Funerali per la pentita che visse a Udine

Giornata alla memoria di Lea Garofalo. Denunciò gli affari della ’ndrangheta e per questo fu uccisa
FILE - This file photo released by the Italian police on Oct. 18, 2010, shows Lea Garofalo in an unknown location. Garofalo, a woman who dared to cooperate with police in the fight against a dreaded Italian mob network was murdered, her body dumped in a barrel of acid in the countryside near Milan. Her 17-year-old daughter stepped forward and testified, helping to send six people to prison for life. (AP Photo/Italian Police, File)
FILE - This file photo released by the Italian police on Oct. 18, 2010, shows Lea Garofalo in an unknown location. Garofalo, a woman who dared to cooperate with police in the fight against a dreaded Italian mob network was murdered, her body dumped in a barrel of acid in the countryside near Milan. Her 17-year-old daughter stepped forward and testified, helping to send six people to prison for life. (AP Photo/Italian Police, File)

Una giornata dedicata alla memoria di Lea Garofalo, testimone di giustizia calabrese uccisa dalla ’ndrangheta nel 2009. Saranno celebrati sabato 19 ottobre a quasi quattro anni dalla sua morte, i funerali della collaboratrice di giustizia che, dal dicembre 2006 all’ottobre 2007, abitò nella zona di Chiavris, insieme alla figlia adolescente, all’epoca regolarmente iscritta a un istituto superiore friulano.

Insieme vivevano in un condominio in via Tolmezzo al civico 1. Si era trasferita in Friuli per vivere una vita vissuta in incognito, sotto falso nome, con la paura di essere scoperta. Cosa che avvenne la sera del 24 novembre a Milano a pochi passi da Corso Sempione, dove fu prelevata e condotta in un casolare alle porte di Monza, quindi torturata, strangolata e bruciata. Una trappola organizzata dal suo ex compagno Carlo Cosco.

Appena maggiorenne aveva conosciuto quel giovane che frequentava pessime compagnie. E con lui aveva avuto una figlia. Ben presto si ritrovò a vivere una vita che non poteva accettare: dopo aver perso padre e fratello, uccisi dalla ’ndrangheta, decise di sollevare il velo sugli affari del clan e collaborare con la giustizia.

Da allora cominciò a descrivere la geografia del crimine in Calabria e a vivere sotto protezione, cambiando residenza e nome, sfuggendo agli agguati, fino al novembre 2009, quando l’ex compagno le chiese un incontro per parlare della figlia. E lei accettò andando incontro alla morte.

Sabato a Milano sarà celebrato il funerale civile e sarà data sepoltura ai suoi resti, a quattro anni da quella tragica morte. Per l’occasione saranno stampate 3 mila bandiere e migliaia di copie di un segnalibro con una frase scritta dalla figlia di Lea: «In ricordo della mia giovane mamma uccisa per il suo coraggio».

Prenderanno la parola il sindaco Giuliano Pisapia e don Luigi Ciotti. «Tutti noi abbiamo un debito con chi è stato ucciso e con chi è rimasto solo - ha commentato don Ciotti –. In piazza leggeremo alcuni passaggi del diario di Lea. È importante che la gente sappia».(a.c.)

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