Giovani all’estero a cercare lavoro: «La politica dia soluzioni e idee»

TRIESTE. Arrivederci Friuli. Lo dicono sempre più spesso i giovani friulani. Loro, nuovi emigranti alla ricerca di un lavoro all’Estero. La situazione occupazionale, del resto, è grave anche in Regione. Lo sa bene il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli che ha interpellato i candidati alla presidenza Franco Bandelli, Saverio Galluccio, Debora Serracchiani e Renzo Tondo e quelli al consiglio regionale. Vuole sapere quali azioni saranno messe in campo per «rilanciare l’occupazione in Regione ed in Friuli in particolare».
Le cifre parlano chiaro. Secondo la ricerca del Centro AltreItalie sulle Migrazioni Italiane/Globus et Locus (in partnership con la trasmissione di Radio 24 “Giovani Talenti”) gli iscritti all’Anagrafe Italiani all’Estero rappresentano il 13% della popolazione nel pordenonese, l’11% nella provincia di Udine e il 5-7% nelle province di Gorizia e Trieste.
Dati in crescita, «al ritmo, nell’ultimo triennio, di oltre 2.500 nuovi emigrati ufficiali iscritti all’Aire». Se si aggiungono poi tutti coloro che non si registrano «si può stimare che negli ultimi tre anni oltre 15 mila giovani abbiano lasciato il territorio regionale». In maggioranza laureati, il loro futuro lo vedono in Australia, in Canada o negli Usa. Non qui. Partono e sono pronti a svolgere qualsiasi tipo di mansione, anche distante dal percorso di studi intrapreso.
Legate per lo più all’agricoltura e all’allevamento. Perfezionano la lingua straniera e poi, spesso, ci rimangono in quel Paese che ha dato loro accoglienza e lavoro. «Ogni settimana – conferma il funzionario dell’Ente Friuli nel Mondo Christian Canciani – abbiamo dalle 10 alle 20 richieste per trovare un lavoro all’Estero anche se questo non rientrerebbe nelle nostre competenze. Accanto ai giovani ci sono anche coloro che hanno perso l’occupazione e i pensionati che vogliono vendere tutto e trasferirsi».
Del resto, il tessuto produttivo in Fvg soffre. «Ha visto un numero di fallimenti enorme, pari al 4,4% delle aziende esistenti nel solo 2012 con Pordenone ai vertici nazionali con 5,9% – commenta il Comitato –. Dal 2009 sono fallite 459 aziende in provincia di Udine, 345 a Pordenone 125 a Gorizia e 25 a Trieste che resiste perché monopolizza sempre più le attività dei servizi della sfera pubblica garantita». Grave è anche la situazione del settore manifatturiero, in particolare del legno: «Tra le 21 province del Nord Est, 18 hanno avuto un pur minimo incremento di produzione manifatturiera nell’ultimo anno mentre Udine è la peggiore con il -18%».
Esprime perplessità il Comitato sulle scelte messe in campo in questi ultimi cinque anni in Fvg. «La logica – dice – è sembrata essere quella di dirottare le risorse a singole aree regionali prevalentemente sull’area triestina piuttosto che puntare su progetti di sviluppo dell’intera regione. La scelta di mega investimenti per la realizzazione della terza corsia impegnerà ingentissime risorse senza che si siano realizzati incrementi di occupazione o di crescita del Pil con un crollo dell’export, pari al - 8,7% nel 2012 in provincia di Udine». I giovani dunque emigrano, ma non solo loro come conferma il vicedirettore della Caritas Diocesana di Udine Paolo Zenarolla. Ci sono anche molti immigrati che decidono di ritornare nel loro paese d’origine mentre altri o preferiscono andare nei paesi del Nord.
Ci sono, dunque, situazioni da affrontare. Con urgenza. Chiede, il Comitato ai candidati, tra le altre questioni, come pensa di affrontare la crisi del credito alle imprese e con quali criteri saranno distribuite le risorse disponibili per il territorio». Servono risposte. Per evitare che l’arrivederci dei giovani al Friuli diventi un addio.
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