“Fuitina” d’amore, 6 mesi e madre risarcita

Udine: l’uomo era accusato di sottrazione di minorenne per essere andato in Spagna con la fidanzata
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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UDINE. Sei mesi di reclusione senza il beneficio della sospensione condizionale della pena, per essersi portato la fidanzata minorenne in Spagna, nonostante il parere contrario dei genitori della ragazza, e 2 mila euro di risarcimento alla madre, costituitasi parte civile, per i danni causati con il suo comportamento. Ma anche l’assoluzione con la formula “perchè il fatto non sussiste” dall’accusa di avere tenuto la giovane in casa propria per un paio di mesi, prima di partire per la Spagna. Si è chiuso così il processo a carico di un 32enne di Udine accusato di due ipotesi di sottrazione di minore (consensuale la prima e con trattenimento all’estero la seconda) dal pm Claudia Finocchiaro e finito davanti al giudice monocratico Emanuele Lazzàro. Il vpo Alessandra Cadalt aveva concluso, chiedendo la condanna dell’uomo a un anno di reclusione, mentre il legale di parte civile, avvocato Francesca Todone, aveva sollecitato un risarcimento pari a 3 mila euro.

Era stata la madre a mettere in moto il procedimento, con la denuncia presentata in Questura contro il ragazzo della figlia. La “fuitina” nell’abitazione dell’allora 30enne era cominciata il 26 dicembre 2010. Un alloggio che la madre descrisse alla polizia come «fatiscente e sporco», evidenziando anche lo «stato di disagio» nel quale il giovane, peraltro già noto alle forze dell’ordine, si trovava e raccontando di avere per questo costretto sua figlia «a elemosinare per strada». Poi la fuga verso la Spagna, dove la ragazza seguì il compagno, abbandonando anche la scuola. Fu la polizia di Barcellona, il 18 marzo, a rintracciarla e rispedirla in Italia. Dove, su decreto del tribunale civile di Udine, la ragazza, già seguita dai servizi sociali di Udine, era stata poi collocata in una comunità veneta.

Nell’arringa, il difensore dell’uomo, avvocato Nicoletta Menosso, aveva cercato di valorizzare le dichiarazioni rese dalla ragazza e da sua sorella, concordi nel precisare come fosse stata la madre, da tempo separata dal marito, a cacciarla da casa. E come questo l’avesse già costretta, in qualche occasione, a trovare ricovero al pari di altri senzatetto in una caserma abbandonata. Il legale ha anche ricordato come il proprio assistito fosse solito, prima della denuncia, frequentare la casa della ragazza e come l’avesse spesso affiancata nei compiti e in altre incombenze. Quanto al viaggio all’estero, l’avvocato Menosso ha tenuto a precisare come l’intenzione del giovane fosse di recarsi in Spagna da solo e come fosse stata una scelta autonoma della minorenne, una volta racimolato il denaro necessario, seguirlo.

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