Gli 85 anni di Mario Blasoni, la sua penna racconta la dolce vita udinese

Maestro del giornalismo al Messaggero Veneto, ha tratteggiato nei suoi libri i personaggi friulani
udine 22 ottobre 2011 libro blasoni FOTO PFP/Turco
udine 22 ottobre 2011 libro blasoni FOTO PFP/Turco

UDINE.  Bei giovani, zazzere al vento, occhi romantici, “bombette” spavalde in testa, tenere guance che parevano imberbi. Così, in una pubblicazione del 1954, venivano descritti i quattro moschettieri della stampa friulana, ovvero Gian Maria Cojutti, Arturo Manzano, Giorgio Provini e Carlo Serafini.

Il legame tra loro e noi adesso, in un viaggio siderale attraverso epoche diversissime, è rappresentato dai giornalisti che cominciarono a scalpitare a fine anni Cinquanta e che furono protagonisti in fatti di cronaca come il disastro del Vajont, l’inondazione di Latisana, il terremoto del ’76, il periodo del terrorismo e poi, alleggerendo i temi, la nascita della Regione, l’affermazione commerciale di Udine, la ricostruzione, i successi dell’Udinese, e così via.

A raccontare tutto questo, nella cadenza giornaliera dei quotidiani, è stata una generazione cresciuta nel nuovo Messaggero Veneto creato nel 1968 da Vittorino Meloni, che aveva al proprio fianco come capocronista (ruolo ricoperto per un quarto di secolo) Mario Blasoni, che è il decano di tutti i giornalisti friulani e che oggi, 26 giugno 2020, compie 85 anni.


Data da segnalare al mondo locale della stampa, ma pure ai lettori friulani che conoscono bene la qualità e il tono della sua scrittura, praticata ed esercitata soprattutto da quando, andato in pensione nel 1995, ha potuto dedicarvisi a tempo pieno, ormai libero dagli impegni redazionali. È stato così che Blasoni ha iniziato una nuova fase nella sua professione, approfondendo, narrando, andando a caccia di curiosità con la passione di un ragazzino e con la grande esperienza di chi conosce bene tranelli e magie di questo mestiere.


Al di là degli articoli, sono poi apparsi i libri che li hanno riuniti e raccolti, per cui Udine e il Friuli hanno a disposizione una sorta di enciclopedia, di agevole lettura e provvidenziale consultazione. Al di là dei volumi dedicati a temi come osterie, caffè, Casa moderna, storia dell’istituto Zanon, Blasoni (con gli editori La Nuova Base e Aviani) ha dato alle stampe i sette numeri delle serie intitolate “Cento udinesi raccontano” e “Vite di friulani”, che costituiscono un’opera miliare, eccezionale, dov’è racchiuso il senso profondo del nostro pianeta, quello vicino alla vita vera, con le storie di famiglie e personaggi noti o sconosciuti, narrati con rispetto e competenza, attraverso una scrittura misurata e precisa, come quella che Blasoni ha insegnato ai giovani cronisti scalpitanti e inquieti.


Nel giorno di un compleanno così significativo è giusto rammentare come tutto cominciò. Blasoni volle infatti seguire le orme del bisnonno Francesco, pubblicista e verseggiatore, collaboratore del giornale La Patria del Friuli, nonché autore di saggi filosofici e sociali. Nel pronipote la passione si manifestò prima a scuola, come testimoniano alcune pubblicazioni giovanili, e poi al Messaggero Veneto come giornalista, al cui Ordine è iscritto da 59 anni.


Prima nella sede di via Carducci e poi in quella di viale Palmanova, Blasoni ha lavorato per otto direttori, dedicandosi principalmente alla cronaca, ma anche, appena possibile, ai suoi temi prediletti, come il cinema. Leggendari i servizi dedicati alla troupe che girò in Friuli “La grande guerra” mentre di recente Mario ha trovato nel suo enorme archivio un altro ritaglio con un bel ritratto del cantante Fred Buscaglione, quello del “Whisky facile” evocato in una famosa canzone, articolo scritto dopo una sua esibizione al Veglionissimo bianconero organizzato dal commendator Bruseschi.

Vi emerge l’atmosfera di una Dolce vita udinese, ingenua e scanzonata, che al termine di notti infinite tra redazione e tipografia vedeva quali solerti primattori anche i giornalisti. Blasoni rammenta tutto questo con tanto affetto, testimone informato e innamorato della sua città come pochi. Grazie Mario!

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