Gianfranco Pozzo non fu truffato, caso archiviato

Udine, le querele presentate dal fratello del patron dell’Udinese sono state ritirate. Il Gip ha chiuso il procedimento a carico dell’ex moglie. Ora battaglia sull’eredità
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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UDINE. Era stata accusata di aver trascurato o poi addirittura truffato il marito Gianfranco Pozzo, fratello del patron dell’Udinese, Giampaolo Pozzo. Accuse pesantissime che però sono cadute prima ancora di andare a processo. Dopo la richiesta di archiviazione del pubblico ministero Viviana Del Tedesco, è arrivata infatti anche la remissione di querela del marito (tutelato dagli avvocati Luca Ponti e Rino Battocletti) e così ieri il Gip Francesco Florit ha archiviato il procedimento a carico della dottoressa Anna Ganzini.

Secondo il giudice del tribunale di Udine, le accuse mosse a suo carico sono infatti da considerarsi «del tutto infondate se non addirittura risibili». Ma perché allora presentare delle denunce così gravi? È lo stesso giudice a suggerire una chiave di lettura evidenziando come le accuse «infondate e risibili» sono «sostanzialmente dirette a precostituire una qualche posizione di vantaggio nella distinta (quella sì reale e rilevante!) vicenda di separazione in sede civile».

Rimasto vedovo nel 1996, Gianfranco Pozzo si è risposato nel 2007, ma la storia d’amore con Anna Ganzini è durata poco. Il suo patrimonio invece non ha subìto perdite. Nel 2003 infatti, in seguito ad alcuni dissidi avuti con il fratello Giampaolo sulle modalità di gestione del gruppo Freud, Gianfranco Pozzo è stato liquidato dal patron dell’Udinese al quale ha ceduto il “suo” 45% della società.

Persa l’asta per il controllo dell’azienda, Gianfranco si è ritirato dall’attività, anche a causa di una grave malattia, con una “pensione” d’oro. E secondo gli avvocati difensori della Ganzini, Roberto e Fabrizio Paviotti, è proprio per evitare di dover in futuro dividere anche con la moglie quell’eredità che sarebbero arrivate le denunce. La “torta” da dividere infatti è piuttosto sostanziosa basti pensare che il patrimonio, limitandosi alle liquidità, supererebbe i 39 milioni di euro.

«Si è puntato ad arrivare al giorno di apertura della di lui successione (evidentemente temuto non lontano) con in mano una sentenza di separazione con addebito a carico di lei al fine di escluderla dalla successione», hanno scritto gli avvocati nella loro memoria difensiva. Ma l’operazione è fallita.

«Credendo nella giustizia - hanno commentato Roberto e Fabrizio Paviotti - non avevamo dubbi che si sarebbe colto che le denunce mosse in sede penale nei confronti della dottoressa Ganzini erano solo strumentali e del tutto false. Puntualmente, una volta che ai magistrati è stata fornita la giusta chiave di lettura, lo stesso Pm ha richiesto l’archiviazione delle indagini conseguite a tali denunce, mettendo in evidenza di aver “capito che tutta questa vicenda forse poco ha a che fare con la tutela della persona offesa” Gianfranco Pozzo. La verità è che il 3 dicembre Gianfranco Pozzo è stato portato via da casa e da quel giorno la moglie non ha potuto né vederlo, né sentirlo».

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