Generazione perduta, l'odissea di Francesca: "Cercate un lavoro? Ecco cosa non dovete dire"

Francesca, nome di fantasia, ha 27 anni ed è laureata. Dopo stage, periodi all'estero e colloqui estenuanti, ha deciso di raccontare la sua avventura lavorativa. E lascia anche qualche consiglio: "Siete fidanzati? Non ditelo"

Mi chiamo Francesca, il mio è un nome di fantasia. Ho 27 anni e vivo a Pordenone.

Breve storia della mia carriera lavorativa. Inizia da zero, con una laurea triennale che non vale nulla. Prima vado a fare la commessa, poi riesco a mala pena a spuntare uno stage fine a se stesso, quindi senza nessuna speranza di potere poi restare.

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Riesco a trovare un posto da segretaria, sempre uno stage, e poi come corrispondente commerciale estero con un contratto di due mesi al termine del quale non mi viene rinnovato. Finito quest'ultimo sono disoccupata per l'ennesima volta. Ovviamente tra un lavoro e l'altro sono stata disoccupata anche per un anno.

Colloqui. Ne faccio, ma cercano qualcuno con esperienza. E io di esperienza non ne ho abbastanza, oppure non ce l'ho per lo specifico settore di riferimento (arredamento, tessile, chimico, ecc.), oppure non so svolgere una mansione specifica che loro non intendono insegnarmi perché non hanno desiderio di investire su di me: perché mai perdere tempo e risorse per insegnare a me che tanto al mio posto possono trovare un'altra che già sa fare quel lavoro?

E anche se parlo fluentemente inglese e francese, dopo avere vissuto e lavorato in Francia, sarebbe meglio che io sapessi anche una terza lingua, tipo tedesco. Dunque a conti fatti dovrei offrire le mie competenze ovvero una laurea, esperienze all'estero, brevi esperienze di lavoro, tre lingue parlate, per 1200 euro?

Se sono davvero fortunata poi «qui non si lavora il sabato mattina», come mi è stato detto ad un recente colloquio in cui il capo delle risorse umane mi ha venduto il fatto come se fosse un vero e proprio orgoglio dell'azienda ed una vera fortuna per me. E io che pensavo di potere lavorare solo dal lunedì al venerdì, 40 ore settimanali, più straordinari non pagati la sera. Evidentemente sono un'ingenua. Non tanto.

La mia storia con le agenzie del lavoro. Ora, quello che più mi preoccupa per il mio futuro e per quello dei miei coetanei non è tanto la disoccupazione o quanto le aziende ti paghino poco ma la presenza delle agenzie del lavoro e la latitanza delle aziende per quanto riguarda la ricerca del personale, il loro personale, gente che andrà a lavorare per loro e con loro, ma della quale le aziende non si preoccupano in prima persona perché ormai quasi tutte affidano la ricerca alle agenzie del lavoro.

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Il gioco funziona così. Tu mandi il curriculum all'agenzia, loro ti chiamano, ti chiedono di passare in filiale per un colloquio in cui ti chiedono di raccontare la tua storia lavorativa, ti schedano nel loro database, vogliono sapere tutto sulla tua vita ma non si preoccupano di accertare le tue vere competenze.

Organizzano un colloquio con l'azienda al quale ci vai senza nemmeno sapere bene di quale ruolo e mansione si tratta. E qui viene il bello. Se vieni chiamato dall'agenzia significa che prima hai mandato un curriculum rispondendo ad un annuncio, e se sei fortunato il tuo cv lo guardano, oppure come mi è stato detto dall’impiegato dell'agenzia (...) «Noi non guardiamo sempre le mail, perché magari abbiamo altre urgenze». Dunque in un ufficio basato sulla comunicazione tra aziende e lavoratori non si guarda sempre la mail?

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Il problema residenza. Comunque se arrivi fino a qui, cioè alla chiamata da parte dell'agenzia, già ti è andata bene. Forse al colloquio con l'azienda ci vai, ma solo se non abiti troppo lontano rispetto al luogo di lavoro perché per il pordenonese medio è impensabile fare mezz'ora di strada per raggiungere il luogo di lavoro.

Quindi vieni automaticamente scartato non per le tue competenze ma perché loro pensano che tu non possa fare 40 minuti di strada: ma lo volete chiedere a me se li voglio o non li voglio fare? No, lo decidono loro. Solo persone che abitano vicino.

Menzogne. Così sono stata costretta a ricorrere alla menzogna inventando un domicilio a Conegliano che non ho per le offerte di lavoro in zona Conegliano e così via a seconda del luogo di lavoro. Ormai ho molti domicili e tanti curriculum tanti quanti sono i miei domicili immaginari. Io quei chilometri sono disposta a farli eccome, così come sarei disposta a trasferirmi, come per altro ho già fatto avendo alle spalle esperienze di lavoro in Francia, a Milano, a Bologna, a Treviso, ovunque tranne che a Pordenone, dove sono nata e cresciuta ma non per forza devo restare qui tutta la vita se non riesco a trovare un lavoro!

Mi vengono in mente Renzi o i manager delle risorse umane che dicono che il mercato del lavoro deve essere dinamico e flessibile, e io che sono molto dinamica e per niente choosy non riesco comunque a venirne fuori!

