Gaiatto bis, chiuse le indagini: altre 120 querele

La Procura ha contato risparmi in fumo per 7,8 milioni di euro. I clienti hanno investito anche dall’estero attraverso il sito 



La Procura di Pordenone ha chiuso le indagini sul fascicolo “Gaiatto bis”, in cui sono confluite le querele per truffa sporte dai risparmiatori fra dicembre 2018 e febbraio 2019, dopo l’arresto dell’ex trader portogruarese, eseguito l’11 settembre dell’anno scorso. Sono 120 le denunce raccolte in poco meno di tre mesi dagli inquirenti. Arrivate da risparmiatori in prevalenza veneti e friulani, ma anche da altre regioni (Lodi e Bologna) e persino dall’estero (due hanno investito dalla Romania). Molti hanno agganciato le società della Venice online. Il procuratore Raffaele Tito e il pm Monica Carraturo, titolari dell’inchiesta sulla maxitruffa legata agli investimenti nel mercato dello scambio di valute (foreign exchange, o forex), non hanno potuto inserire queste ultime querele nel fascicolo principale, pena la scadenza dei termini. Così è stato aperto un fascicolo “Gaiatto bis”.

Il danno complessivo patito dai 120 risparmiatori ammonta secondo la Procura a 7.820.000 euro. I querelanti hanno investito complessivamente 11.126.000 euro, mentre sono stati loro restituiti 3.300.000 euro. Fra le persone offese figura anche l’ex imprenditore di Caorle Samuele Faè, arrestato poi dalla procura distrettuale antimafia di Venezia. Faè si era già costituito parte civile nel processo contro Gaiatto, ma in virtù dell’associazione per delinquere contestata all’imputato. La querela per truffa dell’ex imprenditore è stata inserita invece nel “Gaiatto bis”. Faè ha riferito agli inquirenti di aver affidato all’ex trader, suo conoscente, 9 milioni di euro, ma di aver ricevuto indietro poco più di 3 milioni.

Sono nove gli indagati in questo secondo filone, già coinvolti nella prima tranche dell’inchiesta (per la quale peraltro martedì si ritroveranno sul banco degli imputati dinanzi al tribunale collegiale di Pordenone). La Procura ha contestato tutte le nuove ipotesi di truffa a Fabio Gaiatto, 44 anni, alla procacciatrice di clienti Claudia Trevisan, 48 anni, di Fossalta di Portogruaro e a Massimo Minighin, 43 anni, il creatore del sito internet di Venice, anch’egli residente a Fossalta. Rispondono invece solo dei casi in cui sono stati espressamente citati in querela gli altri sei indagati: il consulente finanziario Giulio Benvenuti, 33 anni, vicentino, l’ex edicolante Massimiliano Vignaduzzo, 47 anni, di San Michele al Tagliamento, il quadro in azienda Marco Zussino, 52 anni, di Basiliano, l’ex subagente assicurativo ed ex consulente finanziario Luca Gasparotto, 49 anni, di Cordovado, il ragioniere palmarino Massimo Osso, 47 anni, l’agente assicurativo Moreno Vallerin, 44 anni, di Due Carrare.

Già quando sono emersi i loro nomi nell’inchiesta Zussino, Vallerin e Osso si sono dichiarati estranei alla truffa, spiegando di essere stati semplici investitori e non procacciatori di clienti per Gaiatto. Benvenuti, scoperto il raggiro, ha sollecitato i suoi clienti a sporgere denuncia contro la Venice. Per le difese, Trevisan era una semplice dipendente, l’informatico Minighin nulla sapeva della truffa, Vignaduzzo era pagato da una società estera e non poteva percepire le opacità del sistema. —



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