Giorgio Conte: «Volare, ma senza retorica»

Non serve un guscio con le ali per volare. Puoi restare a terra e ritrovarti beato in un lassù qualunque. Sarà banale, però succede. Circumnavighiamo rigorosamente il tema Volare di Lagunamovies 2013. Si palleggia fra l’abisso e il cielo. Domenica sera, alle 21, si salirà. Restando comunque ancorati in Diga. A darci un buon motivo per non muoverci da lì è un giovanotto peruviano, tale Geo Chávez, il primo che a bordo di un trabiccolo a elica osò sorvolare le Alpi. E ci morì pure. Cent’anni fa. Nel 1910. Diciassette anni dopo Lindbergh guarderà l’Oceano dall’alto. Comunque vale un film (Arriba siempre Arriba), la storia di Geo, figlio di un banchiere e troppo epica per rimanere solamente una cronaca d’inizio Novecento. Ci pensa il regista piemontese Fredo Valla. Sta costruendo un docu musicato da Giorgio Conte. I due signori saranno entrambi seduti domani sera a Grado sulle poltroncine intrecciate fronte mare a parlar di questo, con il giornalista e scrittore Pietro Spirito a dirigere la chiacchiera.
- A lei Conte piace volare?
«Nulla in contrario. Hai sempre qualche timore mentre ti aggrappi al passamano della scaletta, ma poi passa. Alle volte ti sembra di stare in pullman. Ecco, se posso evito gli Antonov. Preferisco aerei più seri».
- Ha una strategia per evadere?
«Uso l’arma mia, la musica. Funziona. Volo, ma cerco accuratamente di evitare la retorica. Non so, la parola gabbiano, la banale nuvole, e altre talmente inespressive da risultare indigeste».
- Con quale armonia si sentì sollevare da terra?
«Ne citerei due: Fly me to the moon e Nel blu dipinto di blu».
- Modugno e Sinatra, si è pigliato il meglio.
«Magari non farà lo stesso effetto, però ho amato un sacco anche La Gatta di Gino Paoli. E se vogliamo scandagliare il classico dico Gershwin e Rachmaninov».
- Il russo è un osso duro da suonare al piano.
«Ah, per quello ci pensa mio figlio. È stato anche sulla sua tomba con tanto di fiori, pensi lei».
- Rimettiamoci in carreggiata: il film di Valla.
«L’approccio usuale: ti andrebbe ti scrivere le musiche per...? Un compositore raramente si sottrae all’avventura della creazione. Le parole ce le ha messe Carlo Grande».
- È un amico del cinema?
«Di quello che fu. Casablanca, Un uomo tranquillo, Il terzo uomo, so di ragionare a due colori, ma il prodotto moderno non ha lo stesso charme».
- A che Santo si vota mentre sta per partorire canzoni?
«Mi parte un motivetto, così, e lo butto giù sul pianoforte. Lo ammorbidisco con un pensiero e si comincia».
- Con suo fratello Paolo c’è complicità?
«Un tempo eravamo un ditta, adesso c’è connivenza a distanza. Io lo cerco e ascolto i suoi giudizi, lui invece mi evita. Dice: “Se mentre canto tu storci il naso mi viene ansia”».
- Si è fatto un’idea di traguardo?
«Vado avanti finché la vena non si secca».
- Seppure con lo swing nel sangue, fino al Duemila ha sfogliato i codici.
«Meglio il musico dell’avvocato».
- Civilista o penalista?
«Per fortuna civilista. Ho provato una volta col penale. Il mio assistito è stato condannato con la pena massima. Ci vuole pelo sullo stomaco. E a me manca. Per fortuna».
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