Come dicevo, una volta arrivato al colloquio in azienda non sai nemmeno esattamente per che tipo di ruolo ti sei candidato e quali sono le mansioni previste perché l'agenzia ti ha fatto andare da loro per «un breve colloquio conoscitivo» come amano definirlo, ma non hanno saputo spiegarti proprio un bel niente sul ruolo per cui ti sei candidato perché neanche loro lo sanno! Solo alla fine scopri di cosa si tratta una volta in azienda e molto probabilmente non è quello che ti aspettavi.

Inglese? Non importa. I colloqui di lavoro sono tutti uguali, una volta fatto uno e capito come funziona, gli altri non saranno diversi. Non preoccupatevi dell'inglese perché tanto vi chiederanno di raccontare una cosa in inglese riguardante una vostra esperienza lavorativa, quindi una volta che vi preparate a casa poi è come l'interrogazione a scuola, sarà su quello su cui vi siete preparati e niente di più. Se vi preparate bene potete barare e fare finta di sapere benissimo l'inglese. E così per le altre lingue se parlate più lingue.

Siete fidanzate? Non ditelo. Altrimenti pensano che resterete incinta. Diversamente se un legame stabile può dare segno all'azienda che avete una vita stabile (magari che vivete insieme al vostro fidanzato vicino all'azienda, come ho inventato io!) beh allora ditelo apertamente. Insomma la menzogna va studiata ad hoc.

Domande classiche. Cosa sta cercando adesso lei? Domanda che viene posta prima che loro ti spieghino che tipo di persona/ruolo/competenze stanno cercando per vedere se quello che vuoi tu è anche quello che vogliono loro. Io rispondo sempre: «Al momento sto cercando un posizione come quella offerta dall'annuncio a cui ho risposto, altrimenti oggi non sarei nemmeno venuta a perdere tempo al colloquio se non stessi cercando proprio questo». Frase ad affetto che di solito funziona.

Accontentarsi. Infine, ricordatevi che la vostra mansione non sarà proprio quella che durante il colloquio vi hanno spiegato perché, se vi assumono, vi accorgerete già dal primo giorno che quello che vi avevano raccontato era solo una parte del lavoro, omettendo quello che di fatto poi andrete a fare. In questi tre anni di precariato, pur di avere un lavoro, ho abbassato le mie aspettative professionali – ora sto cercando di fare la segretaria al centralino aziendale dove hanno bisogno di qualcuno che sappia rispondere al telefono in lingua – nonostante io abbia problemi d'udito (sono sorda da un orecchio ma ciò non mi consente di appartenere alle categorie protette), e mi sia sconsigliato di passare molto tempo al telefono.

Ma io di un lavoro ho bisogno, quindi nel frattempo accetto anche di mettere in pericolo la mia salute futura. Sono ricorsa alle bugie, altrimenti non mi avrebbero presa nemmeno per quei pochi lavori che sono riuscita od ottenere. Sono dovuta ricorrere alla menzogna, prepararmi recitando a casa su lavori che non avevo mai fatto per riempire un curriculum che altrimenti sarebbe stato vuoto, perché nessuno assume nessuno senza esperienza, ma alla fine qualcuno ci ha creduto e mi è andata bene.

Qualcosa di carino. In questi anni mi sono trasferita tante volte, ho accettato più di uno stage e rifiutato altrettanti contratti improponibili, ho alternato diversi lavori prendendo quello che c'era e adesso, ancora una volta, sono disoccupata.

Tutti i giorni ho a che fare con le agenzie del lavoro, conosco come lavorano, conosco le persone che ci lavorano e non ne posso più di essere trattata con sufficienza: qualche settimana fa, da (...) a Conegliano una signorina dopo non avere letto il mio cv che aveva davanti al naso, dopo non avermi ascoltata, mi ha liquidata dicendo: «Dai, noi non abbiamo niente adesso per te ma spero che troverai qualcosa di carino nel frattempo». Carino.

Perché secondo lei io sto cercando qualcosa di carino? Io sto cercando rispetto e serietà, non qualcosa di «carino». Vai a cercare un lavoro che dovrebbe essere ciò di più rispettoso che c'è e ti senti rispondere così. Sono uscita senza nemmeno dire niente perché ero senza parole.

A chi affidarsi?. Per avere un lavoro mi devo affidare a impiegati che non guardano le mail e si auspicano che io trovi qualcosa di carino? Ma poi, al massimo, non dovrebbe trovarmelo lei, signorina, qualcosa di carino dato che è lei che lavora in un'agenzia del lavoro e si presuppone che voi facciate proprio questo? Io da sola come faccio? Avrò mandato solo recentemente una cinquantina di candidature spontanee alle aziende ma nessuno mi ha contattata.

Solo attraverso l'agenzia sai se un'azienda ha una posizione aperta oppure no, perché tanto le aziende nel loro sito non lo scrivono perché non si vogliono occupare della ricerca e selezione del loro futuro personale, è roba da affidare ad un esterno, come se poi tu andassi a lavorare non per loro ma per qualcun altro. E in effetti, un po' è così. Perché il primo contratto, chiamiamolo periodo di prova anche se di fatto non lo è, è sempre con l'agenzia del lavoro quindi alla fine è come se lavorassi per loro e non per l'azienda.

Insomma, alla fine ti ritrovi che non sai nemmeno tu per chi stai lavorando.

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