Gettava la posta, paga 45 mila euro

Chiuso con il patteggiamengto il caso del postino sostitutivo “inadempiente”

SACILE

La notizia era una di quelle che fecero scalpore, a Sacile, nell’estate del 2009. Un postino sostitutivo non avrebbe consegnato tutta la posta a domicilio mentre un pescatore ne aveva rinvenuti alcuni sacchi in riva al Livenza. A seguito di una indagine condotta dalla polizia municipale di Sacile, all’epoca guidata dal comandante Luigino Cancian, venne denunciato un postino sacilese, che era stato assunto da Poste italiane in via transitoria per coprire il servizio quando i titolari erano in ferie.

Interessate dall’assenza sospetta di recapito della corrispondenza furono, dal 18 a fine luglio 2009 principalmente le frazioni di Cavolano e San Giovanni di Livenza, parzialmente anche Sant’Odorico.

L’indagine riguardava la violazione degli articoli 619 (violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza da parte di persona addetta alla distribuzione) e 340 (interruzione di pubblico servizio) del Codice penale.

Ieri l’operatore all’epoca accusato, Carlo Alberto Frè, assistito dall’avvocato Alessandro Tauro, ha patteggiato davanti al giudice monocratico del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, sei mesi di reclusione, convertiti in 45 mila euro di multa, con la sospensione condizionale della pena.

I fatti si verificarono nel luglio 2009 in occasione dell’assenza del portalettere titolare. Il caso scoppiò quando un pescatore aveva trovato lungo le rive del Livenza un sacco contenente corrispondenza di vario tipo: dalle lettere delle banche alle comunicazioni personali dell’ospedale ai vari pazienti. La polizia municipale, preso in consegna il sacco postale, aveva successivamente provveduto ad avviare delle ricerche in prossimità del primo ritrovamento e localizzato altri due sacchi in una zona sulle sponde del fiume vicino alla chiesa di Cavolano. Per quanto riguarda la corrispondenza ritrovata, i vigili urbani provvidero a catalogarla stendendo specifico verbale di rinvenimento, mentre parte era stata consegnata ai cittadini dalla stessa polizia municipale e parte recapitata all’ufficio postale per la distribuzione normale.

Nella sede di piazza Manin rimasero solo pochi resti dei tre sacchi rinvenuti in riva al Livenza. Tra la corrispondenza c’erano tagliandi assicurativi, libretti della pensione, referti medici. Questo naturalmente comportò una serie di implicazioni per coloro che non si videro recapitare quanto dovuto. Da qui la segnalazione alla procura della Repubblica da parte della polizia municipale di Sacile della vicenda che ieri ha avuto il suo epilogo davanti al giudice monocratico del tribunale di Pordenone.

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