Garibaldi? E chi è? «Niente cittadinanza italiana»

Il no di Questura e Prefettura è stato poi corretto dal ministero. Ma la storia diventa un caso

PORDENONE. Non fosse vera, questa storia farebbe sorridere. In un Paese in cui - a chiederlo alla gente - non si sa che differenza passa tra la festa dell’Unità d’Italia e festa della Repubblica, chi è il leader del Pdl o quello dell’Udc, che cosa abbia fatto Garibaldi piuttosto che Mazzini, per ritenere un immigrato degno della cittadinanza occorre invece rispondere correttamente a queste e tante altre domande.

La conoscenza discreta della lingua e delle leggi fondamentali, non basta; avere un lavoro e tenerlo ininterrottamente per 16 anni, non vale; avere quattro figli, quattro bravi ragazzi che studiano e si impegnano, è ininfluente; una condotta esemplare e una fedina penale immacolata, nemmeno.

Accade così, e lo ha reso noto ieri Il fatto quotidiano anche con un reportage video realizzato a Pordenone, che Addai Richie Akoto, originario del Ghana in Italia da 16 anni, operaio dell’Electrolux di Porcia, si veda negare la cittadinanza perché all’intervista di un solerte funzionario della questura di Pordenone non ha risposto correttamente a domande come: «Lei sa chi è Beppe Grillo? Chi è il leader del Pdl? E Garibaldi, ha idea di chi era costui?».

Quesiti a cui Addai non ha saputo rispondere o ha fornito una risposta non corretta. Ma aveva dimostrato di sapere, però, chi fossero Napolitano e Monti, che l’Italia è una Repubblica parlamentare, che ci sono una Camera ed un Senato.

Addai legge piuttosto bene l’italiano, anche parole complesse di cui conosce il significato, perfezionato con l’esercizio quotidiano sulla «Gazzetta dello sport che leggo nel bar vicino a casa», ha spiegato. E non solo: ha anche una Bibbia «che leggo ogni sera».

Dunque, dimostra di possedere informazioni precise sul Paese in cui vive, conosce bene la lingua, lavora e mantiene la sua famiglia... Ma no, non è degno di ottenere la cittadinanza. Questo l’esito del “colloquio”, che fortunatamente la normativa ha cancellato, che Addai ha avuto in questura a Pordenone, ultimo atto di un lungo iter che prevede ben più stringenti requisiti oggettivi per “selezionare” le persone che possono chiedere di venire naturalizzati.

Questa fase del complesso iter, come detto, è stata eliminata, ma già all’epoca - e parliamo della fine dello scorso anno - il colloquio era sì richiesto insieme al parere, ma non era vincolante ai fini del pronunciamento del ministero. Evidentemente, in questo caso, il valore dell’intervista ha sopravanzato tutto il resto fino a condurre al diniego.

Oppure, è l’interpretazione meno benevola di Beppino Nosella sindacalista della Filcams, «si cercano escamotage per rallentare l’iter delle richieste, ostacolare i ricongiungimenti e i rinnovi dei permessi di soggiorno nel tentativo di scoraggiare gli immigrati».

«Occorrono i tempi tecnici per la notifica, ma il signor Addai Richie Akoto ha già ottenuto la cittadinanza», spiegano al Messaggero Veneto da questura e prefettura. Il ministero ha infatti deciso di accogliere la richiesta e l’ufficializzazione della conclusione positiva della sua domanda è solo questione di giorni.

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