Furti di rame alla Telecom, maxisequestro della Polfer
PORDENONE. Cercando i ladri del rame in ferrovia si sono imbattuti in altro rame. Sottratto anch’esso, ma alla Telecom. L’attività investigativa della Polizia ferroviaria di Pordenone ha preso una decisa sterzata due mesi fa, puntando dritta in Veneto, nel Coneglianese, dove nella mattinata di martedì scorso, in un’azienda sono state scoperte quasi 5 tonnellate del prezioso materiale, valore circa 30 mila euro tenendo buoni i 6 euro al chilogrammo di quotazione attuale sul mercato.
Il materiale è stato sequestrato e nei confronti del titolare dell’azienda è stato aperto un fascicolo in procura, non solo legato al possesso del materiale, ma anche all’ipotesi di reato di violazione delle norme in maniera ambientale (decreto legge 152 del 2006), in particolare per quanto attiene lo stoccaggio e la gestione di questo particolare materiale, alla stregua di rifiuto metallurgico.
L’indagine, complessa dal punto di vista amministrativo – al vaglio la documentazione relativa al materiale presente nell’azienda e in altre due imprese, non collegate alla prima, sempre del Coneglianese – non s’è ancora chiusa e, si lascia trasparire tra le pieghe, potrebbe portare a ulteriori novità.
Novità prossime venture. Come resta da definire il quadro accusatorio nella sua intierezza, una volta accertate le responsabilità: oltre al reato di ricettazione, potrebbe essere contestato quello di furto. Come accaduto in altri casi analoghi, tutto nasce dall’interpretazione del possesso di materiale di dubbia provenienza.
L’indagine è coordinata dalla procura del tribunale di Pordenone (pm Federico Facchin): all’attività investigativa ha contribuito il comando della Guardia di Finanza di Conegliano, la quale ha collaborato alle tre perquisizioni delegate effettuate nelle imprese venete, una delle quali avrebbe precedenti specifici in materia.
L’indagine, si diceva, ha preso le mosse da una serie di accertamenti sui furti di rame in ambito ferroviario, vera piaga negli ultimi anni anche in Friuli Venezia Giulia. È investigando su alcuni “colpi” messi a segno, in passato, sulla linea Udine-Venezia, in particolar modo nella tratta Conegliano-Sacile, che gli uomini della Polfer di Pordenone, al comando di Stefano Cadelli, si sono imbattuti nel rame della Telecom. All’azienda telefonica si è giunti da alcune iscrizioni presenti nei cavi, prelevati dalla bobina che li conteneva, rinvenuti nell’azienda coneglianese.
Cavi per 4 tonnellate e 680 chilogrammi: non certo “noccioline”, comunque distanti da un sequestro record di 20 tonnellate effettuato nel dicembre dello scorso anno e sempre dalla Polfer pordenonese in un deposito di Fontanafredda. Stesso copione allora come adesso.
Gli inquirenti avevano posto i sigilli al deposito e sequestrato il rame. Il materiale rinvenuto a Fontanafredda non era iscritto nell’apposito registro dove andrebbe annotata la provenienza, l’utilizzo e l’eventuale successiva rivendita. Una normativa molto rigida, dal momento che si tratta di materiale di elevato valore.
Sono decine i furti di rame che negli ultimi mesi si sono registrati nel Friuli occidentale. In alcuni casi gli autori degli illeciti sono stati identificati, in altri no. Dalle aziende ai cimiteri, dalle grondaie ai fili elettrici, chilogrammi del cosiddetto oro rosso sono spariti nel corso dei mesi.
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