Giallo di Montenars, il mistero del sasso

Sarebbe stato usato per rompere il vetro dell’auto ed estrarre la farmacista, ma secondo la perizia lo sportello funzionava

MONTENARS. Un sasso. Un macigno dal peso di una ventina di chili macchiato dal sangue di Daniela Sabotig. Potrebbero nascondersi dietro a quella pietra, posta sotto sequestro dagli inquirenti, le risposte alle tante domande sulla misteriosa morte della farmacista di Montenars.

Sempre che si capisca in che modo e perché sia finita all’interno della Renault Kangoo precipitata per una sessantina di metri lungo una scarpata nei pressi di Pieve di Ledro il 5 febbraio scorso.

Tanto per cominciare, va ricordata la versione fornita agli inquirenti da Ivan Zucchelli, albergatore trentino di 47 anni amico della Sabotig nei confronti del quale la procura di Roveredo ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. Secondo la sua ricostruzione dei fatti l’uomo, miracolosamente illeso nell’incidente, avrebbe cercato inutilmente di aprire la portiera dell’auto per estrarre il corpo privo di sensi di Daniela, imprigionato all’interno, trovandola bloccata.

È allora che avrebbe raccolto quel grosso masso e lo avrebbe utilizzato per sfondare il finestrino laterale ed estrarre la donna dall’abitacolo. «Proprio per verificare questa versione dei fatti - spiega l’avvocato di fiducia che assiste i familiari della vittima Paolo Dal Zilio – è stata disposta una perizia cinematica con la quale sono state sottoposte a un attento esame le portiere della vettura e grazie a questa verifica è emerso che gli sportelli non erano affatto bloccati, dunque non si capisce la necessità di utilizzare una pietra per aprirli».

Forse un gesto determinato dalla mancanza di lucidità, dalla drammaticità del momento in cui l’amico della donna avrebbe agito. O forse no.

Un contributo in questo senso potrebbe arrivare dagli esiti della perizia autoptica, dalla quale, secondo le prime indiscrezioni, starebbe emergendo un quadro piuttosto complesso che potrebbe avere importanti risvolti.

«Il termine ultimo fissato per il deposito della perizia è il 15 aprile – ragguaglia Dal Zilio – ma è molto probabile a questo punto che il medico legale chieda un’ulteriore proroga. L’esame potrebbe fornire importanti ragguagli sulle origini del trauma cranico e delle ferite nella parte superiore del cranio risultate fatali alla donna – spiega l’avvocato – e spiegare se l’urto sia avvenuto contro il montante della vettura, o all’impatto con un corpo contundente, magari un sasso».

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