Giallo di Varmo, lo sconcerto di Santa Marizza: «Vogliamo sapere perché i Del Zotto sono morti»

In paese parenti e amici sono scossi. Il sindaco: c’è sconforto, smarrimento. Il vicino di casa: quando sono partiti da qui stavano benissimo tutti quanti
VARMO. Avevano festeggiato il 60esimo anniversario di matrimonio il giorno di Santo Stefano di quattro anni fa. Un amore grande quello che avevano vissuto. Una vita trascorsa insieme, uno al fianco dell’altra quella di Giovanni Battista Del Zotto e della moglie Gioia Maria Pittana. E adesso, a distanza di 11 giorni, sono morti entrambi dopo l’intossicazione da tallio. Santa Marizza per loro significava campagna, verde, silenzio, tranquillità. Significava famiglia. Stavano bene qui, rincontravano i parenti friulani del piccolo borgo e la sorella di Gioia, Liduina che vive nel vicino Comune di Rivignano. Significava riposo dopo gli anni di lavoro trascorsi a Seregno, Giovanni come capo degli operai del settore lavori pubblici del Comune e Gioia come operaia in una filanda. Significava, insomma, respirare aria di casa.


Giobatta, come tutti lo chiamavano, reduce di Russia dove nel ’43 era stato catturato dai sovietici e aveva trascorso quattro anni in un campo di prigionia, dopo essere rientrato a Varmo, si era trasferito a Nova Milanese raggiungendo la sorella Alice. Poi ecco la felicità con il matrimonio e la nascita dei tre figli Domenico, Laura e Patrizia.


Il legame con il Friuli era sempre rimasto molto forte, qui c’erano le radici, c’erano i ricordi della giovinezza, c’era il borgo di Santa Marizza per loro così accogliente. Un borgo che è stato scosso dalla notizia della scomparsa di Gioia, dopo quella di Giovanni e della figlia Patrizia.


Ieri mattina i carabinieri della Stazione di Rivignano hanno fatto un ulteriore sopralluogo nella villa della famiglia Del Zotto, posta sotto sequestro, in via Thanner. Le indagini continuano a 360 gradi, nulla viene tralasciato. Il vicino di casa Luigi Pittana è convinto che la causa non si trovi qui, a Santa Marizza. «Vivono insieme anche a Nova Milanese – riferisce – è possibile che abbiano mangiato o bevuto là qualcosa, mentre si sono riuniti a pranzo o a cena, che contenesse questo terribile veleno. Qui loro non si sono sentiti male, sono ripartiti che stavano benissimo tutti quanti. Certo è che adesso vorremo sapere che cosa sia successo, vorremmo finalmente capire perché Patrizia e i suoi genitori sono morti».


Si fa largo così di nuovo l’ipotesi che siano incappati in qualche prodotto che contenesse questa sostanza tossica. Nulla di mirato contro la famiglia, pensano a Varmo. Perché nessuno riesce a darsi altra spiegazione. È un intero paese che si interroga e per il momento le domande restano senza risposta. È il sindaco Sergio Michelin a farsi portavoce di questo sgomento: «Sicuramente c’è una sensazione di sconforto e di smarrimento nella comunità, ma abbiamo la completa fiducia nelle indagini che stanno portando avanti le forze dell’ordine». Non c’è preoccupazione, ma desiderio di sapere quale sia la verità. Mentre il pensiero corre a Patrizia e ai suoi genitori.


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