Gli affreschi di Carlo Sbisà: Udine vince su Trieste

Ai Civici Musei diretti da Marco Biscione i preziosi cartoni dell’artista giuliano. Una mostra in Casa Cavazzini riunirà il maestro novecentista all’amico Afro
Udine 31 Marzo 2012. Genius Loci cASA cAVAZZINI. Affreschi Afro Basaldella per l' appartamento di Dante Cavazzini. Particolare Corrado Cagli . Telefoto Copyright Foto Petrussi
Udine 31 Marzo 2012. Genius Loci cASA cAVAZZINI. Affreschi Afro Basaldella per l' appartamento di Dante Cavazzini. Particolare Corrado Cagli . Telefoto Copyright Foto Petrussi

UDINE. Afro e Sbisà a Udine da giugno per alcuni mesi a Casa Cavazzini. Patto di stabilità – che blocca i fondi dei Comuni – permettendo. Ma l'idea di approfondire gli studi sulla decorazione murale nel Friuli Venezia Giulia c'è.

I due artisti avevano approcci diversi con l'opera: Afro lavorava direttamente a parete con la tempera, come risulta nelle sale di Casa Cavazzini, oggi Galleria d'arte moderna e contemporanea di Udine. Sbisà procedeva con disegni preparatori e tutta la complessa tecnica dell'affresco. In vista del cinquantesimo della morte del maestro triestino che cade l'anno prossimo, Udine scopre le carte.

Curatore dell'iniziativa sarà Massimo De Grassi, associato di storia dell'arte contemporanea all'Università di Trieste. La rassegna conferma la lungimiranza del direttore dei Musei civici di Udine, Marco Biscione, e della conservatrice di Casa Cavazzini, Vania Gransinigh. Udine fra l'altro opera in collaborazione con un comitato scientifico che comprende, fra gli altri, Gabriella Belli direttrice della Fondazione Musei civici veneziani, Luca Massimo Barbero curatore al Guggenheim di Venezia e Flavio Fergonzi, che ideò all'ex Pescheria di Trieste la bella mostra su Marcello Mascherini e la scultura europea.

Ma non solo. La vedova dell'artista, Mirella Schott, ha donato ai Musei Civici di Udine i cartoni degli affreschi di Galleria Protti (Lavoro costruttivo e Dopolavoro e ricreazione, entrambi del 1937). Generazioni di triestini hanno camminato sotto quella Galleria con lo sguardo verso l'alto, qualcuno magari non se ne sarà accorto. Pur tuttavia quel patrimonio di Trieste, nella sua elaborazione preparatoria che vale – come lavorava qualitativamente Sbisà – l'opera definitiva, se ne va nel capoluogo friulano. La giunta comunale di Udine, stando alle indiscrezioni, ha già approvato l'accettazione del dono.

Fra Afro e Sbisà c'era una sincera amicizia. Mirella ricorda quanto Carlo e Afro fossero vicini. Sottolinea come la prima mostra triestina di Afro nel secondo dopoguerra, sia maturata alla Galleria dello Scorpione anche grazie all'apporto del marito. E un'esposizione di Sbisà a Roma, sempre nel secondo dopoguerra, sia stata realizzata con l'interessamento di Afro.

Questo rimarca quanto l'artista triestino, non solo negli anni Venti-Trenta, come confermano le esposizioni di palazzo Strozzi a Firenze e di Forlì, sia stato al centro della pittura italiana, del Novecentismo. Ma che abbia consolidato l'amicizia con Afro e con Fontana a Milano, quando Mirella e il marito diedero vita alle loro ceramiche. Il tema della ceramica fu caro al protagonista del mutamento storico dell'arte italiana negli anni Sessanta, l'uomo dei tagli sulla tela. Fontana fu vicino alla coppia e la consigliò nel grande cambiamento che Sbisà affrontò prima di arrivare alla scultura, quando il suo mondo classico era stato distrutto dai bombardamenti.

A Casa Cavazzini sarà esposto un disegno di Afro dedicato a Sbisà e Mirella, nei tempi in cui il futuro grande interprete friulano della pittura internazionale cenava con la mogl. ie Maria Romio a Trieste, ospite della coppia. E Mirella racconta con commozione le prime pizze mangiate a Roma con Afro, Mirko, Gentilini condividendo quel mondo dell'arte che era tanto diverso da oggi, perché allora gli artisti costruivano movimenti, lavoravano insieme. E si aiutavano.

La mostra di Udine sarà anche l'occasione per sollecitare la pubblica opinione sulla conservazione degli affreschi, nel caso specifico di Afro, alla scuola Fermi in via Pradamano che allora era sede dell'Opera Nazionale Balilla. Furono subito ricoperti, quegli affreschi, in quanto il genio di Afro non lavorò su criteri prettamente novecentisti.

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