Generazione perduta, la disperazione di due mamme: "Siamo impotenti. I nostri figli come Michele"

Berta e Michela sono due mamme che hanno deciso di raccontarsi al Messaggero Veneto. Entrambe vedono i propri figli stanchi, delusi, sconfitti dall'estenuante ricerca di un lavoro. Se i giovani sono i protagonisti del dramma del precariato, i genitori sono gli attori dietro le quinte, pronti a qualunque cosa pur di salvare i propri figli.
Mi chiamo Berta e sono una mamma. Mio figlio è la fotocopia di Michele e di tantissimi giovani che non hanno più la speranza e la voglia di combattere.
Parla con il suo stesso tono, si sente sfinito, abbandonato, deluso da questa società che continua imperterrita nel vecchio "modus vivendi": da una parte i figli dell'elite che possono tutto in ogni campo. Dall'altra i figli dei comuni mortali che si illudono di avere una dignità, un sogno, un lavoro.
No, è inutile dire che proprio per il lavoro non conta la preparazione, la voglia di esperienza e il mettersi in gioco. Quello che conta è solo la raccomandazione, la spinta giusta di qualcuno che, con i suoi "ammanicamenti", aiuta in cambio di un tornaconto.
Francesca, la ragazza di 27 anni, ha ragione ed è ammirevole che denunci questa realtà professionale dove i centri del lavoro, le agenzie interinali e quant'altro sono solo venditori di fumo che fanno tutto per il loro tornaconto ma nulla per i giovani e le loro aspirazioni, se abolirebbero questa realtà sarebbe meglio.
I COLLOQUI? NESSUNA COMPETENZA, "VINCE LA SIMPATIA A PELLE"
Per non parlare delle risorse umane che nei colloqui esaminano in base alla "simpatia a pelle", perchè i "curriculum" non li leggono neanche. Chiedono ai nostri ragazzi se sono disposti a lavorare anche nei fine settimana e nelle ricorrenze, se accettano di spostarsi, vogliono che la residenza sia in loco e poi stranamente assumono quelli di Trieste a Udine e quelli di Udine non possono fare il contrario.
I colloqui sono una farsa: per assumere legalmente chi vogliono loro devono dimostrare di aver selezionato almeno 10 o 20 candidati. Che schifezza!
QUELLO CHE SONO E QUELLO CHE CHIEDONO I RAGAZZI
I ragazzi chiedono coerenza e rispetto ma purtroppo ricevono in cambio solo cocenti delusioni. Non possono aspirare ad avere una famiglia ed una indipendenza economica, Non è vero che sono mammoni. I ragazzi di oggi sono disinteressati della politica perchè gli adulti con i loro comportamenti li tengono lontani e li nauseano non pensando che proprio i nostri giovani sono il nostro futuro.
Perchè questa società li porta al suicidio? Non è una debolezza e non serve chiedersi il perchè a fatto compiuto, non serve piangere dopo ma bisogna ascoltare ed intervenire ora e subito.
Concludo il mio sfogo con l'ammirazione per i genitori di Michele, per Francesca e tutti coloro che si fanno sentire, dovremmo essere tutti uniti a combattere per la speranza futura dei nostri ragazzi.
***
Mi chiamo Michela e sono una mamma. Vorrei lanciare il mio grido affinché la mia storia, la storia di mio figlio, la storia di tante famiglie venissero raccontate.
A volte ci sembra proprio di vivere ai confini del mondo, imprigionati in queste periferie, condannati a vivere senza che mai nessuno si accorga di noi: "Io sono stato qui e nessuno mai racconterà la mia storia" così era inciso in una pietra trovata in un campo di concentramento. Deve proprio finire così?
L'iniziativa di dare voce ai giovani è lodevole, ma dovremmo fare di più. Dobbiamo tentare di unirci, di mettere insieme le nostre competenze per aiutare i nostri figli. Questo è un appello rivolto a tutti i genitori di buona volontà. Il mercato del lavoro non può essere nelle mani di agenzie milionarie estere alle quali non importa nulla di ciò che succede qui e soprattutto delle persone!
MIO FIGLIO È COME MICHELE. TANTI RAGAZZI SONO COME MICHELE
Leggendo le parole di Michele, un groppo in gola mi ha portato al pianto più volte. Non mi sono posta il problema della sua autenticità, conosco fin troppo bene questa situazione... non mi sarebbero serviti controlli, non mi sarebbe servito saperne di più, se non per poter abbracciare i genitori ed esprimere loro tutto il mio dolore e la mia vicinanza.
Chi può dubitare della sua autenticità se non chi non ha e non avrà mai a che fare con i problemi di Michele? E se anche fosse stata un falso? Quanti giovani si trovano nella stessa situazione ed hanno fatto o pensato gesti estremi. L'ho sentito dire, a volte, anche da mio figlio: da quando ha completato gli studi ed è iniziata la ricerca di una occupazione.
LEGGI ANCHE: La mamma di Michele: "La lettera è vera, l'ho trovata nella tasca della giacca"
Mai un sì, mai un giorno di lavoro, neppure a gratis. E pensare che siamo nel “ricco” Nord-Est. Quante offerte di lavoro ho letto nella speranza di aiutarlo a trovare qualcosa. Quanti curricula ha inviato. Quante non risposte.
I pochi colloqui sempre negativi: chi ha avuto da dire sulla foto, chi l'ha rimproverato perché per passare il tempo avrebbe dovuto offrire servizi gratis, chi ha detto di cercare uno non ancora laureato, chi lo voleva con la laurea e in più con anni di esperienza, chi ha richiesto il suo progetto di tesi a scopo commerciale precisando che non avrebbe pagato, chi ha detto che i suoi lavori erano troppo artistici rispetto agli standard dell'agenzia, chi ha dato un compito da portare ad un successivo colloquio probabilmente allo scopo di “raccattare” idee gratis, chi ha detto che i suoi titoli erano troppo elevati rispetto al tipo di lavoro offerto...
Ciò che non posso dimenticare è la faccia di mio figlio al ritorno dai vari colloqui. A volte sono stata anch'io pesante dicendogli che non faceva abbastanza, ma d'ora in poi starò più attenta.
TERRA AMATA E AMARA: NON LASCIAMO SOLI I NOSTRI RAGAZZI
C'è qualcun altro che non fa abbastanza...Questa terra, dove le fabbriche hanno in passato prodotto tanta ricchezza, ma anche tanti arrivismi ed egoismi, è destinata a morire se non saprà rinnovarsi dando opportunità ai tanti giovani molto più preparati e creativi di quanto non lo siano i tanti Paperon de' Paperoni.
Dare opportunità significa anche dare la possibilità di imparare un lavoro perché è facendo che s'impara. Ai giovani voglio dire di resistere, di unirsi e di inventarsi qualcosa, non è giusto dargliela vinta a questo schifo. Io sarò con voi, uniamoci anche noi genitori, non lasciamoli soli.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto