Fusione tra Sesto e Cinto? «Si può fare»

Il sindaco del Comune veneto rinnova l’invito ai vicini friulani. Marcello Del Zotto: «Sintonia innegabile, ma iter complicato»

SESTO AL REGHENA. Il Comune di Cinto Caomaggiore guarda con favore a un’eventuale fusione con Sesto al Reghena. Il sindaco del comune veneto, Gianluca Falcomer, che non ha mai nascosto le sue simpatie friulaniste, non usa mezze misure.

E anche se Cinto e Sesto appartengono a due regioni diverse, secondo lui l’unificazione territoriale è possibile. «Si può fare, spulciando i regolamenti è tutto possibile», sostiene Falcomer.

Meno possibilista è il primo cittadino di Sesto al Reghena, Marcello Del Zotto. «Innanzitutto – afferma il sindaco –, Cinto dovrebbe prima cambiare regione di appartenenza. Poi, si vedrà».

Ma intanto l’argomento tiene banco. Occorre fare un passo indietro sino al 26 marzo 2006. Già allora si parlava di emorragia di risorse per i comuni di confine, al punto che vennero creati finanziamenti ad hoc per fermare le spinte separatiste. Cinto Caomaggiore scelse di ricorrere al referendum.

L’anno prima, nel 2005, il quorum dei “sì” non fu raggiunto nel comune di San Michele-Bibione, Cinto andò al voto referendario assieme ad altri comuni dell’Alto portogruarese, come Pramaggiore, Teglio, e Gruaro.

I “sì” al cambio di regione furono prevalenti, ma soltanto a Cinto la consultazione fu valida, in quanto i “sì” superarono la maggioranza degli elettori, cosa che avvenne qualche mese dopo pure a Sappada.

Ora, il passaggio di Cinto al Friuli si è fermato alla commissione bilancio della Camera. Non si sa ancora se in termini economici allo Stato convenga rispettare la volontà popolare o mantenere lo status quo penalizzando la scelta dei cittadini.

Ma Gianluca Falcomer, tempo fa segretario dell’associazione Pordenone-Portogruaro (già Dai monti al mare), è convinto: la fusione si può fare.

«Il nostro territorio – dice il giovane sindaco di Cinto – ormai forma una conurbazione con Sesto. Dal punto di vista urbanistico, le due realtà sono già unite, ricalcando quasi il modello di Sesto e Cordovado. Ormai non si riesce più a distinguere dove finisce Settimo di Cinto e dove comincia Marignana di Sesto. Oltretutto, fra Cinto e Sesto c’è sempre stata sintonia. Sono numerose le famiglie cintesi trasferitesi a Sesto. Da un anno, inoltre, Sesto rientra nel progetto del parco Lemene-Reghena. Io credo alla fusione dei comuni, e dai documenti in possesso non ci sono ostacoli, sebbene apparteniamo a due regioni diverse».

Non è così ottimista Marcello Del Zotto. «Premetto – dichiara – che con l’amministrazione di Cinto c’è sintonia, i due comuni sono al centro di numerose iniziative. Ma Cinto appartiene ancora al Veneto. Credo si debba prima superare questo scoglio. Stiamo a vedere cosa succede negli uffici romani».

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