«Giulietta e Romeo si amarono in Friuli»

Cecil Clough pubblica le Lettere storiche di Luigi Da Porto che ispirò Shakespeare. I veri amanti? Forse Lucina e Francesco

Luigi da Porto, il letterato condottiero legato da vincoli di parentela ad Antonio Savorgnan, signore di Udine, raccontò se stesso e l’amore sofferto e segreto per Lucina Savorgnan, nella novella che ispirò poi a Shakespeare il capolavoro di “Giulietta e Romeo”? O raccontò invece l’amore contrastato tra la stessa Lucina e Francesco Savorgnan, espressione di un altro ramo della famiglia diviso dalla scelta di Antonio di tradire Venezia per gli imperiali? È il bell’interrogativo sul quale riflette lo storico inglese Cecil G. Clough nella splendida edizione critica delle “Lettere storiche di Luigi da Porto - 1509-1513” edite dal vicentino Angelo Colla con l’apporto decisivo della Banca Popolare di Verona. Il volume (674 pagine, 65 euro, www.angelocollaeditore.it) sarà presentato mercoledí a Vicenza e a Udine a fine mese, ma ciò che piú interessa i friulani è l’origine della novella che ha indiscutibilmente fissato in Udine il luogo in cui Giulietta e Romeo – alias Lucina e, chissà Francesco o Luigi –, si amarono.

di Cecil H. Clough

Luigi da Porto non si sposò mai: forse per quell’amore infelice di cui s’è discorso, o a causa della propria invalità: pure, sappiamo dal Bembo che una donna nei tempi estremi della sua vita gli stava appresso, e non era un fantasma gentile, ma una non eterea sua amante.

La lettera del Bembo del 1506, ci mostra un da Porto ventunenne prostrato da pene d’amore, cosí affliggenti da farlo seriamente ammalare; all’altro capo della vita di Luigi, nel 1528, è di nuovo Bembo, accortissimo economo di tutto se stesso, a esortare l’amico: “State sano, e godete moderatamente la vostra prospera amorosa ventura”. In mezzo a queste due passioni c’è la lettera alla donna ch’egli chiama “sua” veneziana. Non c’è ragione di credere che le storie di Luigi, a onta del temperamento malinconico, fossero piú platoniche di quelle del suo piú energico amico; e qualche verso di Luigi lo conferma. Questi, in particolare: “La bella bocca, ch’io lasciai già tanto / Il caro braccio, che qual dolce Acanto / Ben mille volte i fianchi e il cor mi cinse”.

Chi era questa donna? Intanto va detto che quasi certamente l’intreccio della novella Giulietta e Romeo non contiene materia autobiografica. La novella può certo essere stata spedita a Lucina Savorgnan con la dedicatoria che conosciamo; che possa trattarsi, anche qui, d’una dedica fittizia, non se ne scorge il motivo. Incidentalmente: Lucina Savorgnan non era la zia di Luigi, o sua cugina, come è stato talvolta scritto, né dalla dedicatoria qualcosa ci autorizza a credere che fosse stata, o fosse, da lui seriamente amata.

Nel 1510, quando Luigi milita in Friuli, Lucina era intorno ai 14 anni, figlia di Maria, una Santangelo da Crema, il cui marito, Giacomo Savorgnan, era il fratello di Girolamo, in gioventú stretto amico del Bembo. Giacomo trovò la morte nel 1498, all’assedio di Pisa, e Maria allora prese Bembo come suo amante.

Luigi può aver sentito parlare di Maria dal Bembo stesso, se non già in casa propria, e senza dubbio incontrò lei e Lucina nei quindici mesi della sua milizia in Friuli. Ci piace immaginare (autorizzati a farlo dall’erudizione di Dionisotti) che, fra una scaramuccia e l’altra col nemico, partecipasse a qualcuno dei balli dati da Maria nel suo palazzo di Udine.

Nel 1511 il potente Antonio, lo zio, crediamo amatissimo e ammirato, di Luigi, passò al nemico, unendosi alle truppe imperiali. Spezzava cosí la grande famiglia in due tronconi, l’uno leale a Venezia, con a capo Girolamo e la sua piú stretta parentela, beneficiari dei beni e onori confiscati all’altro, che aveva fatto la scelta sbagliata. Gelosie e risentimenti fra i due cugini covavano da anni, ma ora si convertirono in odio. Solo nel 1531, quando tutti i protagonisti della faida erano morti, Lucina poté sposare Francesco, un nipote di Antonio, figlio d’una Collalto.

Allora, non potrebbe darsi che Luigi sapesse dell’amore di Lucina per Francesco e che le rivalità famigliari rendevano impossibile il matrimonio? E che, composta la novella, la inviasse a Lucina con la segreta intenzione di rafforzarla nel suo proposito, e, forse, anche volendo spingerla alle nozze vietate, nella speranza di riunire e riappacificare la famiglia, cui egli stesso apparteneva in linea materna? Luigi può avere ascoltato il rudimento, una versione fortemente orale, della novella dal suo Pellegrino balestriere, e averla raccontata a Lucina, quando la frequentava nel 1511. Anni piú tardi, Lucina può aver chiesto a Luigi di porre in iscritto la bella storia per lei, ma egli la rielaborò alterandola in modo da introdurvi una sorta di messaggio in codice per Lucina.

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