Fvg in pressing sul Governo per riaprire i negozi: ecco come si muovono le altre Regioni

«Le Regioni hanno un rapporto molto diretto con il territorio, dunque è giusto che venga data loro la possibilità, all'interno di un quadro deciso dal governo nazionale, che condividiamo perché siamo collaborativi, di muoversi con maggiore libertà».
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga. Ribadendo che la situazione del Fvg è paragonabile a quella di una regione del Sud in quanto alla pandemia, Fedriga ha ricordato che «occorre dare risposte mirate, uniformarsi rispetto alle esigenze di un territorio».
Come potremmo spiegare ai cittadini che le misure da prendere in un territorio particolarmente colpito debbano essere applicate anche alla Calabria e al Molise, dove i contagi sono bassissimi?», ha aggiunto il governatore.
Fedriga non vuole arrivare allo strappo con Roma, ma nel caso in cui il Governo non dovesse accogliere la richiesta presentata all’unanimità dalle Regioni – cioè riaprire i negozi da lunedì 11 e scelte locali dal 18 maggio – allora potrebbe forzare la mano magari – si mormora – con una possibile ordinanza comune di tutti i presidenti, o buona parte di essi, da firmare entro domenica 10.
Ma come si muovono le altre Regioni? Ne abbiamo prese in esame quattro, quelle in cui negli ultimi giorni si sono registrate novità in merito ai provvedimenti anti-contagio in vigore nella fase 1, con alleggerimenti nei confronti di diverse limitazioni.
Alto Adige: una legge provinciale che libera quasi tutti
Il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompastcher ha scelto la strada della sfida a Roma attraverso l’approvazione di una legge valida sul suo territorio, e non una semplice ordinanza, per gestire in totale autonomia la “fase 2” in Sudtirolo.
La legge, approvata giovedì notte dal Consiglio provinciale senza alcun voto contrario, determina la ripresa graduale delle libertà di movimento dei cittadini, delle attività economiche e delle relazioni sociali in tutto l’Alto Adige a seguito dell’emergenza legata al coronavirus.
Da lunedì 25 maggio, inoltre, riapriranno anche le strutture ricettive e gli impianti a fune, mentre i servizi di assistenza all’infanzia potranno ripartire da lunedì 18 con gruppi ridotti: al massimo quattro bambini per gruppo negli asili e sei nelle elementari, per mezza giornata senza il vitto.
Le scuole superiori possono già offrire servizi di consulenza didattica ai maturandi, purché i gruppi siano di al massimo sei studenti, a distanza di almeno due metri gli uni dagli altri.
La Provincia ha anche deciso di istituire una commissione di esperti che monitorerà la curva da contagio e proporrà provvedimenti conseguenti, compresa la sospensione delle attività riaperte. Il Governo ha annunciato l’intenzione di impugnare la norma per quanto riguarda la sezione legata al lavoro.
Puglia: estetiste e parrucchierI al lavoro dal 18
l governatore della Regione Puglia Michele Emiliano (nella foto) ha emanato giovedì sera un’ordinanza in materia di attività dei centri estetici, di bellezza, inclusi i saloni di acconciatura, con efficacia dal 18 maggio e valida sino al 1° giugno quando dovrebbe comunque essere autorizzato il ritorno al lavoro di queste categorie in tutto il territorio. Una decisione presa al termine dell’incontro con i rappresentanti pugliesi di parrucchieri, estetisti e saloni di bellezza.
In particolare, è consentita l’attività da parte degli esercizi di servizi estetici, servizi di bellezza, saloni di acconciatura a condizione che il tutto venga svolto per appuntamento, assicurando il rispetto delle misure generali per la prevenzione della trasmissione del virus e, in particolare, il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e della persona, la pulizia e la sanificazione degli ambienti di lavoro e l’uso di dispositivi di protezione individuale laddove il distanziamento fisico non possa avere luogo nonché nel rispetto delle misure specifiche di seguito stabilite.
L’attività è consentita a condizione che il titolare dell’esercizio abbia posto in essere le indicazioni previste dall’Inail e i protocolli allegati all’ultimo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, firmato da Giuseppe Conte lo scorso 26 aprile.
Calabria: ok al servizio esterno per bar e ristoranti
ono ormai nove giorni che nella Calabria guidata da Jole Santelli (nella foto) è consentito, come recita l’ordinanza firmata dalla governatrice lo scorso 29 aprile, la ripresa «delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto».
L’ordinanza, aveva spiegato Santelli, prevedeva «misure nuove, al pari di altre Regioni e alcune uniche sul territorio nazionale».
Provvedimenti che «parlano il linguaggio della fiducia» poiché «in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che la Regione ponga in loro fiducia: sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del Governo».
Una decisione che ha scatenato immediatamente una serie di polemiche. Sia a livello locale – con un gran numero di sindaci che hanno approvato ordinanze comunali tali da vietare l’applicazione di quella regionale nei propri municipi – sia nazionale.
Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, infatti, ha annunciato, e poi concretizzato, l’impugnativa da parte del Governo di fronte al Tar della Calabria. L’udienza è prevista per questa mattina con il Tribunale, però, che potrebbe rimandare tutto alla Consulta facendo dilatare notevolmente i tempi per una pronuncia.
Toscana: la Regione vuole aprire gli esercizi di prossimità
La Toscana vuole riaprire i negozi di vicinato già lunedì, a condizione che siano garantite particolari misure di sicurezza.
La richiesta è formulata al Governo dal presidente della Regione, Enrico Rossi (nella foto), e riguarda 18 mila 204 esercizi commerciali con dimensioni inferiori ai 300 metri quadrati.
Una posizione analoga a quella espressa giovedì a Francesco Boccia, in Conferenza Stato-Regioni, con il documento che anche la Toscana ha condiviso. La stragrande maggioranza degli esercizi per cui è stata chiesta la riapertura è composta da negozi di abbigliamento, oltre 7 mila 500, ma anche di pelletteria e scarpe, mobili e articoli per la casa, gioiellerie, prodotti tessili, articoli sportivi e giochi.
Per Rossi si tratta di «esercizi commerciali principalmente di prossimità, spesso utili alla vita sociale delle nostre città e dei quartieri, dei paesi più piccoli e disseminati sul territorio», legati alla stagionalità e per i quali «ritardare ancora l’apertura significherebbe compromettere la vendita di prodotti già acquistati».
La richiesta di apertura anticipata di una settimana sarebbe subordinata al rispetto di misure di sicurezza rafforzate, come la presenza di un cliente ogni 50 metri quadrati di superficie di vendita, oltre agli obblighi per clienti e personale di indossare guanti e mascherine e di disinfettare le mani.
«Credo che così – ha affermato Rossi – si possa conciliare il rispetto delle norme di sicurezza con la progressiva ripresa delle attività».
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