Generazione perduta, la storia di Marco: "Non sono nato in Italia e dall'Italia vado via"

Marco, nome di fantasia, è un giovane disoccupato che vive in Friuli ormai da decenni. Per anni ha spedito curriculum, ha sostenuto colloqui per gli impieghi più disparati: da impieghi in aziende importanti a banconiere in bar. La risposta più frequente che ha ricevuto? Nessuna

UDINE. Mi chiamo Marco, il mio è un nome di fantasia. E non perchè io voglia nascondermi ma perché, se vi dicessi il mio nome mi domandereste: "Da quanti anni sei in Italia?". La mia risposta?  Da troppi.

Tutti mi dicono che parlo benissimo l'italiano, tanto che le persone che mi sentono parlare dicono che ho una cadenza udinese. Faccio parte della generazione perduta come Michele, Francesca e molti altri ragazzi e ragazze italiani.

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Vivo in Italia da quando sono piccolo: qui ho frequentato tutte le scuole, dalle elementari fino all'università. Da qui l'odissea del lavoro con colloqui a dir poco assurdi. Ho incontrato responsabili di imprese del settore che mi chiedevano di tutto: dal nome dei miei insegnati del liceo, fino ai dettagli sul lavoro dei miei genitori. "Ha fratelli, sorelle, sei fidanzato?". Poi altri test, altri colloqui...addirittura con psicologi.

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LE FAREMO SAPERE

Ho fatto un colloquio in un bar, poi un altro in un supermercato come addetto alle vendite. Nessuna risposta. Non mi mi sono mai arreso così ho avuto un incontro per una posizione in un'azienda durante il quale l'addetto alla selezione mi ha detto: "Potresti passare di fianco ai locali? Sai, non puoi entrare dalla porta principale perché non voglio che il dipendente scopra che lo vogliamo licenziare. Sai potresti essere il suo sostituto". Ok, va bene. Ah, anche da loro nessuna risposta.

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"NON TI VEDIAMO MOLTO COINVOLTO. MAGARI NON VENIRE"

Poi ho trovato un impiego in una ditta di spedizioni. Fantastico. Certo per due settimane scarse e pagato a voucher. Dopo qualche tempo i capi mi hanno detto che non mi vedevano troppo coinvolto nelle vicende dell'azienda e mi hanno consigliato di non venire più. Tra me e loro non c'era alcun tipo di contatto scritto, solo un accordo orale. Mi avevano detto che mi avrebbero retribuito ogni ora di lavoro con voucher da 10 euro, 7,50 euro a me per ogni ora di lavoro, il resto a loro. Quando sono andato a ritirare il voucher per la prestazione che ho svolto, l'importo era un terzo di quanto mi aspettassi. Quando ho chiesto chiarimenti mi è stato detto: "Avevamo pattuito una retribuzione forfettaria". Cosa potevo aspettarmi?

CENTINAIA DI MAIL, NESSUN RISULTATO

Negli ultimi anni ho lavorato alle fiere, qui in regione. Ho anche consegnato il mio curriculum in decine di aziende. Qualcuno mi ha anche contattato "solo" cinque giorni dopo con una bellissima mail dove mi ringraziavano e mi dicevano che no, non cercavano un profilo come il mio.

Ho provato come stagista retribuito con il progetto "Garanzia giovani" ma anche questo è naufragato: ero ancora iscritto all'università. Però mi hanno offerto comunque una posizione. Ovviamente gratis, senza rimborso spese nemmeno per gli spostamenti. Mi sono rivolto ad agenzie anche fuori dalla nostra regione ma nulla di fatto: le operatrici mi hanno consigliato di annullare tutti i contratti che avevo in corso per accettare una chiamata. E lì tutto un turbinio di pratiche burocratiche che alla fine non portano altro che a spendere soldi.

Alla fine dei conti ho inviato così tanti curriculum da aver perso il conto. Andrò via dall'Italia, magari sfrutterò le mie competenze all'estero. Di certo non qui.

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