquidazione o concordati – dall’altra c’è stata una riduzione progressiva dei finanziamenti concessi alle imprese. Come ricordava il professor Fulvio Mattioni in un recente convegno, la partecipate regionali specializzate nell’erogazioni del credito – Mediocredito, Frie, Friulia e Finest – tra il 2008 e 2012 hanno visto ridurre a quasi un terzo, nel loro complesso, i finanziamenti concessi che sono passati da 879 a 354 milioni di euro. In questo contesto Friulia si è trovata ad affrontare per la prima volta nella sua storia il problema della carenza di liquidità. Un problema che di recente ha cercato di affrontare chiedendo un “prestito” alla controllata Finest. L’operazione – una lettera da Friulia è arrivata nella sede pordenonese alcune settimane fa – non è però andata in porto. Problema risolto? Lo si scoprirà alla presentazione del prossimo bilancio, a dicembre.

I rischi

Il secondo fattore di debolezza che ha colpito la “casa madre” è quello di aver condotto operazioni finanziarie in mix, in compagnia di altre due società “di casa”: Mediocredito e Frie. Se il fondo di rotazione gode ancora di buona salute, Mediocredito ha presentato un bilancio 2012 con un buco di 7,2 milioni di euro di perdite (ndr si veda il Messaggero Veneto di domenica 7 luglio). L’impegno di tre canali della Regione su operazioni ad alto rischio non ha prodotto l’effetto di dividere le negatività per tre, ma ha ingessato l’operatività delle società riducendo la diversificazione degli investimenti.

Cassaforte addio

Quando Riccardo Illy e la sua giunta costituirono Friulia Holding, nel 2007, la ammiraglia regionale aveva un motore dalle alte prestazioni: Autovie Venete, la concessionaria autostradale che regalava ogni anno utili milionari da ripartire tra i soci privati – le banche – con soddisfazione di tutti i partner che hanno permesso la nascita della holding. Quel tempo però è finito e non solo a causa della crisi economica. Autovie Venete è impegnata in un’operazione titanica – la realizzazione della terza corsia – che necessariamente immobilizza tutte le risorse (non va dimenticato, infatti, che la principale leva finanziaria della terza corsia sono i pedaggi oltre a un mega prestito bancario ancora nel limbo). Poi la società, che ora dovrà affrontare il nuovo piano finanziario, deve fare a sua volta i conti con un’incognita non trascurabile: la scadenza della concessione autostradale nel 2017, praticamente domani. Una partita da giocare tutta a livello politico e tutta fuori dai confini del Friuli Venezia Giulia.

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