Frode milionaria, rallysta nei guai

MANZANO. Sponsorizzazione dopo sponsorizzazione, erano riusciti ad accumulare un’autentica fortuna. E a trasformare la comune passione per le gare di rally in uno straordinario volano economico. Per arrivare a tanto, però, Claudio De Cecco, 49 anni, pilota pluripremiato di Manzano, e sua moglie Sabrina Colussi, 47 anni, legale rappresentante della “Friulmotor srl” di Manzano, di cui lui era l’amministratore di fatto, non si sarebbero accontentati di vendere spazi pubblicitari a prezzi già di per sè elevati.
Complice una rete di imprenditori compiacenti, a loro volta appoggiati a una miriade di società “fantasma”, la coppia avrebbe messo in piedi un meccanismo in grado di garantire l’abbattimento della tassazione sui ricavi e la disponibilità di denaro contante fintamente destinato a sostenere spese inesistenti. Per un totale calcolato in circa 25 milioni di euro di false fatture e di 3,8 milioni di euro di imposta evasa.
Accusa e difese. Una frode fiscale a sei zeri, dunque, scoperta dalla Guardia di finanza di Udine più di due anni fa, confluita in breve nei faldoni dell’inchiesta aperta dal sostituto procuratore Marco Panzeri a carico di sette persone e culminata nei mesi scorsi nel sequestro di case e terreni dei coniugi per un ammontare di circa 3,3 milioni di euro.
Lunedì scorso, nell’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Udine, Roberto Venditti, le difese dei quattro imprenditori per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio - per gli altri tre, tutti non friulani, il pm ha disposto lo stralcio nelle Procure di competenza - hanno presentato le rispettive richieste.
De Cecco, assistito dall’avvocato Giovanni Battista Campeis, ha optato per il patteggiamento di una pena di due anni di reclusione, sospesa con la condizionale, con confisca per equivalente dei beni già sottoposti a sequestro preventivo. Colussi, difesa dall’avvocato Ezio Franz, ha chiesto di essere ammessa al rito abbreviato semplice. Degli altri due indagati, Daniele Abramo, 45 anni, di Udine, ha chiesto attraverso l’avvocato di fiducia Tania Cattarossi il termine a difesa, mentre Predrag Raden, 40, bosniaco e irreperibile, assistito dall’avvocato Marco Fattori, affronterà l’udienza preliminare. Il giudice ha rinviato il procedimento al 27 maggio.
Una “filiera” verticale. Era stata un’ordinaria attività ispettiva delle Fiamme gialle nei confronti di alcune delle società coinvolte nella frode a rilevare alcune anomalie e fare scattare gli ulteriori accertamenti. Troppo alti, a parere dei finanzieri, gli importi dei costi sostenuti per le lavorazioni e i pezzi di ricambio delle auto e non meno sospetti anche i quotidiani prelievi effettuati dall’amministratore dai conti correnti della società per pagare le fatture (fino a 60 mila euro in contanti, seppur “frazionati”, a settimana). L’ampliamento delle indagini aveva così portato all’individuazione, a monte della “filiera” di fatture fittizie venute via via a galla, di De Cecco e della sua società. Un’azienda nota in tutta Italia nel settore delle sponsorizzazioni e del noleggio di auto da competizione, cui il “trucco” delle fatture per operazioni inesistenti (prestazioni di servizio di vario genere) avrebbe consentito di evadere Iva per milioni di euro, in un arco temporale compreso tra il 2006 e il 2010.
Le società “fantasma”. Perchè ciò fosse possibile, secondo gli investigatori, la “Friulmotor” si sarebbe circondata di una serie di società “amiche”, amministrate da imprenditori disposti a emettere le false fatture che avrebbero permesso a De Cecco di annotare costi inesistenti in contabilità: Abramo e Raden, appunto, in qualità - prima uno e poi l’altro - di legali rappresentanti della “Friultecno Sport srl” di San Giovanni. Va da sè come, per non rimetterci a loro volta, anche le società compiacenti avrebbero studiato un meccanismo di falsa documentazione per acquisti di carburante, pneumatici e pezzi di ricambio da parte di società di diritto estero con sede dichiarata in Paesi balcanici, ma di fatto mai esistite. Inventate di sana pianta, insomma, per impedire una qualsiasi ricostruzione contabile dell’attività economica delle imprese italiane.
Sigilli a case e terreni. Una volta inquadrato il sistema, il pm aveva chiesto e ottenuto dal gip il decreto di sequestro preventivo di tutte le disponibilità della coppia: 1 milione 866.240 euro per De Cecco e 1 milione 453.294 euro per la Colussi. Il provvedimento, eseguito sempre dai finanzieri, aveva interessato prevalentemente immobili (una casa, un’autorimessa cointestate a Manzano e un’altra casa di lei a Premariacco) e terreni (uno cointestato a Manzano e parti di bosco appartenenti a lui e sparse tra Forgaria, Trasaghis e Tavagnacco), oltre alla Mercedes A 200 della Colussi (nel frattempo dissequestrata) e due Vespe di De Cecco.
Acquirenti ai raggi X. L’attività investigativa è tutt’altro che terminata. Oltre a valutare l’eventuale coinvolgimento nella frode di altre società, le Fiamme gialle e l’Agenzia delle Entrate stanno proseguendo nelle verifiche amministrative delle aziende finali, ossia dei “clienti” friulani dei contratti di sponsorizzazione (pagati anche più di 200 mila euro a stagione). Per quanto non indagati, potrebbero vedersi contestati i costi indeducibili, proprio perchè relativi a importi ritenuti non pertinenti ed eccessivi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto